venerdì 7 gennaio 2011

7 Gennaio 1978 Strage di Acca Larentia



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Strage di Acca Larentia
Statobandiera Italia
LuogoRoma
ObiettivoGiovani del Fronte della Gioventù (MSI)
Data7 gennaio 1978
18:20
TipoAgguato con armi da fuoco
Morti3
Feriti1
EsecutoriMilitanti terroristi di estrema sinistra; un carabiniere
MotivazioneOmicidio a scopo politico; operazione di ordine pubblico
Strage di Acca Larentia è la denominazione giornalistica (impropria in quanto non è configurabile il reato di strage) del pluriomicidio a sfondo politico avvenuto a Roma alle 18.20 del7 gennaio 1978, in cui furono uccisi tre giovani attivisti del Fronte della Gioventù. Due di loro erano appena usciti dalla sede del Movimento Sociale Italiano di via Acca Larenzia, nel popolare quartiere Tuscolano, per un volantinaggio inerente ad un concerto del gruppo di musica alternativa Amici del Vento. Il terzo venne ucciso qualche ora dopo, durante gli scontri scoppiati con le forze dell'ordine in seguito ad una spontanea manifestazione di protesta organizzata davanti alla stessa sede dagli esponenti missini.


Appena usciti dalla sede, cinque giovani militanti di destra furono investiti dai colpi di diverse armi automatiche sparati da un gruppo di fuoco di 5 o 6 persone; uno di loro, Franco Bigonzetti, ventenne iscritto al primo anno di medicina e chirurgia, fu ucciso sul colpo. Vincenzo Segneri, seppur ferito ad un braccio, riuscì a rientrare nella sede del partito, dotata di porta blindata, assieme ad altri due: Maurizio Lupini e Giuseppe D'Audino, rimasti illesi.
Agguato
 [modifica]

L'ultimo del gruppo, Francesco Ciavatta, liceale diciottenne, pur essendo ferito, tentò di fuggire attraversando la scalinata situata al lato dell'ingresso della sezione ma, seguito dagli aggressori, fu colpito nuovamente alla schiena; morì in ambulanza durante il trasporto in ospedale.
Nelle ore seguenti, col diffondersi della notizia dell'agguato, una sgomenta folla, composta soprattutto da attivisti missini romani, si radunò sul luogo. Anche l'allora segretario nazionale del FdG Gianfranco Fini fu lievemente ferito da un lacrimogeno sparato dalla polizia[1] in seguito agli scontri che seguirono la protesta dei missini, giovani e non, accorsi da tutta Roma per protestare contro il duplice omicidio.
In seguito, per motivi ed in circostanze non chiare, scaturirono dei tafferugli che provocarono l'intervento delle forze dell'ordine con cariche e lancio di lacrimogeni. Le apparecchiature video di giornalisti RAI furono danneggiate. Si dice che tutto fosse cominciato poiché un giornalista, distrattamente (alcuni sostengono l'intenzionalità dell'atto), avrebbe gettato un mozzicone di sigaretta nel sangue rappreso sul terreno di una delle vittime della sparatoria.[2]
Per far fronte al tafferuglio creatosi, il Capitano dei Carabinieri Edoardo Sivori sparò ad altezza d'uomo, centrando in piena fronte il diciannovenne Stefano Recchioni, militante della sezione di Colle Oppio e chitarrista del gruppo di musica alternativa Janus, a cui il cantautore Fabrizio Marzi dedicò nel 1979 la canzone "Giovinezza"; il giovane morì dopo due giorni di agonia.
Alcuni mesi dopo l'accaduto il padre di Ciavatta, portiere di uno stabile in Via Deruta 19, si suicidò per la disperazione bevendo una bottiglia di acido muriatico.

Rivendicazione 

Il raid fu rivendicato alcuni giorni dopo tramite una cassetta audio fatta ritrovare accanto ad una pompa di benzina; la voce contraffatta di un giovane, a nome dei Nuclei Armati di Contropotere territoriale, dichiarò:
« Un nucleo armato, dopo un'accurata opera di controinformazione e controllo alla fogna di via Acca Larenzia, ha colpito i topi neri nell’esatto momento in cui questi stavano uscendo per compiere l'ennesima azione squadristica. Non si illudano i camerati, la lista è ancora lunga. »
(Rivendicazione della strage di Acca Larenzia a nome dei "Nuclei Armati di Contropotere territoriale")

Le indagini 

Per circa 10 anni le indagini non portarono a conclusioni: solo nel 1988 si scoprì che la mitraglietta Skorpion usata nell'azione fu la stessa usata in altri tre omicidi firmati dalle Brigate rosse, ossia quelli dell’economista Ezio Tarantelli, dell’ex sindaco di Firenze Lando Conti e del senatore Roberto Ruffilli.
Furono accusati degli ex militanti di Lotta Continua: Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari, Francesco de Martiis e Daniela Dolce.
Quest'ultima riuscì a non farsi catturare, rimanendo latitante, mentre Scrocca fu arrestato e si tolse la vita in cella il giorno dopo essere stato interrogato dai giudici.
Gli altri tre imputati, pur essendo arrestati, furono assolti in primo grado per insufficienza di prove.
L'arma impiegata nel 1978 scomparve negli anni in cui più forte fu l'attività dei brigatisti, ricomparendo a metà degli anni ottanta, nel periodo delle BR di Senzani[3], e più precisamente sette anni dopo[4], per venire poi usata anche per uccidere Lando Conti (10 febbraio 1986) e Ruffilli (16 aprile 1988).
L'agguato di Acca Larentia ha generato un'ulteriore recrudescenza nelle tensioni tra gli opposti estremismi e ha contribuito al mantenimento di quello stato di tensione che per molti anni ha accompagnato la storia della prima repubblica. Secondo Giorgio Galli è legittimo il dubbio che l'agguato sia stato "commissionato" ad elementi esterni al terrorismo politico, proprio con questa finalità.[3]

Il primo anniversario 

La vicenda ebbe un ulteriore strascico in occasione delle manifestazioni del primo anniversario. Il 10 gennaio 1979, infatti, scoppiarono di nuovo dei tumulti nel quartiere di Centocelle durante i quali l'agente di polizia in borghese Alessio Speranza sparò al diciassettenne Alberto Giaquinto, uccidendolo: successivamente l'agente fu prosciolto dall'accusa di omicidio.

Il trentesimo anniversario 

Il 7 gennaio 2008, come da tradizione, si è tenuta la fiaccolata in onore delle vittime della strage che da piazza San Giovanni attraversa la via Tuscolana fino al luogo della sparatoria, dove si ricordano i nomi dei tre ragazzi uccisi e si onora la memoria dei militanti di destra uccisi neglianni di piombo.
Dopo "30 anni di ingiustizia" (è l'espressione usate sui manifesti affissi nella capitale per pubblicizzare l'evento), il sindaco di Roma Walter Veltroni ha deciso di intitolare una strada romana alle tre vittime della strage, così come in passato per il trentennale del rogo di Primavalleera stato deciso di intitolare una strada ai due ragazzi uccisi.

Note 

  1. ^ Andrea Colombo, "Storia Nera", Cairo Editore, 2007
  2. ^ Il Tempo - Politica - Acca Larentia, strage senza colpevoli
  3. ^ a b Giorgio Galli, Piombo rosso. La storia completa della lotta armata dal 1970 a oggi, Baldini Castoldi Dalai, 2007.
  4. ^ omicidio Tarantelli, 27 marzo 1985

Bibliografia 

Voci correlate

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