Michele Michelino annuncia la firma per il Fondo nazionale vittime dell'amianto: sono passati tre anni dall'inizio di questa battaglia: ora il Comitato propone il censimento delle aree da bonificare.
Sesto San Giovanni, 16 gennaio 2011 – L’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano, quello con il presidente della Camera Fini e la proposta di legge a nome dell’onorevole Domenico Scilipoti dell’Idv. Dopo tre anni di lotta, come ama definirla Michele Michelino, i lavoratori e le associazioni delle vittime dell’amianto ottengono una prima importante vittoria.
«È stato finalmente firmato dai ministri Sacconi e Tremonti il regolamento per il Fondo nazionale vittime dell’amianto — annuncia soddisfatto il portavoce del Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e del territorio — Aspettavamo questa firma da tre anni». Erano passati oltre 36 mesi, infatti, dal termine fissato dal Parlamento per l’emanazione del regolamento. Previsto dalla Finanziaria 2007 che aveva stanziato 50 milioni, mancava ancora il decreto attuativo che sarebbe dovuto essere emanato entro 90 giorni dall’approvazione. «Non conosciamo il testo definitivo — spiega Michelino — Insieme a tutte le associazioni lo valuteremo e decideremo come andare avanti per ottenere giustizia».
Tra le proposte del Comitato di via Magenta e degli altri gruppi, ci sono infatti «un censimento delle zone a rischio, la completa bonifica dell’amianto, la riduzione del rischio verso lo zero e la messa al bando di tutte le sostanze cancerogene». Oltre alla riapertura dei termini delle domande per chi è stato esposto alle fibre del minerale killer, e alla richiesta che l’inadempimento delle norme di tutela delle condizioni di lavoro costituisca una circostanza aggravante comune del reato. Ormai, solo tra gli ex bredini le vittime sono salite quasi a cento.
La lista nera è iniziata nel 1992 con il primo morto d’amianto: Franco Camporeale, mancato a 45 anni. La cifra non è però completa, come precisa Michelino, perché oltre agli operai sono scomparsi anche molti familiari. Proprio per questo il Comitato vorrebbe chiedere all’Asl di estendere i controlli sanitari anche alle persone più vicine agli ex lavoratori. «Sono molte le moglie ammalate che hanno respirato l’amianto e le altre sostanze cancerogene solo per aver lavato le tute blu dei mariti».
di Laura Lana
Da IL GIORNO del 16 gennaio 2011
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