Fini durante una manifestazione in ricordo dell'olocausto | |
dal 2008 a quel paese | |
Preceduto da | Compagno Cachemire |
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Succeduto da | Noemi Letizia |
Partito politico | Da definire |
Tendenza politica | Fascio--comunista |
Nascita | 28 ottobre 1922 |
Coniuge | Esentato, finché non lo beccano |
Religione | Berlusconesimo, non praticante ed eretico |
Basta, ora fondo un partito tutto mio con Blackjack e squillo di lusso, anzi senza partito e senza Blackjack. Quindi, scusate, rimango dove sono.
Sono sempre stato un paladino della libertà. Almeno da quando ho capito che era il modo migliore per rimorchiare un po' di figa
~ Gianfranco Fini sull'abiura al fascismo.
Quando inneggiavo alla pena di morte e citavo il Mein Kampf, non ci credevo veramente. Lo facevo per vedere se eravate attenti.
~ Gianfranco Fini su Arrampicarsi sugli specchi.
Gianfranco Fini (Stalingrado, 8 settembre 1943 - Montecarlo, 14 gennaio 2011) è un noto politico antiproibizionista italo-monegasco, creatore e disfacitore di AN, co-fondatore e neo-affondatore della ex Casa delle Libertà, alla quale era stato associato da Berlusconi, Casini e Bossi, per evitare di giocare il tressette col morto.
Si riconosce perché se gli pesti distrattamente un piede, invece di dire "Ahi!" dice "Eia, eia, alalà!".
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Biografia minima[modifica]
Questa voce è stata punita come articolo della settimana dal 1 novembre 2010 al 8 novembre 2010. |
Nato come reincarnazione di un cugino di un cugino da padre pentito e madre vedova nera, passò i primi quarant'anni della sua vita cercando di convincere tutti di non essere un figlio di papà ma un gran figlio di puttana, e i successivi cercando di convincersi delcontrario.
A quattro anni si iscrive al "Partito degli Adoratori di Mussolini" che, nonostante il nome sobrio, richiama i suoi valori a quelli delfascismo.
Entra ben presto in contrasto con tutti per aver dato vita a un'ala scissionista che pretende l'abolizione dell'obbligo di rasarsi la testa per essere veri fascisti; le sue idee vengono considerate troppo avanguardiste e dopo la bocciatura della successiva proposta di introdurre lo zucchetto in sostituzione del fez come copricapo nell'uniforme d'ordinanza, lascia polemicamente il partito per iscriversi al gruppo Boy scout dell'oratorio Don Boscodel quale si propone di scalare la gerarchia.
Dotato di straordinario acume politico e dell'edizione aggiornata del Manuale delle giovani marmotte prestatogli da Maria Montessori, riesce a diventare Guida scout prima del compimento della maggiore età.
Nonostante la brillante carriera nel partito di Baden-Powell[senza fonte], il richiamo del manganello torna a farsi sentire irresistibile: si dimette dai boyscout e va a prendersi due calci in culo da un gruppo di militanti di sinistra pur di dare una parvenza di logicità alla successiva iscrizione alla Giovane Italia, un gruppo studentesco usato dal MSI per ramazzare i virgulti dell'italica stirpe.
Molti anni dopo lo stesso Gianfranco dirà:
A quattro anni si iscrive al "Partito degli Adoratori di Mussolini" che, nonostante il nome sobrio, richiama i suoi valori a quelli delfascismo.
Entra ben presto in contrasto con tutti per aver dato vita a un'ala scissionista che pretende l'abolizione dell'obbligo di rasarsi la testa per essere veri fascisti; le sue idee vengono considerate troppo avanguardiste e dopo la bocciatura della successiva proposta di introdurre lo zucchetto in sostituzione del fez come copricapo nell'uniforme d'ordinanza, lascia polemicamente il partito per iscriversi al gruppo Boy scout dell'oratorio Don Boscodel quale si propone di scalare la gerarchia.
Dotato di straordinario acume politico e dell'edizione aggiornata del Manuale delle giovani marmotte prestatogli da Maria Montessori, riesce a diventare Guida scout prima del compimento della maggiore età.
Nonostante la brillante carriera nel partito di Baden-Powell[senza fonte], il richiamo del manganello torna a farsi sentire irresistibile: si dimette dai boyscout e va a prendersi due calci in culo da un gruppo di militanti di sinistra pur di dare una parvenza di logicità alla successiva iscrizione alla Giovane Italia, un gruppo studentesco usato dal MSI per ramazzare i virgulti dell'italica stirpe.
Molti anni dopo lo stesso Gianfranco dirà:
« Non avevo precise opinioni politiche. Mi piacevamo John Wayne e Giuliano Gemma mentre quegli arroganti estremisti rossi preferivano Che Guevara e Mao Zedong. Scelsi la Giovane Italia perché in sezione proiettavano un sacco di film western.» | |
La linea politica[modifica]
Nell'MSI Gianfranco viene accolto a braccia aperte e ginocchiate virili e fasciste nei coglioni.
Leccata dopo leccata Col passare del tempo riesce a conquistare sempre più la fiducia del Duce segretario Giorgio Almirante che finalmente lo incorona suo delfino curioso.
Forse a causa dell'età avanzata o delle messe nere celebrate da Gianfranco, Almirante muore nel 1988 e per Fini si aprono le porte della segreteria del Msi.
Purtroppo sono quelle d'uscita, visto che viene eletto Pino Rauti.
Forse a causa dell'età avanzata o del cianuro che Gianfranco gli mette nel caffè, anche Rauti se ne va al Creatore[citazione necessaria] il giorno dopo la sua elezione a segretario.
Nessuno sembra avere lo stesso carisma di Fini per tenere le redini del partito, a meno di non volerlo affidare a Martufello, e la sua elezione diventa un plebiscito.
Durante i primi anni di reggenza del Movimento sociale, Fini finge di essere davvero missino:spara cazzate, emette giudizi profondamente fascisti di destra, compra casa con vista sul Lager di Garda, e addirittura si candida a sindaco di Roma con un programma ad alto profilo ecologico che ha come punto cardine la costruzione di un gassificatore alimentato a bambini Rom.
Perde la sfida con Rutelli, che è un po' come perdere a Rubamazzo con Andrea Bocelli, ma incassa l'endorsement[citazione necessaria]di Berlusconi che dichiara pubblicamente:
Purtroppo sono quelle d'uscita, visto che viene eletto Pino Rauti.
Forse a causa dell'età avanzata o del cianuro che Gianfranco gli mette nel caffè, anche Rauti se ne va al Creatore[citazione necessaria] il giorno dopo la sua elezione a segretario.
Nessuno sembra avere lo stesso carisma di Fini per tenere le redini del partito, a meno di non volerlo affidare a Martufello, e la sua elezione diventa un plebiscito.
Durante i primi anni di reggenza del Movimento sociale, Fini finge di essere davvero missino:
Perde la sfida con Rutelli, che è un po' come perdere a Rubamazzo con Andrea Bocelli, ma incassa l'endorsement[citazione necessaria]di Berlusconi che dichiara pubblicamente:
«Tra Rutelli e Fini? Nessun dubbio: è Gianfranco ad avere la moglie più porca.» | |
L'influenza di Berlusconi lo porta ad abbandonare il progetto di restaurazione fascista di cui sarebbe dovuto essere a capo e creare Alleanza Nazionale che in seguito confluirà nel PdL con l'obiettivo di restaurare sì il fascismo, ma con a capo Berlusconi.
Negli anni della nostalgia i valori di Fini erano quelli tipici della destra: Patria, Stato, Famiglia e canzoni dei Cugini di campagna, più due gocce di olio di ricino e manganello q.b..
Dopo il famoso sdoganamento di Berlusconi i valori mutarono leggermente: va bene lo Stato, va bene la Famiglia, va bene la Patria, l'olio di ricino e il manganello, ma la Figa dove la mettiamo?
Fu così che durante un celeberrimo congresso si compì la cosidetta svolta di Fiuggi con la quale Gianfranco riuscì a convincere i suoicamerati compagni di partito che era ora di uscire dal ghetto ideologico del dopoguerra e mirare a un'attiva partecipazione governativa[citazione necessaria]. Insomma era giunto il momento di abbandonare l'olio di ricino e il manganello in favore dell'acquaminerale naturale, della cocaina e delle minorenni.
Partendo da una sconfessione totale degli ideali del fascismo, Fini giunse alla conclusione che
Negli anni della nostalgia i valori di Fini erano quelli tipici della destra: Patria, Stato, Famiglia e canzoni dei Cugini di campagna, più due gocce di olio di ricino e manganello q.b..
Dopo il famoso sdoganamento di Berlusconi i valori mutarono leggermente: va bene lo Stato, va bene la Famiglia, va bene la Patria, l'olio di ricino e il manganello, ma la Figa dove la mettiamo?
Fu così che durante un celeberrimo congresso si compì la cosidetta svolta di Fiuggi con la quale Gianfranco riuscì a convincere i suoi
Partendo da una sconfessione totale degli ideali del fascismo, Fini giunse alla conclusione che
« Vabbè la tradizione, ma qui non si becca un centesimo!» | |
E che di conseguenza,
- il potere spetta a chi se lo prende;
- un imprenditore al governo è sempre meglio di un Vladimir Luxuria nei bagni di Montecitorio;
- non è vero che i panini di Mc Donald's sono preparati con polpette di Chupacabra;
- la moglie di Alemanno è una gran cozza;
A seguito di questo inaspettato cambio di direzione, il partito subisce la scissione dell'ala più moderata guidata dal dottor Mengele. Intanto Fini costituisce, insieme a Forza Italia, al partito di Casini e ai soldatini di stagno di Rotondi, la coalizione del centrodestra italiano: il Polo delle pubertà.
È intorno al 2003 che Gianfranco comincia a mostrare pericolose tendenze leniniste recandosi in Israele per denunciare gli errori del fascismo, la tragedia dell'olocausto e il rammarico per la mancata cementificazione dei campi profughi palestinesi.
Questa imprevedibile svolta porta Alessandra Mussolini ad abbandonare AN portandosi via il Gioco dell'oca, i vestiti in latex e la sua quarta abbondante, lasciando nel partito un vuoto enorme che sarà colmato solo in seguito all'acquisto di un portavaso in ceramica antica.
Dopo la prestigiosa[citazione necessaria] elezione a Presidente della Camera, dissensi via via più ampi col
«Li mortacci sua, 'sto fijo de 'na mignotta impestata!» | |
(La contessina Daniela ex Fini.) |
Il Partito del cognato[modifica]
È proprio mentre medita tra Predappio e Montecarlo che gli viene la brillante[risata necessaria] idea di fondare un nuovo partito. Gliela suggerisce la necessità di sistemare il fratello della nuova compagna Elisabetta Soprano.
Manifesto[modifica]
Premessa e punti programmatici[modifica]
In Italia, dopo vent'anni di fascismo, cinquant'anni di Democrazia Cristiana e quindici anni di Berlusconi, Bossi e Fini, ancora non si è messo mano alla riforma che più sta a cuore agli italiani: la sistemazione del cognato.
È per questo che il nostro partito è nato e per questo si batterà perseguendo senza tentennamenti i cinque punti fondamentali:
È per questo che il nostro partito è nato e per questo si batterà perseguendo senza tentennamenti i cinque punti fondamentali:
- Diritto al lavoro. La Costituzione, già nel suo primo articolo, sancisce il diritto del cognato al lavoro, purtroppo i poteri forti che governano il nostro paese lo hanno sempre vessato e lui è rimasto uno sfigato, ma con noi il vento per il cognato cambierà direzione.
- Diritto alla casa a Montecarlo. Il cognato non può vivere in casa con
noi!i familiari. Ha diritto ad avere un appartamento tutto per sé, dover poterpipparealloggiare in santa pace. Qualora fosse possibile, bisognerebbe cercargliene uno a poco prezzo nelprincipato di Monaco in modo che abbia qualche piccolo vantaggio anche a livello fiscale. - Assistenza sanitaria gratuita. È giusto che se il cognato collassa dopo aver assunto un quintale di coca debba pagarsi l'ambulanza fino all'ospedale più vicino e che addirittura gli siano addebitati i costi della lavanda gastrica? Per noi del partito del cognato questa è pura follia e lotteremo perché gli sia riconosciuta l'assistenza sanitaria gratuita in tutto il territorio italiano e a Montecarlo centro.
- Diritto allo studio. Il cognato ha diritto a uno studio! Sia da dentista, da avvocato o da architetto, poco importa, l'importante è che gli si intesti uno studio. Possibilmente a Montecarlo. Ad arredarlo ci pensa Elisabetta.
- Federalismo cognatale. Pagare le tasse allo stato centrale è una pazzia, l'ha detto anche Calderoli! Figuriamoci un cognato cosa può ricevere indietro da uno stato mangione come quello italiano. La nostra proposta prevede che ciascuno di noi paghi una quota di tasse direttamente al cognato che ne può disporre come meglio gli aggrada.
Mosse politiche[modifica]
La prima mossa in programma è quella di presentare un mozione di sfiducia al governo, la seconda quella di comprare una pelliccia a Elisabetta.
Bisognerà poi occuparsi delle alleanze, mentre con gli apparentamenti è già tutto a posto.
Rimane da affrontare il problema del simbolo: è in corso un'accesa discussione interna tra chi vorrebbe un richiamo ai valori fondanti del partito senza tralasciare quelli storici della destra[citazione necessaria] e chi se ne sbatte i coglioni di tutto.
Bisognerà poi occuparsi delle alleanze, mentre con gli apparentamenti è già tutto a posto.
Rimane da affrontare il problema del simbolo: è in corso un'accesa discussione interna tra chi vorrebbe un richiamo ai valori fondanti del partito senza tralasciare quelli storici della destra[citazione necessaria] e chi se ne sbatte i coglioni di tutto.
Obiettivo[modifica]
L'obiettivo dichiarato è di raggiungere alle prossime elezioni almeno il 51% dei voti o, in alternativa, imbarcare almeno qualche gnocca.
Reazioni politiche[modifica]
«Ci sono molte possibilità che l'obiettivo del 51% dei consensi si raggiunga.» | |
(Un super partes Gianfranco Fini) |
«Sì, le stesse che ho io di vincere il Pallone d'oro.» | |
«Speràmo! Io me tocco li cojoni.» | |
(Giancarlo Tulliani) |
«Ma vaffanculo!» | |
(Daniela ex Fini) |
«L'idea di un partito del genere l'ho avuta anch'io, ma mi dispiaceva discriminare zie e nipoti.» | |
«Ma vaffanculo anche tu!» | |
(Daniela ex Fini) |
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