sabato 29 gennaio 2011

Dopo Tunisia ed Egitto, sotto a chi tocca La Rivoluzione inavvertita: oggi la libertà corre sul web

29 Gennaio 2011
Egitto 28 gennaio: il regime oscura web e sms. In Italia si vive ancora "sotto" i vecchi media, nonostante tutti abbiano profili facebook etc. In realtà in tutto il mondo è in atto la rivoluzione dei net-citizens. Partita dalla Cina, ha ora guidato e coordinato la rivolta tunisina e quella egiziana. Si basa su velocità di comunicazione, democrazia orizzontale. E' alternativa ai casseurs, alla violenza, alla concezione del partitismo come guerra per bande. Sta cercando nuovi contenuti basati su sussidiarietà, semplificazione, libero mercato. Grida il suo no sia allo statalismo sia ai monopoli delle imprese legate al potere. E’ nata e si muove nella cultura orizzontale di internet contro quella verticale/piramidale dei poteri tradizionali (media, partiti magistratura, corporazioni).

STAMPA E FREENAUTES
Freenautes sono in guerra in tutto il mondo: la libertà di espressione viene soffocata in Cina come in Egitto. Una pesante lettera di accuse al monolito della UE, più silente di un topo morto sull’annegamento dell’informazione web e telefonica in Egitto, è stata inviata alla ministra degli Esteri europea baronessa Ashton.http://www.facebook.com/album.php?aid=311672&id=540671179&l=e8da2b0c0d#!/photo.php?pid=7538813&id=540671179
Dov’è invece la stampa italiana, quando in tutto il mondo giornali e telegiornali sono concentrati al massimo nel seguire la crisi in Egitto, che preoccupa per infiniti motivi, dai rischi di un blocco di Suez ad opera dei Fratelli musulmani, a quelli di una nuova guerra totale (con l’Iran co-protagonista)?
E mentre la scelta giusta è già stata fatta –velocemente sul web:
Egypt a Liberal Civil Stateمصر دولة مدنية ليبرالية
I promotori di questa causa Facebook chiedono se sia necessario precisare meglio così:
Egypt, a Civil State Since in a Civil Democracy, non-liberal parties can also reach power through elections and the State will remain a Civil State.
Di fronte a queste dinamiche (che si traducono in regime changes diretti e non più compiuti per il tramite di eserciti, a testimonianza della straordinaria forza dei nuovi canali di comunicazione, diventati fronte di guerra essi stessi) la politica e l’informazione italiana sono dei topi morti disinformati, privi di idee e dibattito. Lo testimonia Il Corriere della Sera di oggi, con una pagina sul tema “web sì o web no” in cui il sì alla cyber-rivoluzione viene da un columnist del New York Times, mentre lo sconfortante no luddista viene da Carlo Formenti, gulliverizzato a esponente di una sinistra necrofila. Se questo è lo stato dell’arte, si tratta del segnale –preoccupante e demoralizzante- di una nazione chiusa al mondo. Eppure fino al XV secolo l’Italia divisa in micronazioni dominava il Mediterraneo; l’italiano era la lingua usata dai diplomatici ottomani e inglesi per comunicare tra loro (nessuno conosceva le reciproche lingue). Il dinamismo commerciale e culturale italiano continuò anche se in misura minore fino alla discesa in Egitto di Napoleone.

URGENZA DI UNA NUOVA DEMOCRAZIA
Probabilmente le rivolte arriveranno anche in India e in Cina.
Siamo di fronte a un’ondata che chiede la fine degli anciens régimes ovunque. Per ottenere cosa?
In primo luogo l’uscita dallo split ideologico destra/sinistra. Questo dualismo indubbiamente esiste, ma si è cristallizzato al negativo, senza trovare una sintesi come lo yin e lo yang orientali. Ciò che serve è l’elaborazione della cultura neodemocratica, più forte delle ideologie e fautrice di maggiore sussidiarietà, semplificazione, libero mercato.
Negli anciens régimes orientali si combatte (civilmente) nelle strade per chiedere più libertà e meno corruzione. Negli anciens régimes occidentali si combatte nel web per chiedere “Meno tasse”, e un minore invasione dello Stato –anche a livello delle amministrazioni locali- e della burocrazia. Parole d’ordine nate negli Usa col movimento Tea Party. Il nodo di una democrazia divorziata dalla burocrazia dovrà essere risolto anche nell’Unione Europea, se questa non vuole diventare una riedizione kafkiana e politicamente corretta dell’Unione Sovietica, finendo sepolta da una montagna di leggi.
Il nodo dovrà essere risolto anche in Italia. Il movimento liberalconservatore nato negli anni ’90 con un formidabile ritardo rispetto ad altre nazioni, rischia di segnare il passo per problemi strutturali (la vexata quaestio del coté privé del premier nasconde problemi politici di ben altra portata e importanza).
La qualità dei servizi pubblici del Nord dev’essere applicata al sud e al centro. Urge il vincolo del pareggio di bilancio negli Enti locali.  Servono più policy –cioè soluzioni pragmatiche individuate localmente- e meno leggi -ovvero soluzioni burocratiche imposte dal centro. Urge una modernizzazione dello Stato, a partire da un mandato rinnovabile soltanto una volta per il Premier, il che obbliga i partiti a formare e rinnovare in continuazione la classe politica.
Questi temi dovrebbero essere i primi in tutti i partiti, a partire dal Pdl al governo, quindi il più esposto. Lo stallo politico rischia di appiattire il Pdl come partito nazional-conservatore. Un federalismo più compiuto di quello che si delinea potrebbe fare maggiore chiarezza, mostrando all’elettorato che l’orrore italiano è che il PD e i suoi satelliti sono i veri conservatori, pur chiamandosi “progressisti”. Poi ci sono le cifre: al di là dei conti positivi della Sanità pubblica, vi è il confronto sul costo del personale della Regione in Lombardia, Veneto e Sicilia. La Sicilia spende per il personale 1,78 miliardi di euro, contro i 202 milioni della regione Lombardia e i 151 milioni del Veneto.

E’ importante passare dal leaderismo a governi più collegiali e a una politica più orizzontale, meno oppressiva e più di rete. Ciò non significa meno capacità esecutive e più congiure di palazzo. Tutt’altro. Chi sarà capace di cogliere e dare forma alla cultura politica inavvertita che emerge in tutto il mondo tramite i netcitizens, avrà la possibilità di creare le basi per una società migliore, più libera, dinamica e ricca. Non è utopia, ma una necessità urgente.

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