mercoledì 12 gennaio 2011

Via alle iscrizioni col tetto di stranieri I presidi dicono "no"

Il fantasma del 30 per cento di alunni stranieri in classe torna a imperversare sulle iscrizioni scolastiche: annunciato il pugno duro sull'applicazioni, i dirigenti del Nord Milano si schierano contro.

Foto generica: bambini a scuola
Foto generica: bambini a scuola
Sesto San Giovanni, 12 gennaio 2011 – Partono le iscrizioni a scuola (c’è tempo fino al 12 febbraio), e torna sulla scena il famigerato tetto del 30 per cento di alunni stranieri nelle classi. Non era mai scomparso, per la verità, ma il direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio ha promesso per quest’anno la linea dell’inflessibilità e del rigore, a differenza dello scorso anno scolastico quando molte richieste di deroga presentate dalle scuole che sforavano il limite erano state accolte. L’appello a un’applicazione cum grano salis, d’altra parte era venuto pure dal ministro Mariastella Gelmini.
L’annuncio del pugno duro fatto qualche giorno fa, però, riaccende le proteste e allunga la lista di dubbi e interrogativi negli uffici dei dirigenti scolastici del Nord Milano proprio nei giorni in cui si ricevono le iscrizioni alle classi prime, le uniche a essere oggetto del limite. A Sesto sono due su otto gli istituti comprensivi più «internazionali», che già l’anno scorso hanno chiesto (e ottenuto) la deroga al tetto: il Primo circolo (dove l’elementare Oriani faceva segnare un 46 per cento) di stranieri e le Rovani (36 per cento alle elementari).
«In realtà l’indice di tendenza lo segnano le classi prime — spiega il dirigente delle Rovani Renato Rovetta —: nell’anno scolastico in corso alle elementari c’erano 15 stranieri su 58 in prima, quindi 25 per cento. La deroga è stata chiesta per le medie, dove su 81 iscritti 29 erano non italiani, con il 35,8 per cento». Se il trend resta questo, anche il prossimo anno il tetto sarà sforato, ma ottenere la deroga si fa più difficile: «Per il momento, senza comunicazioni ufficiali, mi rifarò alle indicazioni arrivate all’inizio di gennaio 2010, che distinguono tra i neoarrivati e chi è nato in Italia o ha alle spalle almeno due o tre anni di scolarità in Italia: in quel caso i numeri diventano molto più ragionevoli e gestibili».
E se prevarrà la mano pesante? «Dovremo decidere dei criteri in base ai quali mandare via questo o quell’iscritto ma mi sembra un compito davvero arduo, se non impossibile». Senza dimenticare l’aspetto organizzativo: «Se l’anno scorso avessi dovuto rispettare il tetto avrei avuto sette studenti in meno e una classe prima in meno. Di questo passo le scuole che si trovano in un quartiere ad alta densità di stranieri rischiano di chiudere».
Critica anche la dirigente dell’istituto comprensivo Paganelli di Cinisello, nel quartiere Crocetta, Giovanna Granito: «Per il momento non abbiamo ancora ricevuto alcuna nuova disposizione in merito, nel momento in cui ci saranno delle direttive vedremo cosa fare. Ma la scuola, dice la Costituzione, è aperta a tutti. Io cosa devo fare? Rifiutare le iscrizioni? Ci sono poi parecchi studenti che conoscono bene l’italiano perché sono nati e vivono qui da tempo ma hanno famiglie straniere: cosa succede per loro? E cosa faremo con gli studenti che eventualmente non dovessero essere accolti?».
Parla con precisione Giovanna Granito, con una puntualità frutto della sua annuale esperienza in Crocetta, rione cittadino affollato di famiglie straniere. «Fino ad adesso abbiamo chiesto la deroga; non possiamo fare altro perché nel comprensivo c’è una presenza di stranieri che varia tra il 60 e il 70 per cento».
di Valentina Bertuccio D'Angelo e Andrea Guerra

Nessun commento:

Posta un commento