Sesto San Giovanni, 9 gennaio 2011 – Ce lo hanno detto in tutti i modi: i sacchetti di plastica sono nemici dell’ambiente. Per metterli al bando non è bastato il buon senso, ma ci è voluta una legge. Così dal primo gennaio di quest’anno i sacchetti di plastica sono diventati ufficialmente proibiti. I primi ad accorgersene sono stati i consumatori che solitamente fanno la spesa al supermercato e che da qualche mese a questa parte hanno trovato alle casse dei grandi ipermercati sacchetti in Mater-B, poco resistenti e costosi (dai 5 ai 15 centesimi l’uno).
Non vale lo stesso per i clienti dei mercati settimanali: a Sesto San Giovanni, passeggiando per le bancarelle del sabato intorno a piazza Petazzi, quasi tutti hanno tra e mani un sacchetto di plastica. Gli ambulanti non si sono attrezzati e consegnano ai clienti la merce acquistata ancora nei tradizionali e inquinanti sacchetti di plastica. Tra loro, molti sono disinformati e non si sono posti il problema.
«Ho sentito parlare dell’entrata in vigore della nuova legge nei primi giorni dell’anno — ammette Lorena Gianlongo, ambulante che gestisce una bancarella di intimo e calze —. In realtà, però, non mi sono ancora informata sul da farsi. Spero che siano i miei fornitori di sacchetti a occuparsene e a propormi una soluzione. Se non sarà così, ci toccherà prendere sacchetti di carta e farli pagare al cliente. Ma per il momento non si pone il problema: devo ancora smaltire quelli che ho acquistato».
In effetti grazie al decreto milleproroghe la scadenza per il divieto assoluto di utilizzare sacchetti di plastica slitterà al 30 aprile per la grande distribuzione, alla fine di agosto per le strutture di vendita e per i piccoli negozi addirittura al 31 dicembre 2011. C’è tempo, dunque, per attrezzarsi, anche se per gli ambulanti l’impresa sembra essere più difficile rispetto ai colleghi dei negozi e della grande distribuzione.
«Nel nostro caso il divieto di utilizzare sacchetti di plastica è molto difficile da digerire — ammette Luca Nervi, immancabile al mercato sestese del sabato con la sua bancarella di pigiami —. In media i sacchetti di carta o biodegradabili costano molto di più di quelli in plastica. Al mercato si vendono prodotti a basso costo: nella mia bancarella ci sono pigiami da 10 euro. Se dovessi consegnarli al cliente in un sacchetto di carta che costa un quinto del prezzo del prodotto, è ovvio che per me la spesa non sarebbe sostenibile e dovrei farlo pagare all’acquirente».
Però una soluzione si deve trovare, anche con l’aiuto dei clienti, che dovrebbero portare con sé, soprattutto al mercato, contenitori per trasportare i prodotti che si possono riutilizzare e che renderebbero le cose più semplici ai commercianti. «Noi lo faccio da sempre — dicono Francesca Rizzi, pensionata che ogni sabato acquista prodotti tra le bancarelle del mercato, e suo marito Dino Garzilli —. Sia per l’età, che non ci permette più di portare pesi, sia per comodità, quando veniamo al mercato ci portiamo sempre il carrellino della spesa, così non facciamo fatica e non inquiniamo». Dello stesso parere anche Alessandro Pagani: «In macchina ho sempre un sacchetto di tessuto o di quelli riutilizzabili in vendita nei supermercati, così ce l’ho sempre a portata di mano per la spesa di tutti i giorni».
di Chiara Giaquinta
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