Il vertice ufficializza quel che è già avvenuto: a pagare i "salvataggi" saranno azionisti, obbligazionisti e correntisti. Poi anche tutti i cittadini, con tagli al welfare e/o maggiori tasse.
Le prime ore dopo la conclusione di un vertice europeo sono il momento della propaganda. Tutti i partecipanti mettono in evidenza la cosetta che hanno portato a casa, mentre lasciano sullo sfondo la sostana degli accordi faticosamente raggiunti.
A mente fredda, guardando i testi firmati o leggendo i recosonti dei pochi che ci hnno potuto buttare un occhio, si comprende la vera portata di quanto convenuto.Il vertice europeo chiuso all'aba di oggi non fa eccezione. Letta se n'è uscito con i soldi in dotazione “per l'occupazione giovanile” e vedremo dopo di cosa si tratta, e soprattutto “se” c'è qualcosa di vero. Ma la vera novità sta nel compromesso raggiunto sul nuovo “modello di salvataggio” delle banche in crisi: si procederà come già fatto nei confronti di Cipro, ovvero arrivando a mettere le mani sui soldi dei correntisti.
Anche qui bisogna distinguere tra propaganda e realtà. La prima canta una canzoncina suadente: “d'ora in poi i primi a pagare saranno i privati, solo dopo interverranno gli stati”. Bene!, si potrebbe dire... Ma non è proprio così.
A pagare per primi, nella misura dell'8% degli attivi dell'istituto di credito, saranno azionisti, obbliazionisti e correntisti. Che gli azinisti paghino le perditte dell'azienda in cui hanno investito è assolutamente normale; lo strano è che venga detto soltanto ora (vuol dire che prima non funzionava così... Anzi). Ma già sugli “obbligazionisti” qualche distinguo andrebbe fatto.
Chi sono? Tutti coloro che hanno acquistato “obbligazioni” della banca. Tra questi ci sono certamente fondi di investimento, speculatori finanziari, ecc. Sulle cui perdite nessuno può spendere una lacrima, se non i diretti interessati. Ma ci sono anche quei correntisti “deboli” che hanno magari accettato il consiglio dell'impiegato di banca: “investa qui da noi, nei bond della 'sua' banca; ci gudagnerà qualcosa, o almeno la copertura delle spese di conto corrente”. È una proposta che chiunque abbia un conto in banca (praticamente tutti i lavoratori dipendenti e buona parte dei pensionati, ormai) si è sentito fare, se ha – diciamo – più di 10.000 euro sul conto.
È chiara la trappola? Tutti siamo obbligati ad aprire un conto, altrimenti non ci possono versare lo stipendio o la pensione. Ma se la banca ha fatto “impieghi” o investimenti sbagliati e quindi è sull'orlo del fallimento, e se per caso hai detto sì alla “proposta indecente” dell'impiegato (incentivato a trovare clienti per le obbligazioni di casa, altrimenti lo stipendio resta fermo), rischia di rimetterci anche il correntista “audace” (si fa per dire).
Non è finita. Anche i correntisti “fermi” con depositi oltre i 100.000 euro saranno “sforbiciati” per salvare la banca presso cui hanno avuto la sventura di versare i propri risparmi. Anche qui possiamo distinguere soggetti assai diversi: ci sta il commerciante o l'industriale, lo speculatore non troppo ricco e professionale, ecc. Ma ci possono stare persino dei giovani precari che magari hanno ereditato una casa e l'hanno venduta (un fenomeno che è in crescita, e ancor più lo sarà, grazie alla riduzione delle nascite – molte famiglie hanno avuto un solo figlio, tra gli anni '70 e oggi – e alla precarizzazione totale del lavoro).
La “salvaguardia” pubblica dei conti correnti scatta solo per le cifre inferiori ai 100.000 euro, ma l'applicazione pratica delle modalità viene affidata agli stati nazionali. Cos' che ci potranno esere “salvataggi” assai differenti da un paese all'altro (non è solo teorica la ossibilità che un governo decida di “tosare” anche i conti al di sotto di quella soglia; possiamo pur sempre “vantare” l'esempio di Giuliano Amato e del suo “prelievo forzoso per entrare in Europa”).
Oltre la soglia dell'8% dovranno intervenire gli Stati, anche facendo ricorso al fondo Esm. Piccolo particolare: per accedere ai prestiti di questo fondo i governi nazionali dovranno impegnarsi a una serie di “riforme strutturali” tali da stravolgere gli assetti sociali di un paese, distruggendone un bel po' di più sia il welfare che il sistema sanitario, sia l'istruzione pubblica che la salvaguardia del territorio, ecc. Alla fin fine, il conto del salvataggio viene addebitato ai “soliti noti”, come si usa dire; e non ci troviamo alcuna ragione di soddisfazione nel sapere che in piccola parte cadranno nella tagliola anche “obbligazionisti” e detentori di cifre superiori ai 100.000 euro. Anche perché chi ha cifre superiori potrà cercare di salvarsi moltiplicando i propri conti correnti, diversificando tra più banche, in modo da stare sempre sotto la soglia “garantita”.
Chi volesse approfondire i dettagli può leggere anche qui: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-27/ecofin-banche-trovato-accordo-080525.shtml?uuid=AbZc1t8H