sabato 31 marzo 2012

Per fare affari con gli emiri il Real Madrid toglie la croce


Il club ha iniziato i lavori per un mega resort negli Emirati Arabi E per evitare malumori tra i musulmani cancella il simbolo cristiano

Non c’è più religione è una di quelle frasi comode che, nel football, non hanno più valore. Chiedete a quelli del Real Madrid, nella persona di Florentino Perez, il presidente padrone.
Lo stemma del Real senza croce
Lo stemma del Real senza croce
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Il club delle merengues ha avviato i lavori per un lussuoso resort a Ras Al Khaimah, una delle magnifiche sette isole che formano gli Emirati Arabi; l’inaugurazione della struttura, che comprenderà alberghi, ristoranti, campi di football aperti sul mare e altri impianti per discipline sportive, un museo calcistico del club, numerose sale cinematografiche, è prevista per il duemila e quindici, salvo contrattempi e casi diplomatici. La prima pietra, come si usa per cerimoniale, è stata già posta, presente, tra gli altri, Zinedine Zidane, di religione musulmana. Non è un dato marginale. Anzi.
La giunta direttiva del Real Madrid, ricevuta una relazione «storico-ambientale» ha già anticipato eventuali problemi: ha infatti deciso di togliere dallo stemma della società la croce che sovrasta la corona. L'autorizzazione ad aggiungere il simbolo religioso sull'insegna regale del club venne concessa nel millenovecentoventi dal re Alfonso XIII.
Ai cittadini dell'isola e dintorni il particolare storico non interessa, anzi risulta fastidioso, quasi provocatorio. La croce potrebbe creare malumori tra i fedeli musulmani, il simbolo degli infedeli deve restare fuori dai campo di calcio, i grandi club europei portano interesse e popolarità in un mondo ancora chiuso ma che sta cercando proprio nel football una visibilità anche sontuosa, gli investitori supermilionari del Qatar, nel campionato inglese, francese, spagnolo, sono la conferma più evidente del fenomeno che si sta allargando in ogni zona del vecchio continente, fatta eccezione per l’Italia, forse proprio per motivi religiosi.
Il progetto del Real Madrid, che conta oltre centocinquanta milioni di tifosi in tutto il mondo, prevede un investimento grandioso nella terra degli emiri con ritorni finanziari altrettanto consistenti, va da sé che qualunque dettaglio che possa disturbare i rapporti commerciali e politici tra il club e le autorità degli Emirati Arabi Uniti debba essere evitato e cancellato in partenza.
Anche il Barcellona, in occasione di una finale nel torneo di Abu Dhabi, ha dovuto togliere dallo scudo, che ne rappresenta lo stemma, la croce di San Jordi. Non so se anche ai calciatori e agli allenatori verrà proibito il segno della croce prima del fischio di inizio della partita, così come eventuali tatuaggi che ricordino Cristo e la sua Passione, collane, ciondoli e monili vari raffiguranti personaggi delle Sacre Scritture o, addirittura, chiedere a Cristiano Ronaldo di cambiare il nome in Musulman Ronaldo.
Di certo la scelta diplomatica del Real Madrid potrebbe provocare reazioni tra i tifosi madridisti, già scatenati sui social network, denunciando il declino occidentale, l’inchino alle imposizioni non di mercato ma di potere religioso.
Il Real Madrid è un club più vicino alla religione cattolica rispetto ai rivali del Barcellona. Secondo una indagine svolta da Metroscopia, infatti, il 30 per cento dei tifosi del Real si dichiara cattolico praticante contro il 14 dei catalani, mentre soltanto il 9 per cento dei madridisti si dice ateo o non credente contro il 26 per cento della popolazione "blaugrana". Ma gli affari sono affari, soprattutto se i dollari arrivano dagli emiri che hanno culto e riti diversi.
Il Real Madrid conserva la corona ma rinuncia alla croce. Un sacrificio che vale più di trenta denari.

Milano, il Comune regala a tutti i consiglieri un iPad: “è indispensabile”


Il Comune di Milano è molto generoso: regalerà ad ogni consigliere comunale un meraviglioso iPad, il gioiellino tecnologico di casa Apple. Manon solo, la città di Pisapia regala a tutti anche  un telefono cellulare.
Ad ogni legislatura il Comune di Milano offre ai consiglieri la possibilità di scelta tra un tablet e un computer: in molti hanno scelto l’iPad, ma c’è chi – come De Corato – confessa di aver scelto il pc perché “il tablet non lo so usare, lo prenderò più avanti”. Anche Cappato dei Radicali e Tatarella del PdL hanno scelto di mantenere il buon vecchio pc.
Il leghista Morelli, come riporta Libero Milano (che a sua volta riprende il blog “I Hate Milano“), non vuole saperne di sentire parlare di “scandalo”:“Non siamo certo dei privilegiati, nessuno dice che lo stipendio raggiunge massimo i 1500€ al mese. E l’iPad è uno strumento indispensabile per controllare la posta, scrivere gli emendamenti e leggere la rassegna stampa”.
Tutto vero, per carità, come è vero che un iPad o un computer sono utili strumenti di lavoro, ma perché questi costosi mezzi tecnologici devono essere a carico dei cittadini? Specialmente in questo periodo, e in una città che ai cittadini – quelli veri – ha già aumentato molte imposte.

venerdì 30 marzo 2012

Monti a Matrix : Che monotonia il posto fisso! - Gli Sgommati

Se un’azienda sana finisce nei guai chiedendo un prestito ad una banca



L’azienda va bene, e di questi tempi è già un miracolo. Anzi, va più che bene: tanto è vero che decidono di aumentarne la capacità produttiva. Ma qui iniziano i guai e i problemi. Un’azienda sana finisce nei guai.
Questa è la storia della L&T Lab di San Giuliano Terme, un’azienda di produzione di cosmetici naturali. E’ il Tirreno a raccontare l’incubo di questa ditta: una società sana chiede un prestito, niente di eclatante, di 55.000€. Dopo 12 mesi (sì, esatto, dopo un anno), la banca accetta di concedere il credito. Ma non solo: dato che avevano la loro pratica in mano, l’istituto bancario decide di rivedere alcune condizioni applicate alla L&T. In particolare viene ridotto il fido bancario da 30.000€ a soli 5.000€: una mazzata incredibile.
Spiega l’amministratore delegato Daniele Tedeschi:
“All’improvviso ci siamo trovati con uno scoperto di 27.00€, che la banca ha pensato di riprendersi dal nuovo prestito”.
Chiaro quello che è successo? La società chiede un prestito per aumentare la capacità produttiva, la banca glielo concede ma contestualmente taglia il fido e mette la ditta in una situazione di debito per 27.000€. E la banca dove va a riprendersi quei soldi? Ma dal prestito appena concesso.
Quel finanziamento, che era nato per cresce, è finito per mettere in seria crisi la società: e non solo, perché quel prestito è rifinito immediatamente alla banca, tramite quel “gioco” del taglio al fido.
Vi sembra normale?

giovedì 29 marzo 2012

Pensioni italiane


ELEZIONI PER IL NUOVO SINDACO: ANCORA 4 GIORNI PER PRESENTARE LE LISTE. AD OGGI SI RAGIONA SU 7 CANDIDATI SICURI E 2 MOLTO PROBABILI. ALLA FINE SAREBBERO DUNQUE IN 9 A CORRERE (INCREDIBILE!)


Sesto San Giovanni -    Ancora 4 giorni e poi lo schieramento dei candidati sindaci e delle liste di sostegno sarà definitivo. Ecco, ad oggi, quella che è la situazione in vista delle elezioni per il nuovo sindaco in programma il 6 e 7 maggio. 1) Monica Chittò rappresenterà il centrosinistra con esclusione dei Verdi. 2) Franca Landucci porterà la bandiera del PDL e della Destra di Storace. 3) I Verdi e una lista civica, appunto, non sosterranno Chittò, ma saranno rappresentati da Orazio La Corte. 4) I 'Giovani Sestesi' propongono Alessandra Aiosa. 5) Il Movimento 5 Stelle-Grillo punta sulla giovane Serena Franciosi. 6) La Lega Nord presenterà Celestino Pedrazzini. 7) La Lista Civica X Sesto con Gianluigi Nuccini 8) Sempra poi scontata la presenza dell'UDC che proporrà il segretario cittadino Casiraghi. 9) Così come viene data per certa la presenza in solitario di una Lista Civica che supporterà Gianpaolo Caponi. Nove candidati in un momento storico in cui si sostiene che i cittadini rigettano la politica. A Sesto può accadere anche questo. Semplicemente incredibile! 
http://sestonotizie.it/leggi.php?artID=2327371

mercoledì 28 marzo 2012

“IN TRENO PER LA MEMORIA”: OLTRE 600 STUDENTI, GIOVANI LAVORATORI E PENSIONATI SI PREPARANO A PARTIRE PER AUSCHWITZ DAL BINARIO 21

GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE IL PROGETTO DI CGIL E CISL LOMBARDIA. 4MILA STUDENTI COINVOLTI DAL 2005 A OGGI

MERCOLEDI' 28 MARZO, ORE 14.15, STAZIONE CENTRALE DI MILANO

Milano, 15.3.2012. Mancano meno di due settimane alla partenza del "treno per Auschwitz 2012", promosso da Cgil e Cisl della Lombardia. Giunto alla sesta edizione, il nuovo viaggio per la memoria diretto al campo di sterminio polacco vedrà la partecipazione di 620 persone, tra studenti, insegnanti, giovani lavoratori e pensionati, provenienti da tutta la regione. Dal 2005 a oggi il progetto “In treno per la memoria” ha coinvolto più di 4000 studenti di quarta e quinta superiore. Quest'anno sono 21 le scuole partecipanti, 34 le classi, 35 i docenti e 325 gli studenti. Partecipano inoltre 42 studenti, 3 insegnanti e 5 sindacalisti francesi della zona di Lione. Contrariamente al passato, per l'edizione 2012 non è stato possibile fissare la partenza in concomitanza con il Giorno della memoria (27 gennaio) a causa dell'indisponibilità di Trenitalia a fornire i convogli charter. Il treno della memoria dei due sindacati lombardi partirà dunque dal binario 21 della stazione Centrale di Milano il prossimo 28 marzo.
“Il progetto ‘Un treno per Auschwitz’ è un’opportunità importante e significativa per creare un sistema di rete tra tutti i partecipanti che contribuisce a mantenere viva la consapevolezza di valori fondamentali come la libertà, la democrazia e la dignità umana – commenta Gigi Petteni, segretario generale Cisl Lombardia -. La visita ai campi di sterminio è solo una tappa del percorso di approfondimento che per tutto l'anno ha coinvolto gli studenti, anche attraverso momenti di formazione organizzati dal sindacato, perché i cittadini d'Europa non si sentano spettatori di una storia confezionata, ma attori di un destino condiviso che ha anche radici comuni nella tragica esperienza di Auschwitz”.
Il viaggio è stato preparato con iniziative e incontri nelle singole scuole e con assemblee cui hanno partecipato tutti gli studenti coinvolti e che hanno visto la presenza di testimoni, docenti, studiosi. Approfondimenti e incontri che proseguiranno anche durante le lunghe ore trascorse in treno con momenti di riflessione comune tra gli studenti e gli insegnanti.
“Sono ormai alcuni anni che l’iniziativa del “treno per Auschwitz” - ha dichiarato Nino Baseotto, segretario generale della Cgil Lombardia - offre un’occasione di incontro tra generazioni per mantenere viva la memoria dello sterminio del popolo ebraico e dell’eccidio, nei campi di concentramento nazisti, di milioni di persone, tra le quali migliaia di militanti antifascisti e di lavoratori che avevano partecipato agli scioperi insurrezionali. L’emozione che dà la visita al “campo” scuote le coscienze, spinge a chiedersi come l'orrore sia stato possibile, e come si possa impedirne il ripetersi. Con questa iniziativa, rivolta in modo particolare alle ragazze e ai ragazzi, il sindacato lombardo vuole tener viva la memoria del periodo più buio della storia d’Europa, come monito contro l’odio razziale, etnico e religioso, e contro la violenza, per costruire un futuro ed una cultura di pace”.
Il treno per Auschwitz partirà mercoledì 28 marzo 2012, alle ore 14.15, dal binario 21 della stazione centrale di Milano. L'esperienza per gli studenti prevede un programma di 5 giorni denso di appuntamenti e di visite: dalle città di Cracovia e Oswiecimin, fino ai campi di Auschwitz e Birkenau, dove il pomeriggio del 30 marzo si terrà la commemorazione davanti al monumento della Shoah. La mattina di sabato 31 è previsto un incontro di tutti i partecipanti, durante il quale tutte le classi presenteranno i lavori di ricerca e approfondimento realizzati durante l'anno. Oltre alle visite guidate, il viaggio sarà infatti l'occasione per confrontare e scambiarsi ricerche e testimonianze, visitare centri culturali e per assistere anche a spettacoli di musica dal vivo. La "Comunità di viaggio" farà il suo ritorno a Milano alle ore 14 di domenica 1° aprile.

I "Giovani Democratici" difendono l'art18: dovete difenderlo dai vostri leader!




I GIOVANI DEMOCRATICI DIFENDONO L'ART.18... FORSE NON HANNO CAPITO CHE DEVONO DIFENDERLO DAI LORO LEADER...

"L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA"... il manifesto - notare il simbolo in alto a destra - è dei "Giovani Democratici", l'ala giovanile del PD... forse qualcuno si vergognava a dire ai giovani simpatizzanti del PD che buona parte dei dirigenti del loro partito, ad iniziare dal VICE SEGRETARIO ENRICO LETTA (che è vice-presidente dell'Aspen Institute, associazione filo-bilderberg di cui sono membri, tra gli altri il premier MONTI, mr Fiat Helkann, Tremonti, Gianni Letta etc) SONO FAVOREVOLI ALL'ELIMINAZIONE DELL'ARTICOLO 18...e quelli che si dicono contrari, è fin troppo evidente come lo facciano solo per paura di perdere voti... da NOTARE come la stampa vicina al centrosx si prodighi a DISINFORMARE i cittadini, descrivendo la riforma in modo molto più "soft" di quello che è in realtà. FATE CASO come sottolineano che "per i licenziamenti discriminatori non vale"... QUANDO QUESTO MOTIVO DI LICENZIAMENTO NON SOLO QUELLO MENO FREQUENTE... MA OLTRETUTTO è FACILMENTE AGGIRABILE; CHI DIREBBE MAI CHE LICENZIA UN DIPENDENTE PERCHE' OMOSESSUALE, O PERCHE' HA IDEE POLITICHE NON GRADITE AL CAPO? (possono essere queste le "discriminazioni", visto che coloro che se uno non gradisce uno straniero non lo licenzia, ma non lo assume proprio).

CARI "GIOVANI DEMOCRATICI"... DITELO AI VOSTRI LEADER CHE L'ARTICOLO 18 NON SI TOCCA... CREARE UN MANIFESTO COME QUESTO QUANDO IL PD SARA' PROBABILMENTE UNO DEI CARNEFICI DI QUESTO FONDAMENTALE DIRITTO DEI LAVORATORI è PROPRIO UNA PRESA IN GIRO...

Alessandro Raffa per nocensura.com

LA TELEFONATA CHE RUBA I SOLDI: "NON RISPONDETE, È UNA TRUFFA"


Sono moltissimi i cittadini di tutta la penisola che hanno ricevuto telefonate dal numero 0984 083101, in quanto pare che si tratti di un call center che effettua chiamate a ripetizione, probabilmente componendo numeri "a caso", cambiando qualche cifra a numeri realmente esistenti: I COSTI DELLA CHIAMATA SONO A CARICO DEL DESTINATARIO, tuttavia c'è chi riferisce di aver ricevuto solo pochi squilli, in modo che l'utente - incuriosito circa l'origine della telefonata - sia portato a richiamare. C'è persino chi ha ricevuto più di una chiamata,e sul web "impazza" il dibattito sulla proprietà dell'utenza in questione; basta effettuare una ricerca su Google del numero in questione per trovare moltissimi risultati... PASSAPAROLA!!!


Staff nocensura.com


Di seguito l'articolo di "Leggo":

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Avete mai ricevuto delle telefonate dal numero 0984 083101? In rete è diventato un vero e proprio caso, con moltissimi utenti che raccontano di aver ricevuto insistenti chiamate da parte di questo numero, in cui l'operatore propone offerte per aziende come Edison, Infostrada e Enel. Se mai questo vi dovesse accadere, non rispondete al telefono perchè si tratta di una truffa. Infatti i costi della chiamata sono a carico del destinatario, con i soldi che vengono scalati dalla sim del cliente durante la telefonata.
A segnalare il caso è il sito Ultime Notizie Flash, che elenca anche una serie di commenti postati dalle vittime di questa truffa, eccone alcuni: «Se non rispondi subito non demordono: ti chiamano decine di volte e poi, quando sfinito li stai a sentire, scopri che ti hanno pure scalato il credito dalla Sim» oppure «E’ da un mese che mi chiamano, premetto che il mio numero è privato quindi già questa è una violazione. Da un paio di giorni provo a chiamarli dal mio cellulare e a volte mi rispondono ma spacciandosi per una dirigente di un comune del sud o un’altra tizia o tizio fanno finta che sono stati loro a chiamare, quando li minaccio di denunciarli o chiedo spiegazioni riattaccano. Oggi vado da carabinieri per la denuncia. Ora basta!». Quindi nel caso in cui arrivino telefonata dal numero 0984 083101, la cosa migliore da fare, oltre a non rispondere, è appuntarsi l'orario della ricezione e sporgere denuncia ai carabinieri per molestie telefoniche e truffa.

Leggere questo articolo richiede 40 secondi. Per favore, sprecateceli!


*** LEGGERE QUESTO BREVE ARTICOLO RICHIEDE CIRCA 40 SECONDI: VI CHIEDO PER FAVORE DI SPRECARCELI... ***

In gran silenzio, a inizio anno il governo italiano ha dato due miliardi e mezzo di euro alla potente banca Usa, dove lavora il figlio di Mario Monti.  [vedi http://bit.ly/wbAWmN]


C'è da dire che glieli dovevamo. Però il governo avrebbe potuto pagare in più rate: INOLTRE LO STATO ITALIANO HA DEBITI CON MOLTE AZIENDE ITALIANE - per forniture di merci e/o servizi - per un totale di ben 700 MILIARDI DI EURO. Non era meglio dare la precedenza alle nostre imprese, ad iniziare da quelle in crisi, in modo da permettere loro di "tirare un po' il fiato" ???


La cosa a dir poco ALLUCINANTE è che ci sono aziende in CRISI che aspettano da MESI, in alcuni casi persino da ANNI, ingenti somme di denaro dallo stato. Per esempio, 50.000€:  allo stesso tempo, mediante equitalia, lo stato ne chiede alla stessa azienda 5.000€ con l'aggravio di tutte le spese di mora, notifica, interessi etc; mentre lo stato, insolvente di cifre maggiori, non solo non rimborsa alcun interesse, ma non c'è modo di farsi pagare!!!


Un esempio clamoroso lo trovate qui [http://bit.ly/GTpxz2] - un imprenditore alla quale lo stato italiano deve da ANNI ben 350.000€, e non ha visto ancora 1 centesimo. A causa di questa insolvenza ha PERSO TUTTO. Di questi casi i mass media - guarda caso - non parlano MAI; questa storia ha avuto risalto - SOLO sulla cronaca locale - perché l'uomo, esasperato, ha minacciato di gettarsi da un dirupo, rendendo necessario l'intervento dei Carabinieri: nella zona le voci corrono, ed era inutile cercare di nascondere il fatto. Ma la stampa nazionale, asservita, si guarda bene dal dare risonanza a casi come questo. Cosa che succede anche per i numerosi suicidi causati dalla crisi, ultimamente viene registrato ALMENO un caso al giorno, ma non lo dicono...


Cittadini onesti che si sacrificano e devono subire questi soprusi... costretti a chiudere la propria attività a causa dell'insolvenza di uno stato che mantiene mezzo milione di auto blu, privilegi di ogni sorta e genere a una casta indegna, e poi non onora i propri debiti. Ma se a dovere qualcosa sei tu, allora ti trattano come un criminale... anche se effettivamente non sei in grado di pagare...

PSSE FATE CONOSCERE QUESTA BREVE STORIA AI VOSTRI AMICI, CONDIVIDENDO L'ARTICOLO CON UN INVITO ALLA LETTURA, VE NE SONO GRATO... LA GENTE DEVE SAPERE, DEVE RIFLETTERE...

grazie

Alessandro Raffa per nocensura.com

Il Ring Nord diventa viale Pier Paolo Pasolini



Notizie dal Comune
Comunicati stampa
Il Ring Nord diventa viale Pier Paolo Pasolini


Il Ring Nord, il tratto di strada che collega viale Casiraghi alla rotonda di viale Gramsci, diventerà viale Pier Paolo Pasolini.



Lo ha deciso la Giunta comunale che ha scelto di intitolare la strada al grande poeta, intellettuale e regista italiano.



“Nel 1967 – ha dichiarato l’Assessore ai Lavori Pubblici Vincenzo Amato - Pasolini ha girato a Sesto la scena finale di Edipo Re, nella quale Ninetto Davoli gioca a pallone nella vicina via Trento e, poco dopo, assiste all’uscita degli operai dallo stabilimento Unione della Falck. Il nostro vuole essere un omaggio ad uno dei più grandi intellettuali italiani del ‘900 e anche la scelta di intitolare a lui una strada tutto sommato periferica della città rimanda alla sua visione del mondo, alla sua vicinanza ai ceti popolari”.

sestosg.net

martedì 27 marzo 2012

In Italia molte fabbriche si sono trasformate in dei gulag


GulagÈ Stefania Fantauzzi, rappresentante sindacale della Fiom Cgil,a spiegarci tutto quello che in Fiat, a Termoli e in Italia, sta cambiando in peggio.Impossibile ammalarsi, impossibile dissentire dalle prescrizioni del nuovo contratto aziendale voluto da Marchionne e impossibile essere mamma, voler seguire i propri figli e rispettare tutte le regole che l’azienda impone. Stefania ci ha parlato anche di articolo 18 definendo le sue modifiche “la fine della democrazia”
Figli da seguire, orari di fabbrica da rispettare e operaie da ascoltare. È questa in sintesi la vita di una sindacalista Fiom Cigl della Fiat di Termoli. E Stefania Fantauzzi ha voluto proprio denunciare tutto quello che accade all’interno della fabbrica di Rivolta del Re e in generale anche negli altri stabilimenti Fiat italiani. Una situazione che nessuno oserebbe immaginare perché in pochi hanno il coraggio di parlare. Con i nuovi contratti che Marchionne ha fatto firmare, così ha esordito Stefania “è vietato dissentire, chi lo fa rischia quotidianamente di andare a casa”. “Un bel giorno - ci ha raccontato con la rabbia di chi vuole che le cose cambino - ci hanno messi davanti a uno schermo e ci hanno illustrato i nuovi contratti. Lo hanno fatto gente con la giacca e la cravatta che non si è mai sporcata, come me e come tanti altri, le mani con i macchinari della catena di montaggio”.
La nostra curiosità è andata naturalmente sul tipo di contratto che è stato somministrato agli operai. E la nostra donna coraggiosa, senza peli sulla lingua, ci ha spiegato tutto.
“Ci hanno chiesto maggiore flessibilità tutto questo con un numero minore di operai in fabbrica. Hanno aumentato la possibilità di fare ore di straordinario, da 40 di prima alle 120 di oggi. Ma la cosa strana è che te le possono chiedere anche durante la pausa mensa se dovessero servire. Con il contratto vecchio venivano pagate il 50% in più rispetto a quelle ordinarie. Ora, mentendo, hanno detto che verranno aumentate al 70%. Ma questo avviene soltanto se arrivi alle terza ora della giornata. Le prime due hanno una maggiorazione del solo 25%. Tutto questo togliendo il tempo al recupero fisico di cui ciascun operaio ha bisogno. Usano una nuova metodologia imparata in Giappone dove sul posto di lavoro bisogna tenere tutto a portata di mano per stancarsi di meno. Ma questo serve soltanto ad aumentare la produzione non ad agevolare il lavoro degli operai della catena di montaggio. Noi siamo stati robotizzati. Ogni giorno quando si va sul posto di lavoro c’è una voce meccanica che ti dice tutto quello che devi fare. E’ un qualcosa che nessuno avrebbe immaginato anni fa prima che arrivasse Marchionne”.
Dopo dichiarazioni forti come queste era logico chiedere alla nostra operaia cosa pensasse lei e quale fosse la posizione del suo sindacato sulla riforma dell’articolo 18 che tutela(va) i lavoratori dai licenziamenti facili.
“Qua di sicuro si vuole imbrogliare qualcuno. Questa riforma è la fine di un percorso di azioni illegittime del Governo Monti. Si crea così una società dove non esiste la democrazia. L’articolo 18 dovrebbe proteggere dai licenziamenti arbitrari e discriminatori. Era nato per difendere tre operai di Melfi licenziati senza giusta causa reintegrati a lavoro da una sentenza del Tribunale. Questa è una situazione che non va bene non soltanto per gli operai Fiat ma per tutti quelli che ogni giorno devono poter garantire la propria sopravvivenza e quella della loro famiglia. La cosa scandalosa è che si può licenziare se la fabbrica ha problemi economici. Altrettanto grave è il taglio che si fa sugli ammortizzatori sociali. Con le leggi precedenti si veniva assistiti per sette anni ora dopo due anni, se non trovi altra occupazione, non puoi più vivere. Non si tratta di benessere ma di pane quotidiano. Ora è più grave rispetto agli anni 40. In quei tempi se si veniva licenziati ci si dedicava all’agricoltura. Dopo 70 anni abbiamo venduto anche le terre e senza lavoro si rischia di non poter sfamare la nostra famiglia. Con il nuovo articolo 18 accade anche un’altra cosa gravissima. Prima era il giudice a decidere se reintegrare o meno il lavoratore. Ora è l’azienda che può licenziare arbitrariamente, solo se un operaio (a responsabilità individuale) sceglie di non condividere alcune parti del proprio contratto di lavoro. A venir penalizzato è soprattutto il sindacalista che lotta. Il quale difficilmente viene reintegrato dopo essere stato licenziato. Se fai parte di un sindacato dissidente come la Fiom nelle commissioni di fabbrica dove ci sono i sindacati aziendali nemmeno ti ascoltano”.
Ad una donna così non potevamo non chiedere se esistono differenze di trattamento sul posto di lavoro tra operai e operaie. Stefania non si smentisce e anche su questo argomento mostra tutta la sua grinta di lottatrice.
“È ovvio che sia così. Innanzitutto gli uomini finiscono di lavorare e vanno a dormire per noi il recupero fisico è più difficile. Per questo riscuotiamo meno fiducia da parte del capo quando si tratta di far carriera. Solo il fatto che noi possiamo decidere di avere un figlio li spaventa. Ma io sono convinta di una cosa, i nostri figli sono il futuro della nostra società. Trascurare un bambino oggi significa creare un uomo con problemi domani. Non stargli accanto significa non rispettarlo. Un'operaia come me guadagna mille euro al mese. Per far stare bene i miei figli ho dovuto mandarli negli asili privati di Termoli, dove la retta costa 350 euro al mese per ognuno di loro. Per fortuna i miei tre bambini hanno età diverse e quindi non dovevano stare all’asilo tutti e tre insieme. In passato per il fatto di essere mamma ho avuto un’agevolazione di orario. Iniziavo a lavorare alle 7.45 e smettevo alle 16.15 Anche con quegli orari avevo difficoltà ad accompagnare mia figlia a scuola. A Termoli in nessun istituto scolastico le lezioni iniziano prima delle 8. Non esisteva modo di far collimare gli orari con quelli della Fiat. Ma ora per le donne Fiat è tutto finito nonostante siamo solo il 10% quelle con figli che avrebbero bisogno di questi orari. Nessuno capisce che è difficilissimo far lavorare una mamma su tre turni. Lavorare di notte significa far dormire i propri bambini da soli e dormire solo tre ore per poterli seguire. Andare in fabbrica nel turno pomeridiano invece vuol dire non vederli uscire da scuola (si inizia a lavorare alle 13.30) e non poterli seguire nelle loro attività”.
Ma la novità delle ultime ore è che in Fiat è vietato ammalarsi. È la stessa Stefania che ci illustra il problema dopo aver preso confidenza con il nostro organo di stampa
“Ora ci sono nuovi turni e nuovi metodi di lavoro che hanno abbassato la possibilità di assentarsi dalla fabbrica. Il numero massimo di assenze tollerate si è notevolmente abbassato. La novità è che si riunisce una commissione sulla malattia che valuta situazione per situazione. E per chi chiede un numero di giorni inferiore ai sei è solo l’Inps a pagare la sua quota. Quello che spetta all’azienda viene scalato dallo stipendio. Ma accade anche che chi si ammala per periodi lunghi non ha diritto al premio di produzione di 600 euro che la Fiat mette a disposizione”.
Le situazioni appena descritte  non lasciano spazio a dubbi. La maggiore azienda automobilistica italiana ha cambiato il modo di rapportarsi con i propri dipendenti. Ai lettori tocca ora capire se in bene o in male.
Autrice: Viviana Pizzi / Fonte: infiltrato.it

Crisi, il Portogallo ora recita lo stesso copione di Atene


di Micaela Osella 

Avviso ai naviganti. L’emergenza sovrana non è finita. In Europa sono sparse qua e là tante piccole Atene, pronte a divampare. Mentre in Ucraina continua il braccio di ferro con il Fondo monetario internazionale per ottenere nuovi aiuti, è ilPortogallo a ritagliarsi il ruolo clou. È sulle tristi note del fado che rivive l’incubo di un fallimento. E sempre più analisti sono convinti che la Grecia non resterà un caso isolato.

Presto la seguirà Lisbona: potrebbe aver bisogno di ristrutturare il suo debito su livelli ormai insostenibili. Meglio ancora guardarsi le spalle anche da Spagna, Italia e Francia. Perché come dice John Mauldin, esperto americano e guru dei mercati, ilcontagio è tra noi.

Atene è salva o, come dice Standard&Poor’s è in “fallimento parziale”. Di certo per gli addetti ai lavori questa non è la fine della storia. L’Europa non ha voltato pagina. La crisi del debito cambia volto, non sostanza. Dall’Egeo si è spostata a Kiev. E lì in Ucraina che si sta giocando la partita delicata legata ai nuovi aiuti. Per il momento i soldi dal Fondo monetario internazionale agli oligarchi non ci saranno. Leggendo tra le pieghe delle profezie per l’Eurozona sarà però il Portogallo il prossimo fronte a infiammarsi.


Con lo spread dei titoli lusitani schizzato a oltre 1.200 punti, che costringe il governo del premier Pedro Passos Coelho a pagare tassi al 14%, la paura ha ripreso quota. Temono i governi dell’Euro di dover riaprire i cordoni del fondo salva-Stati per la seconda volta, come successo già con la Grecia. Lo ha detto senza troppi sussulti Mohamed El-Erian, amministratore delegato di Pimco, il più grande fondo obbligazionario al mondo. Lo ha segnalato anche l’ex consigliere esecutivo della Bce, Lorenzo Bini Smaghi.

Con quel “Al Portogallo serviranno nuovi aiuti per 100 miliardi di euro se non riuscirà a finanziarsi sul mercato fino al 2016 e all’Irlanda altri fondi per 80 miliardi” ha dato forma ai pensieri degli analisti. Non è un mistero: Lisbona convive con undebito pubblico al 107% del Pil, anche se a ben vedere è quello privato a quota 280% a ingarbugliare la situazione.

Il problema, dicono in molti, è che in Portogallo ogni settore – dall’amministrazione pubblica a quello delle famiglie, dalle aziende alle banche - è indebitato. E con 31 miliardi di euro di prestiti che le imprese dovranno restituire entro l’anno, e il credito sempre meno accessibile, il rischio che si vada verso un’ondata di fallimenti si respira nell’aria. Il primo piano salva-Lisbona, 78 miliardi di euro fino al 2013, rischia di non essere abbastanza. Arrivederci e grazie.
Eppure nonostante tutto, Bruxelles ha deciso: terrà un profilo basso. Per John Mauldin, esperto americano e guru dei mercati invece c’è poco da stare a guardare: il contagio è tra noi. “Il Portogallo sta marciando sulla stessa strada che ha spinto la Grecia nel burrone”, ha scritto in una recente analisi, portando a favore della sua tesi “il rendimento dei titoli di lusitani a cinque anni che ha raggiunto tassi del 20% quando un anno fa erano al 6%”.

In pratica è lo stesso copione calcato da Atene. Fin qui sarebbe ancora poca cosa. Mauldin chiama, infatti, in causa tutti. “Il mondo – ammette l’esperto – sta cercando di difendersi dalla crisi del debito come mai prima”. Riconosce che l’Italia si è chiamata fuori dall’emergenza, ma a suo avviso avrà bisogno dell’aiuto della Bce.
E si chiede se lo stesso impegno di Francoforte sarà ripetuto per Spagna e Portogallo in quanto le loro economie stanno peggiorando sempre di più. E anche la Francia non sarà immune.

Da Oltreoceano l’esperto indica due soluzioni per uscire dal pantano: la prima è quella di tornare a crescere, la seconda porta invece a contrastare in maniera incisiva la piaga del deficit. Con un punto fermo per entrambe: “I processi di austerità renderanno il ritorno alla crescita ancora meno improbabile, a meno che la Bce non sia pronta a stampare moneta per salvare il Sud Europa, nonostante i diktat dei Paesi nordici”.

L’algida Germania tace: continua a rigettare sconti, l’idea di un aumento del firewall, ossia la rete di protezione dal contagio della crisi del debito, e gli Eurobond. Fra Lisbona e i mercati la partita è quindi ad alta gradazione di incertezza, con un sapore da disfida fra Davide e Golia. E in questa settimana, c’è da scommetterci, entrerà di nuovo nel vivo.


Alla casta non bastano i privilegi, usano il pass per disabili per parcheggiare


‎SICCOME I POLITICI HANNO POCHI PRIVILEGI, PER CIRCOLARE NELLE ZTL E PER PARCHEGGIARE PIU' FACILMENTE, (e gratis anche dove ci sono le strisce blu) MOLTI POLITICI - DI TUTTI GLI SCHIERAMENTI - HANNO PENSATO BENE DI UTILIZZARE I PASS DESTINATI AI DISABILI... Una pratica vergognosa e schifosa quando a farlo sono i cittadini "qualsiasi", che a farlo sia chi amministra è inaccettabile... E MAGARI UNO CHE è DISABILE DAVVERO DEVE RINUNCIARE A PARCHEGGIARE PERCHE' TROVA I POSTI OCCUPATI DA LORO.... di seguito la lista di alcuni nomi. Staff nocensura.com
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Un’attrazione irresistibile: quella tra i politici e il pass per i disabili che serve a trovare parcheggio più velocemente e a transitare in barba alle zone a traffico limitato. Con Gian Mario Chiocci e Simone di Meo il Giornale ci racconta gli ultimi casi di parcheggiatori a loro insaputa nella casta della politica. Un vizietto assolutamente bipartizan:
A Cesena, il consigliere democratico Mara Biguzzi, che utilizzava il pass intestato a un familiare, si è dimessa dal consiglio comunale con una lunga lettera di scuse ai cittadini. L’avevano beccata ad andare in giro con l’auto, dotata di tagliandino, ma senza disabile a bordo. Dopo una quindicina di giorni di pressing, ha deciso di gettare la spugna «ormai stanca dello stillicidio quotidiano di giudizi» e perché, per questa storia, ha perso finanche il sonno. Sonno che, invece, conserva la collega d’aula Antonella Celletti (Lega Nord) che, per difendersi, tira addirittura in ballo la «macchina del fango» (in sosta vietata).
E comunque, a caderci non sono solo i politici posto che in un’indagine collegata sono infatti indagati il bomber del Bologna, Marco Di Vaio, e undici compagni di squadra che avrebbero usato permessi intestati a una dipendente disabile della società:

In Liguria, invece, l’ex consigliere regionale del partito democratico Fabio Broglia si è trovato al centro di un «giallo» per il cartellino arancione: pass, con identico numero di concessione, sono comparsi su due diverse auto, quasi nelle stesse ore. Una intestata a lui e l’altro alla madre. Un caso di duplicazione? Il politico smentisce seccamente minacciando querele oltre a ipotizzare – pure lui – un complotto ai suoi danni.
Mistero (con minacce di denunce) anche nella Capitale: Dove al consigliere di municipalità Pdl Fabio Benedetti è stato attribuito l’uso di un pass intestato a un morto per la sua Porsche parcheggiata in piazza di Spagna. Benedetti ha vigorosamente negato di averlo utilizzato, e dopo mesi di accertamenti a sue spese, ha annunciato l’intenzione di querelare chi ha osato ironizzare sulla sua onestà. E come non parlare dell’ex sindaco di Trovo (Pavia) denunciato per aver sbianchettato un pass disabile che lui stesso aveva autorizzato. E se proprio non c’è un disabile a cui «appoggiarsi», le strade della truffa per handicappati di comodo sono infinite.
Con protagonisti insospettabili: Sempre a Roma, ad esempio, c’è una inchiesta a carico dell’ex vice comandante del secondo gruppo della polizia municipale per 2mila pass «sospetti» rilasciati a importanti imprenditori e commercianti per l’accesso alla zona a traffico limitato: il sospetto degli inquirenti è che a beneficarne possono essere stati politici o gente da loro raccomandata. Un’inchiesta-bomba che vanta un precedente (negativo) per i caschi bianchi della Capitale: l’allora comandante generale Giovanni Catanzaro, vicino all’Udc di cui si paventò una candidatura, beccato a parcheggiare l’auto in sosta vietata con un pass disabili intestato a un altro.

A Bologna son finiti nei guai due inflessibili dipietristi: Il primo è un consigliere provinciale, Paolo Nanni, che non ha restituito il pass intestato alla suocera morta da due anni. Nanni si è autosospeso dal partito (ma ha conservato lo scranno) e rischia di dover pagare 93mila euro di multa. La vettura del collega di partito Idv, il vicepresidente del Consiglio regionale Sandro Mandini, è finita invece fotografata in un parcheggio riservato ai disabili. Quando gliel’hanno fatto notare, ha spiegato: «L’hanno sistemata lì i miei collaboratori, perché io ero atteso a un convegno». Insieme a Napoli e Palermo, a sorpresa proprio Bologna è la capitale italiana dei permessi H: ogni 10mila guidatori, 402 hanno il cartellino arancione. Acquistarne uno fotocopiato costa 250 euro, dicono le indagini.

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