sabato 31 agosto 2013

La favola della diminuzione degli "onorevoli"


I governi hanno chiesto a Facebook i dati degli utenti

In un comunicato Facebook dichiara che i governi di 74 paesi nei primi sei mesi del 2013 hanno chiesto i dati di 38mila utenti. Metà delle richieste sono venute dagli Stati Uniti. L’Italia ha chiesto al social network californiano i dati di 2.306 utenti. Nel caso dell’Italia Facebook ha fornito dati alle autorità nel 53 per cento dei casi.
Facebook ha pubblicato questi dati sulle richieste dei governi come già hanno fatto Google e Microsoft, spiega Associated Press.
Social network come Facebook e Twitter negli ultimi anni hanno assunto un ruolo fondamentale nell’organizzazione delle proteste, anche in paesi non democratici. Anche per questo i servizi di intelligence di tutto il mondo hanno cominciato a studiarli. Tutti conoscono il ruolo di queste piattaforme nelle primavere arabe e nella rivoluzione verde in Iran.



Twitter e Facebook sono stati usati anche nelle ultime proteste in Turchia, ma Facebook aveva negato che il governo avesse richiesto i dati degli utenti. Invece dall’ultimo comunicato emerge che le autorità turche hanno chiesto i dati di 173 account e Facebook ha rilasciato informazioni nel 43 per cento dei casi.



venerdì 30 agosto 2013

UN';ALTRA MAZZATA Service Tax, il balzello comunale che ci faràrimpiangere l'Imu

Service Tax,
tassa che fa 
rimpiangere
l'odiata Imu 
Qual è il tuo stato d'animo?
2
Abolita l'Imu, arriva laService Tax.  Ma che cos'è questo nuovo balzello che adesso fa tremare gli italiani? Un'imposta che ingloberà anche la tassa sui rifiuti. Sarà riscossa dai Comuni e sarà costituita da due componenti: gestione dei rifiuti urbani e copertura dei servivi indivisibili. La prima parte, che si chiamerà Tari, (e prenderà il posto della Tares sarà pagata da chi occupa a qualunque titolo, locali o aree che producono rifiuti urbani. Le aliquote, legate alla metratura, saranno parametrate dal Comune nel rispetto del principio secondo cui "chi inquina paga". La seconda componente, detta Tasi, sarà a carico di chi occupa fabbricati. Il Comune potrà scegliere come base imponibile o la superficie o la rendita catastale. Sarà a carico sia dell'inquilino che del proprietario. Lo Strato fisserà un limite verso l'alto per le aliquote per evitare di accrescere il carico sui contribuenti. Solo con l'introduzione della tassa di servizio, cioè dal 2014, arriverà per le imprese l'attesa deducibilità dell'imposta sui beni strumentali, come i capannoni o sui locali utiizzati dagli enti no profit. 

La protesta degli inquilini - La Sevice Tax, dunque, si abbatterà anche sugli inquilini. "Scaricare, anche parzialmente, i costi dell’operazione Imu sugli inquilini è inaccettabile. Questa   misura, se attuata, avrebbe un effetto moltiplicatore del costo   dell’abitazione con il risultato di aumentare in maniera esponenziale  gli sfratti per morosità che lo stesso decreto tenta di arginare”. Ad affermarlo in una nota congiunta sono Sunia, Sicet e Uniat   annunciando che avvieranno incontri con il Governo e gruppi   parlamentari con l’obiettivo “di adeguare le risorse alle effettive   necessità; rendere semplici ed immediate le misure a favore di  cittadini con sfratto per morosità incolpevole ed inquilini a basso   reddito; accentuare il vantaggio fiscale per i contratti concordati   per contribuire ad abbassare il livello insopportabile degli attuali   affitti; rilanciare l’offerta di edilizia in affitto, sia pubblica che  in partenariato. Unica risposta ai lavoratori precari, ai giovani,   alle famiglie a basso reddito”.   Sunia, Sicet e Uniat, comunque, valutano “positivamente”   alcune delle misure adottate dal Governo “sugli sfratti per morosità  incolpevole, sul fondo di sostegno all’affitto e sulle agevolazioni ai  contratti concordati. Sono interventi che, seppur troppo limitati   nelle risorse messe a disposizione, rispondono all’esigenza di   affrontare le gravi emergenze del sistema abitativo. Rimane l’esigenza  di affrontare in maniera strutturale la politica abitativa   abbandonando l’illusione, confermata da altre misure presenti nel   decreto, che sia la proprietà della casa la linea con la quale   affrontare il disagio abitativo”

giovedì 29 agosto 2013

COMPAGNI AL CAVIALE Giordano: la sinistra ostriche e champagne che aCapalbio ci spiega quanto è bello essere poveri Nella lussuosaresidenza Pietromarchi il guru Latouche parla di decrescita felice tramaggiordomi e leccornie. Niente da fare: i radical chic non cambiano mai

La decrescita felice? Sì, ma in villa. Ridefinire la ricchezza? Sì, ma non prima di aver ammirato gli stucchi del Settecento. La rinuncia al consumo? Sì, purché non manchino le tartine di caviale. La sinistra di Capalbio si ritrova  oggi nella lussuosa residenza Pietromarchi, all’ombra di un giardino «prezioso e curato, ombreggiato da una pineta regolare di pinus pinae risalenti al 1920, con pergole e spazi  ricchi di piante e essenze particolari, frutto di una preziosa botanica e di un gusto raffinato». E in mezzo a cotanta lussuosa meraviglia, di che cosa discutono? Di come diventare tutti più poveri, ovviamente, secondo gli insegnamenti del  maestro della decrescita felice, Serge Latouche, che sarà l’applaudito relatore. Viva la frugalità, basta con l’abbondanza. E per festeggiare la riscoperta della miseria, avanti con lo champagne.
Ad organizzare le cerimonie i luminari gauche caviar di Capalbio, dal filosofo Giacomo Marramao all’ambasciatore Rocco Cangelosi, cavaliere di Gran Croce dell’Ordine  al Merito della Repubblica Italiana, fino ad arrivare all’immancabile Nicola Caracciolo, principe di Castagneto e duca di Melito, uno che di ridefinizioni della ricchezza se ne intende, essendo stata recentemente la sua famiglia al centro di una contesa ereditaria da circa 200 milioni di euro.  Che ci volete fare? Prima di ridurre i consumi, si sa, è meglio aumentare i conti in banca… 
Ma quest’anno c’è la crisi, e dunque anche il pensiero nobile della sinistra all’Ultima Spiaggia ha il dovere di mostrarsi attenta alle questioni economiche. Il guru della decrescita, Serge Latouche, farà un vero e proprio tour di tre giorni fra ulivi e salotti: dopo il primo incontro nella settecentesca villa Pietromarchi, verrà esibito anche nella «splendida cornice» della piazzetta di Capalbio dove otterrà anche il premio economia per il libro Le follie dell’obsolescenza programmata. Del resto si sa: ai principi, agli ambasciatori e ai duchi di Melito l’obsolescenza programmata non piace per nulla. Preferiscono scadere in modo naturale.
Però è interessante che la discussione sulla necessità di diventare tutti un po’ più poveri avvenga nelle ville settecentesche o nella «splendida cornice» della piazzetta di Capalbio. Chissà perché Marramao e Caracciolo non provano ad andare a spiegare il concetto dell’«adorabile miseria» alla Falchera di Torino o nei quartieri devastati di Sesto San Giovanni.  In effetti: da quelle parti la riduzione dei consumi l’hanno già sperimentata, la decrescita pure, sebbene non sia stata neppure troppo felice.  E allora, se la sinistra illuminata dal sole più chic d’Italia avesse davvero coraggio, potrebbe tentare l’impresa di convincere qualche ex operaio di Marghera o qualche disoccupato di Bagnoli che l’unica abbondanza che conta è quella della frugalità, come insegna Latouche, e che riempire la mente è più importante che riempire la pancia. Perché non lo fanno? Ovvio: queste belle frasi possono convincere solo chi non ha mai avuto davvero fame.
Per questo il successo del profeta della decrescita a Capalbio è assicurato. Lì, beatamente assorti fra pinus pinae del 1920 e maggiordomi che servono crudité, i santoni della sinistra elegante si possono dilettare fin che vogliono con le parole d’ordine della riduzione dell’abbondanza e della pauperizzazione meditata. Si capisce: la prospettiva di diventare poveri è assai allettante come gioco di società, purché poi ad una certa ora si finisca, magari in tempo per  un ultimo brindisi con l’Old Cognac Courvoisier&Curlier. «Anche un’arancia può essere un piatto succulento, i cubetti di ghiaccio una leccornia», insegna Latouche esaltando la povertà anche nei consumi alimentari. E nelle ville dei principi di Castagneto è un fremito d’entusiasmo:  avanti con i  cubetti di ghiaccio, allora. Altrimenti le ostriche dove le mettiamo?


di Mario Giordano

mercoledì 28 agosto 2013

Ritorno tra i banchi, come risparmiare sul corredo scolastico

Ritorno tra i banchi, come risparmiare sul corredo scolastico


Milano la città più cara



Un costo che si aggira in media intorno ai 140 euro. Soprattutto per via dei rincari registrati da alcuni prodotti, come astucci (+4%), colle (+9%) e album da disegno (+9%). Ma quanto è possibile risparmiare sulla spesa del corredo scolastico? Ecco qualche suggerimento


Milano, 26 agosto 2013 - Astucci, quaderni e diarI. Ecco qualche consiglio messo a punto da Adiconsum perrisparmiare sul kit per il ritorno a scuola. Tra le diverse spese che aspettano molti italiani al rientro dalle ferie vi sono sicuramente quelle per il ritorno tra i banchi di scuola dei ragazzi: un costo che si aggira in media intorno ai 140 euro. Soprattutto per via dei rincari registrati da alcuni prodotti, come astucci (+4%), colle (+9%) e album da disegno (+9%). Ma quanto è possibile risparmiare sulla spesa del corredo scolastico? Ecco qualche suggerimento. 

CORREDO SCOLASTICO: OCCHIO ALLE OFFERTE.  Le promozioni della grande distribuzione  dedicate al ritorno tra i banchi raggiungono l’apice in questi giorni (cioè nella seconda metà di agosto). Secondo quanto stimato da Adiconsum è possibile acquistare tutto l’occorrente con un risparmio che puà arrivare fino al 40% su un carrello che, a prezzo pieno, costerebbe 140 euro. 
Ma le offerte non sono uguali in tutta la Penisola. Bologna - sostiene l’associazione di consumatori - è la regina della convenienza, con uno scontrino medio pari a 85,22 Euro, seguita a breve distanza da Napoli. Troviamo poi Roma e Torino dove lo scontrino medio è, rispettivamente, pari a 88,24 e 88,33 Euro, mentre Milano è complessivamente la città più cara, dove si arriva a una spesa totale di 89,76 Euro, +5% rispetto a Bologna.  Un gap che sul singolo prodotto può arrivare anche al 10%. E’ il caso degli zaini, che a Milano risultano più cari del 10% rispetto a Bologna; o degli astucci, a Torino più costosi del 14% rispetto al capoluogo emiliano.

LIBRI DI TESTO: ASPETTATE CHE LA LISTA SIA CONFERMATA- Adiconsum consiglia di acquistare i libri di testo una volta che la lista dei docenti sia confermata, in quanto il professore che subentra all’inizio dell’anno scolastico ha la facoltà di adottare nuovi libri. Verificare se vi sono testi obbligatori all’interno dell’elenco dei libri ‘consigliati’. 

PER I REDDITI BASSI C'E' IL BUONO ACQUISTO - Se si è in possesso di un reddito Isee basso, attendere la circolare della scuola con la specifica del tetto al di sotto del quale è possibile ottenere il buono per l’acquisto dei libri e del corredo scolastico.

TESTI: L'OCCASIONE DELL'USATO - Sono sempre più numerose le catene dei supermercati che offrono ai propri clienti la possibilita’ di ordinare, online o presso gli stessi punti vendita, i libri di testo offrendo loro buoni sconti o sconti sul prezzo di copertina. Il valore del buono sconto/sconto varia dal 15% al 20% del valore d’acquisto. Il maggiore o minore sconto è legato al possesso della fidelity card. Non solo libri nuovi. In alcuni punti vendita è anche possibile vendere ed acquistare libri usati.

martedì 27 agosto 2013

Gli esuli umiliati a Pola Volevano ricordare la strage di Vergarolla,ma alcuni titini e la polizia hanno fatto sparire lo striscione. Unrappresentante dell'ambasciata italiana in Croazia non è intervenuto

Un gruppetto di esuli umiliati e costretti, in modi spicci, a togliere di mezzo uno striscione che chiede “Giustizia per i ventimila italiani infoibati e uccisi in Istria, Fiume e Dalmazia” fra il 1943 e dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Nostalgici di Tito che gridano “viva il comunismo” e “morte ai fascisti” contro i “provocatori” con lo striscione durante la manifestazione che ricorda una terribile strage di italiani sulle spiagge di Pola. Gli organizzatori della locale Comunità italiana e gli esuli del Libero comune di Pola in esilio inviperiti dal fuori programma con lo striscione.
L’incaricato d’affari dell’ambasciata italiana a Zagabria, Marco Salaris, che non batte ciglio e si guarda bene dall’intervenire.
Il tutto ripreso in un video inviato a il Giornale, che dimostra come sia ancora lunga e delicata la strada della riconciliazione con i nostri vicini appena entrati in Europa. Il 18 agosto è stato commemorato a Pola l’eccidio di Vergarolla. Lo stesso giorno del 1946 alcune mine marine in disuso saltarono in aria sulla spiaggia istriana gremita da famiglie di italiani. Fra 80 e 100 le vittime, ma solo 64 vennero identificate. Dietro la strage c’erano gli agenti dell’Ozna, la polizia segreta di Tito, che voleva dare un sanguinoso segnale all’unica città istriana, a maggioranza italiana, ancora sotto controllo inglese. L’eccidio di Vergarolla, gli infoibamenti e le violenze dei titini provocarono l’esodo di oltre 200mila italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia.
Da qualche anno il ricordo viene celebrato assieme dalla principale associazione degli esuli polesani e dai rimasti della minoranza italiana in segno di riconciliazione. Alla manifestazione  era presente anche l’Assessore alle Finanze della Regione Friuli Venezia Giulia, Francesco Peroni.
Un gruppetto di sette esuli “ribelli” guidati da Romano Cramer si è presentato con un paio di bandiere italiane e lo striscione bianco a caratteri neri per chiedere giustizia per gli infoibati, una verità storica senza ombra di dubbio. “La nostra era una manifestazione pacifica - spiega Cramer - A Trieste sono sfilati i sostenitori di Tito  con bustine  e stelle rosse anche sulle bandiere italiane a festeggiare l’occupazione della città (40 giorni di terrore nel maggio-giugno 1945 nda) senza che nessuno poliziotto intervenisse per fermarli.

VIDEO CORRELATI

Noi, invece, siamo stati umiliati”.
Gli esuli del Libero comune di Pola la pensano diversamente. Secondo un loro rappresentante “il momento ed il luogo erano sbagliati. E’ l’unica occasione in cui noi ed i croati ricordiamo delle vittime italiane del periodo titino. E stavamo arrivando anche  a far mettere sul monumento i nomi di tutti i morti identificati. Dopo questa sceneggiata siamo punto e a capo”.
Le immagini del video parlano chiaro. Contro lo striscione della discordia, che chiede solo “giustizia per gli infoibati” intervengono subito i rappresentanti della Comunità italiana di Pola. Secondo gli esuli “ribelli”  sostenendo che avrebbe compromesso la strada della “rappacificazione e riconciliazione fra i popoli”.
Delle guardie private in maglietta blu, assoldate dagli organizzatori della manifestazione, sono riprese mentre si fanno avanti per bloccare il fuori programma, ma sembrano titubanti. Ad un certo punto una voce fuori campo, in italiano, di qualche nostalgico di Tito del posto tuona: “Viva il comunismo”. I passanti e qualche turista si stupiscono, ma capiscono ben poco. Il clima si surriscalda e parte il vecchio slogan “morte ai fascisti” rivolto agli esuli con lo striscione. Alla manifestazione ufficiale davanti al cippo che ricorda la strage, pur con una formula poco chiara, fanno suonare il silenzio e gli animi sembrano calmarsi.
Le note dell’omaggio ai caduti non si sono ancora spente, quando si fa avanti un deciso poliziotto croato in borghese, che controllava la manifestazione. Un tipo corpulento, con la maglietta a righe, che viene spalleggiato dalle guardie private e con modi bruschi fa arretrare gli esuli “ribelli” ed arrotolare a forza lo striscione.
Non proprio un encomiabile biglietto da visita per la Croazia in Europa. Salaris, l’incaricato d’affari dell’ambasciata presente ufficialmente alla celebrazione non muove un dito. Gli esuli ribelli  sospettano addirittura che abbia avallato l’intervento della forza pubblica. Sul sito della nostra rappresentanza diplomatica a Zagabria non si fa alcun cenno all’ “incidente”, ma si sottolinea “la ritrovata fratellanza tra popoli europei, suggellata quest’anno dall’ingresso della Croazia nell’Unione Europea”.

lunedì 26 agosto 2013

http://www.partitodeipoveri.it/ Il Partito dei Poveri


Il capitalismo nei prossimi anni sarà molto ridimensionato; andiamo verso un’economia complementare tra privati e lo stato, questo è il momento in cui le classi medio-povere devono essere presenti in parlamento e nelle istituzioni della propria zona.
Ti invitiamo ad iscriverti, a sostenere il partito!
L'Italia sarà purtroppo divisa tra ricchi e poveri. Parlane con gli altri, iscriviti al partito e apri possibilmente una sede nella tua zona.
bottoni

Programma
1°) Mense per i poveri a carico dello stato
2°) Pensione minima di euro 1.200,00
3°) Mercati statali dove si possa acquistare al prezzo politico, merce di primaria necessità
4°) Stipendio e pensione per le casalinghe
5°) La possibilità di avere case in affitto al 20% dello stipendio
6°) La costruzione di case popolari
7°) Case di riposo per anziani, anche a coloro che percepiscono la sola pensione sociale
8°) Sgravi fiscali a separati e divorziati, a stipendiati che pagano gli alimenti
9°) Asili statali, con retta minima o gratuita per le famiglie a basso reddito
10°) La fine delle guerre (di pace) dei nostri soldati e lo spreco di soldi
11°) Sostegno finanziario a disoccupati con l'obbligo di frequentare corsi professionali
12°) Stipendi a dirigenti pubblici non superiori ad euro 2.500,00
13°) Riabilitazione per i falliti che non hanno procurato danni gravi ad altri
14°) Una legge contro l'iscrizione di ipoteca ed esproprio, per recuperare un credito
15°) Nazionalizzazione delle banche per evitare speculazioni su prestiti e mutui


domenica 25 agosto 2013

Camera,la Boldrini rifà la cancelleria: chiamatela “la" presidente


Camera, la Boldrini rifà la cancelleria: chiamatela "la" presidente

La carta intestata recita: "Il presidente della Camera". Lady Sel la manda al macero per ristamparla al femminile

23/08/2013
CHIAMATEMI "LA" PRESIDENTE
La Boldrini rifà la cancelleria 
soltanto per un articolino
Laura Boldrini
Qual è il tuo stato d'animo?
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Avrà anche l’approvazione dell’Accademia della Crusca e di quella dei Lincei, oltre che della Società Dante Alighieri; però lei: lady Laura B., terza carica  dello Stato, poteva anche sorvolare sulla frivolezza. Ed evitare di far finire nel pattume, come segno di eterna vittoria del privilegio sulla spending review, chili e chili di carta intestata. Tutto perché lei, la signora eletta cinque mesi fa come simbolo della stagione del rigore che avrebbe dovuto cambiare il vento, è “la” presidente. E non “il” presidente della Camera. 
Come, prima di lei, lo sono stati Fini, Bertinotti, Casini, Violante. E anche Irene Pivetti, che a differenza di Laura Boldrini, teneva a farsi chiamare “il” presidente. E in totale coerenza, non si è preoccupata di sostituire la carta intestata. «Essendo un termine neutro e ambigenere, non ho considerato un problema presentarmi come “il” presidente della Camera», dice oggi Irene Pivetti, «se è vero che Laura Boldrini ha eliminato la vecchia carta, ha sbagliato. Avrebbe potuto tenerla, evitando a chi verrà dopo di lei, di dover ricomprare altre risme e rifare tutto».
Invece no. “La” terza carica dello Stato, per alcuni «Schizzinosa», per altri «Radical chic» e anche «Sprecona», in cinque mesi di alto scranno, non ha dimostrato di essere (come andava proclamandosi) l’emblema della nuova sobrietà. Quattro milioni di euro per il nuovo sito, per esempio. Chi ha pensato potesse essere il pretesto per inviare qualche e-mail in più e risparmiare sulla carta, ha sbagliato di grosso. Hai voglia Francesco Storace che scrive alla segreteria generale per «fare piena luce sula vicenda». Niente da fare: la signora che doveva essere la chiave anti-casta in tempo di crisi, le sue rimostranze ai deputati che in aula non si comportano secondo lo stile a “lei” consono, preferisce stamparle sulla nuove lettere personalizzate.
È successo col deputato della Lega Nord, Gianluca Buonanno, redarguito con missiva di censura per essere stato polemico nei confronti della presidente e per avere usato (a detta di lei) un «linguaggio sconveniente nel dibattito parlamentare». Gianluca Buonanno si indigna: «Quando ho ricevuto la lettera di censura della Boldrini, sono rimasto di sale nel leggere l’intestazione. È una questione di principio: la signora doveva consumare la carta già disponibile prima di acquistarne altra nuova, per autodedicarsela. I problemi sono altri: a cominciare dal fatto che dovrebbe ricoprire la carica che rappresenta nel segno, se non del risparmio, almeno evitando inutili sprechi. E poi io sarei il maleducato, solo perché la invito a lavorare e manzonianamente la definisco donna Prassede».
Anche i più illustri linguisti come Luca Serianni e Giovanni Gobber, spiegano che «nonostante possa suonare ironico l’uso di termini volti al femminile, come: “l’avvocata” “la magistrata” o “l’assessora”, la cosa non costituisce errore. Perché la lingua flette una condizione. E oggi molte donne ricoprono ruoli un tempo rivestiti dagli uomini. Dire la presidente è dunque linguisticamente corretto», sottolinea Luca Serianni. «Va benissimo, il nome (che viene da un participio) sfrutta una possibilità che l’italiano dà. Ma nel caso della Boldrini, c’era proprio bisogno della targa?», aggiunge e si chiede Giovanni Gobber. Evidentemente Laura ne aveva bisogno. Alla faccia dei costi di Montecitorio che continuano a lievitare. Nei primi sei mesi del 2013 la spesa è aumentata di quattro milioni rispetto al 2012. Stando ai dati del sistema informativo contabile della Camera dei deputati, da inizio anno a giungo, il bilancio si è chiuso con un conto di 110 milioni (109.809.654,17), lo stesso semestre del 2012 si era fermato a 105.  Del resto non si rinuncia ad alcun privilegio: per i deputati divani griffati, servizi fotografici, corsi d’inglese (puntualmente disertati). E poi le pulizie: quelle sono già costate mezzo milione; le spese mediche toccano invece 200 mila euro al mese. Alcune  voci di spesa certificano che i soldi volano fuori dalle finestre della Camera e che la casta gode ancora di ottima salute. Chi fosse scettico in proposito, può dare un’occhiata al conto degli acquisti librari (836 mila euro) e a quello di gestione: 2,4 milioni, non mancano preziosi lavori di rilegatura da 37 mila euro. La passione bibliofila dei nostri politici può sembrare bizzarra, ma mai come quella dei corsi d’ informatica totalmente inefficaci sui signori deputati; eppure sono già costati 180 mila euro. Sarà per questo che “la” presidente, tra il «soporifero» e lo «schizzinoso» come da destra a sinistra dicono, preferisce la carta a  “lei” medesima dedicata?


di Cristiana Lodi

sabato 24 agosto 2013

Crisafulli è un eroe Lo dice la perizia

Crisafulli è un eroe Lo dice la perizia

I colleghi di Sesto lo ricordano


L’ispettore morì prestando soccorso sull’Adriatica: un automobilista verso il processo
di Rosario Palazzolo

Antonio Crisafulli (Spf)
Antonio Crisafulli (Spf)

Sesto San Giovanni, 21 agosto 2013 - L’ispettore Antonio Crisafulli non fu azzardato nel compiere il soccorso in autostrada che il 12 agosto del 2012 gli costò la vita. Fu attento e scrupoloso nel seguire le procedure, ma una fatalità (e forse l’errore di un automobilista) ne provocò la morte. A un anno dalla sua scomparsa, a stabilire in modo «scientifico» la correttezza dell’ispettore di polizia del commissariato di Sesto è ora anche il risultato delle perizie condotte nell’ambito delle indagini portate avanti dalla procura di Urbino.
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Antonio Crisafulli, 50 anni, quella mattina stava percorrendo l’autostrada Adriatica, nel tratto di Fano, per raggiungere il luogo di vacanza insieme alla famiglia. Quando si è reso conto che sull’altra carreggiata un’auto si era ribaltata e rischiava di prendere fuoco, ha messo in sicurezza i familiari su una piazzola e ha tentato di attraversare l’autostrada per dare soccorso a chi aveva bisogno. Quel gesto gli è costato la vita. Nonostante Crisafulli avesse rispettato tutte le norme di sicurezza previste per questo tipo di soccorsi, come oggi hanno confermato le perizie. «Non è vero, come si era sostenuto in un primo momento, che l’ispettore Crisafulli ha attraversato l’autostrada con imperizia», ha spiegato l’avvocato della famiglia, Lorenzo Piazzese. «Si è dimostrato che Crisafulli aveva fatto fermare le auto sulla carreggiata segnalando il pericolo, prima di attraversare. La sua morte è stata provocata dall’arrivo inaspettato di una vettura che si è abbattuta sulle vetture ferme, provocando l’investimento».
L’indagine potrebbe essere chiusa entro settembre. Al momento vede tre indagati, tutti automobilisti coinvolti nello scontro. Tuttavia appare probabile che possa essere richiesto il processo solamente per il guidatore della vettura piombata sulle auto già ferme. È trascorso un anno da quella terribile mattina d’agosto che doveva essere il primo giorno di ferire per l’ispettore e che invece si è trasformato in una tragedia. Crisafulli non è stato dimenticato dai suoi colleghi che a inizio estate avevano giocato un torneo di calcio in suo onore. E persino le istituzioni, se pure più lentamente stanno facendo la loro parte. A lui, non appena ci saranno le autorizzazioni, sarà dedicato il giardino pubblico di piazza Del Lavoro, dove sarà installata anche una targa commemorativa in ricordo del suo gesto.
di Rosario Palazzolo
rosario.palazzolo@ilgiorno.net
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