mercoledì 31 agosto 2011

Caso Battisti, Napolitano: "La decisione brasiliana è stata deplorevole"

Il presidente della Repubblica in una lettera ribadisce il suo punto di vista: "C'è stata una profonda lesione dei nostri diritti"

Roma - Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, interviene sulla mancata estradizione dal Brasile di Cesare Battisti e sottolinea, in una lettera pubblicata da "La Stampa", di aver "sempre promosso e sostenuto ogni iniziativa per ottenere dal Brasile la consegna di Battisti all’Italia". "Ho deplorato - scrive il Capo dello Stato nella lettera inviata dopo la pubblicazione del libro dell’ex giudice istruttore di Milano Giuliano Turone sul ’caso Battistì - la decisione, a noi contraria, del Supremo Tribunale Federale. L’esito negativo della procedura ha un significato profondamente lesivo del rispetto dovuto agli accordi sottoscritti e alle ragioni della lotta contro il terrorismo e per la difesa nel suo ordinamento costituzionale, che l’Italia ha condotto nella piena osservanza delle regole di uno Stato di diritto". "Sono ancora convinto - scrive ancora Napolitano - come già dissi nel gennaio 2011, che non siamo riusciti - istituzioni, politica, cultura ed espressioni civili - a far comprendere cosa abbia significato per noi la vicenda del terrorismo e quale forza straordinaria sia servita per batterlò. Sono quindi lieto - conclude Napolitano rivolgendosi direttamente al giudice istruttore - che nella sua opera, che non deve esserle costata poca fatica, lei mostri di condividere questa convinzione".

Rosa Bianca e Liliana Sciaccaluga.

Milano 31.08.1945 - Le sedute pubbliche del quarto Congresso del Partito Comunista Italiano si svolsero a Milano nel gennaio del 1948. Il servizio d’ordine che proteggeva, sorvegliava e bloccava l’accesso al palco dei dirigenti nazionali e dei delegati esteri era formato da circa cinquanta persone armati e in divisa militare con giubbotto di pelle marrone, dai bordi con lana di pecora. Sulla manica destra, cucito con cura, recava un triangolo di stoffa con la scritta “Volante Rossa”. Alcuni portavano sul petto una medaglia lucida di ferro sospesa legata ad un nastrino di colore rosso. Da un lato vi erano foglie di quercia in rilievo che sovrastavano la scritta “Brigata d?Assalto”; dall’altro vi era in primo piano una figura che imbracciava e mirava con il fucile. Generalmente gli uomini si spostavano insieme, viaggiando su alcuni camion Dodge, trafugati alle forze armate statunitensi. A volte, nelle rare occasioni di parata in pubblico per le strade della città, cantavano una marcia di origine russa adattata con parole italiane. Il gruppo storico della famigerata Volante Rossa, sorse nell’estate del 1945, come risposta alle riorganizzazioni neofasciste, per volontà di alcuni ex partigiani appartenenti alla Brigata comunista Garibaldi Valgrande Martire. La sede, fu collocata presso la Casa del Popolo di Lambrate in via Conte Rosso, mentre la direzione fu affidata a Giulio Piaggio, soprannominato Tenente Alvaro, ed ex comandante della Brigata Garibaldi. Operaio elettrotecnico presso la fabbrica Bezzi, riuscì ad ottenere l’esonero dal servizio militare come elemento insostituibile per la produzione aziendale. Già a partire dalla fine di agosto del 1945 si ebbe notizia di una prima esecuzione sommaria attribuita alla Volante Rossa. Grazie alle indagini condotte dalla Magistratura e al lavoro della stampa per la divulgazione della notizia stessa, fu svelato il mistero dell’assassinio della famiglia Sciaccaluga. La signora Sciaccaluga Rosa Bianca e la figlia Liliana, fanatiche fasciste, si erano trasferite a Milano quattro mesi prima, per sfuggire alle persecuzioni dei partigiani. Il marito, Stefano, fu giustiziato il 26 aprile mentre tornava da Brescia in divisa da ufficiale della Decima Flottiglia Mas. Le due donne vivevano in una camera di pensione presso la casa in via Pindemonte, a Porta Monforte. Nel giugno dello stesso anno, avevano subito una perquisizione ad opera di presunti agenti del Commissariato di Magenta. Il 31 agosto, intorno alle diciassette, furono invitate, dagli stessi uomini, a recarsi presso gli uffici amministrativi. Entrambe furono ritrovate alcuni giorni dopo nello stagno della cava Gaslini, cinquanta metri dal cimitero di Corsico, 
uccise da un colpo di rivoltella sparato a bruciapelo al volto.
http://libero-mente.blogspot.com/2011/08/rosa-bianca-e-liliana-sciaccaluga.html

Il Comune di Sesto: parte civile se sarà processo

La decisione per garantire "il ristoro del prestigio e della onorabilità della città"

Aree ex Falck
Sesto San Giovanni, 31 agosto 2011 - "Alla luce delle inchieste della Procura di Monza - ha reso noto la Giunta comunale di Sesto San Giovanni - ha deciso che, se e quando ci sarà un rinvio a giudizio di persone accusate di avere agito contro la Pubblica amministrazione di Sesto San Giovanni, si costruirà parte civile per il ristoro del prestigio e della onorabilità della città".

L’inchiesta è quella che vede indagato, tra gli altri, l’ex presidente della Provincia di Milano ed ex sindaco del centro del milanese, Filippo Penati, per presunte tangenti relative all’area Falck.

martedì 30 agosto 2011

Eurogendfor, la nuova polizia europea con poteri illimitati



Praticamente non ne ha parlato nessuno. Praticamente la ratifica di Camera e Senato è avvenuta all’unanimità. Praticamente stiamo per finire nelle mani di una superpolizia dai poteri pressoché illimitati. Che sulla carta è europea, ma che nei fatti è sotto la supervisione statunitense. Tanto è vero che la sede centrale si trova a Vicenza, la stessa città dove c’è il famigerato Camp Ederle delle truppe USA

Alzi la mano chi sa cos’è il trattato di Velsen. Domanda retorica: nessuno. Eppure in questa piccola città olandese è stato posto in calce un tassello decisivo nel mosaico del nuovo ordine europeo e mondiale. Una tappa del processo di smantellamento della sovranità nazionale, portato avanti di nascosto, nel silenzio tipico dei ladri e delle canaglie. 

Il Trattato Eurogendfor venne firmato a Velsen il 18 ottobre 2007 da Francia, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e Italia. L’acronimo sta per Forza di Gendarmeria Europea (EGF): in sostanza è la futura polizia militare d’Europa. E non solo. Per capire esattamente che cos’è, leggiamone qualche passo. I compiti: «condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici» (art. 4). Il raggio d’azione: «EUROGENDFOR potrà essere messa a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche» (art. 5). La sede e la cabina di comando: «la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a Vicenza (Italia). Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN – ovvero - l’Alto Comitato Interministeriale. Costituisce l’organo decisionale che governa EUROGENDFOR» (art. 3). 

Ricapitolando: la Gendarmeria europea assume tutte le funzioni delle normali forze dell’ordine (carabinieri e polizia), indagini e arresti compresi; la Nato, cioè gli Stati Uniti, avranno voce in capitolo nella sua gestione operativa; il nuovo corpo risponde esclusivamente a un comitato interministeriale, composto dai ministri degli Esteri e della Difesa dei paesi firmatari. In pratica, significa che avremo per le strade poliziotti veri e propri, che non si limitano a missioni militari, sottoposti alla supervisione di un’organizzazione sovranazionale in mano a una potenza extraeuropea cioè gli Usa, e che, come se non bastasse, è svincolata dal controllo del governo e del parlamento nazionali. 

Ma non è finita. L’EGF gode di una totale immunità: inviolabili locali, beni e archivi (art. 21 e 22); le comunicazioni non possono essere intercettate (art. 23); i danni a proprietà o persone non possono essere indennizzati (art. 28); i gendarmi non possono essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei paesi ospitanti (art. 29). Come si evince chiaramente, una serie di privilegi inconcepibili in uno Stato di diritto. 

Il 14 maggio 2010 la Camera dei Deputati della Repubblica Italiana ratifica l’accordo. Presenti 443, votanti 442, astenuti 1. Hanno votato sì 442: tutti, nessuno escluso. Poco dopo anche il Senato dà il via libera, anche qui all’unanimità. Il 12 giugno il Trattato di Velsen entra in vigore in Italia. La legge di ratifica n° 84 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Come  ha fatto notare il giornalista che ha scovato la notizia, il freelance Gianni Lannes (uno con due coglioni così, che per le sue inchieste ora gira con la scorta), non soltanto è una vergogna constatare che i nostri parlamentari sanciscano una palese espropriazione di sovranità senza aver neppure letto i 47 articoli che la attestano, ma anche che sia passata inosservata un’anomalia clamorosa. Il quartiere generale europeo è insediato a Vicenza nella caserma dei carabinieri “Chinotto” fin dal 2006. La ratifica è dell’anno scorso. E a Vicenza da decenni ha sede Camp Ederle, a cui nel 2013 si affiancherà la seconda base statunitense al Dal Molin che è una sede dell’Africom, il comando americano per il quadrante mediterraneo-africano. 

La deduzione è quasi ovvia: aver scelto proprio Vicenza sta a significare che la Gestapo europea dipende, e alla luce del sole, dal Pentagono. Ogni 25 Aprile i patetici onanisti della memoria si scannano sul fascismo e sull’antifascismo, mentre oggi serve un’altra Liberazione: da questa Europa e dal suo padrone, gli Stati Uniti.FONTE:  http://www.senzasoste.it/istituzioni-totali/eurogendfor-la-nuova-polizia-europea-con-poteri-illimitati

Il nuovo percorso pedonale per ciechi termina contro un muro L'opera sbagliata è stata realizzata all'interno delle opere per la riqualificazione del centro di Cinisello. Il percorso segnalato si interrompe contro una parete


Un non vedente in un incrocio (pasqualebove)
Cinisello Balsamo, 30 agosto 2011 - Le opere di riqualificazione del centro cittadino, eseguite in occasione della posa dei binari per la nuova tranvia, sono da tempo al centro di polemiche e critiche a volte aspre.
L’ufficio tecnico comunale e la società che ha appaltato le opere, Metropolitana Milanese, fino a qualche mese fa si rimbalzavano le responsabilità persino sulle manutenzioni da eseguire ai semafori. Ma è sufficiente fare una rapida passeggiata lungo le vie attraversate dal tram per scoprire diverse opere discutibili.
Per esempio, nessuno si è mai occupato dei percorsi per ciechi realizzati in prossimità delle diverse stazioni del tram. Più precisamente, alla fermata di via Frova, (in direzione Nord), qualunque ipovedente dovesse affidarsi al percorso per ciechi realizzato con una pavimentazione speciale, finirebbe dritto contro un muro. Il percorso segnalato, che per altro si dovrebbe dirigere verso il palazzo municipale di via XXV Aprile, si esaurisce bruscamente contro un muro bianco della lavanderia di via Frova.
Insomma, quel che si dice un percorso a fondo cieco. Ciò che colpisce, è che a tre anni dalla fine dei lavori, nessuno si è ancora occupato di sistemare quella che è un’opera palesemente sbagliata. A meno che si pensi che i percorsi per ciechi siano solamente di bellezza, invece che utili.
di Rosario Palazzolo

lunedì 29 agosto 2011

Rientro dalle vacanze col morto

di Marcello Veneziani

Nel mesto rientro dalle vacanze ho notato una massiccia presenza di auto che portavano una bara sul por­tabagagli. In un primo tempo pensavo che fossero barche e mi sorprendeva vedere grandi famiglie avventurarsi con barche così piccole, da un paio di metri; e poi dicono degli scafisti libici. Ma quando ho notato che la stessa im­barcazione sormontava auto reduci dalla montagna o da località remote da mari e laghi, ho avuto la macabra in­tuizione: quelle auto tristi che tornano dalle ferie recano un feretro sulla cap­potta.

Esclusa l’ipotesi che siano va­canzieri previdenti che oltre la valiget­ta dei medicinali si portano la bara in caso di malore irreparabile, così da evi­tare lunghe attese per i soccorsi e non pregiudicare le vacanze dei congiunti, già pagate, ho provato a congetturare il contenuto della bara: 1) è il nonno de­ceduto ma non dichiarato, per conti­nuare a riscuotere la sua pensione (oc­cultamento itinerante di cadavere); 2) è la nonna a cui avevano promesso di portarla in vacanza, lei è deceduta ma la promessa è stata mantenuta (turi­smo post­mortem); 3) è un parente tu­mulato sul portabagagli per il costo esagerato dei loculi (la tombamobile, che col Suv diventa una cappella am­bulante); 4) hanno ucciso qualcuno ma non sapendo dove nasconderlo e premendo le ferie lo hanno portato in­sieme in vacanza (vittima d’asporto per crimini d’agosto).

Non avevo pen­sato che gli italiani anche per due setti­mane di vacanza si portano mezza ca­sa con loro. Ma incolonnati col baule, a passo di funerale, sembrava un rientro col morto.

http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/rientro_vacanze_morto/29-08-2011/articolo-id=542548-page=0-comments=1

Le cabine rottamate dai cellulari Ma con una telefonata si salvano

Addio vecchie cabine telefoniche. Anche per loro è giunto, in via definitiva, il tempo della rottamazione. «Colpa» dei cellulari. E così l'Agcom, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha autorizzato Telecom a dismettere tutti i telefoni pubblici in eccesso, con la sola eccezione delle cabine ubicate in scuole, caserme e ospedali, e per quelle per cui cittadini e comuni faranno richiesta. Già, perché alcune di esse potranno salvarsi: cittadini ed enti pubblici e privati dovranno però inviare una mail a cabinatelefonica@agcom.it.

Cina, guerra ai dissidenti: "Sì al sequestro per legge" Proposta choc: detenzioni senza avvisare le famiglie

Pechino teme il contagio. Gli attivisti: "Preoccupante l'aumento di potere alla polizia". Tra i più noti dissidenti scomparsi, l'artista Ai Weiwei

Poliziotti antisommossa in Cina (Reuters)
PECHINO, 28 agosto 2011 -  ‘SCOMPARSE’ legalizzate. Ecco la risposta del governo cinese all’azione dei dissidenti. Il progetto è quello di trasformare in legge il ‘confino’ dei sospetti. Procedura ampiamente usata da Pechino nell’ultimo anno e che si è drasticamente intensificata nel periodo della ‘primavera araba’ per il terrore del contagio sulla popolazione. Gli emendamenti proposti alla legge che prevede l’istituto della ‘residenza sorvegliata’, una variante degli arresti domiciliari, permetterebbero alla polizia di detenere per sei mesi i sospetti in località di sua scelta senza l’obbligo di avvertire le loro famiglie.
Di fatto questo è quello che è successo nei mesi scorsi a decine di attivisti per i diritti umani e di dissidenti, il più noto dei quali è l’artista Ai Weiwei. Nicholas Bequelin, ricercatore di Human Rights Watch esperto della Cina, afferma che gli emendamenti, se saranno tradotti in legge, indicherebbero una «preoccupante espansione dei poteri della polizia». Bequelin sottolinea poi che gli emendamenti sono in contraddizione con gli obblighi che la Cina ha assunto firmando la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Pechino ha sottoscritto la Convenzione nel 1998, ma l’Assemblea Nazionale del Popolo, equivalente di un Parlamento occidentale, non ha ancora ratificato l’adesione.
r. est. 

Penati e le tangenti in commissione di garanzia

Il Pd cerca di fare chiarezza sui fatti e le accuse che coinvolgono il consigliere regionale. Penati ha deciso di autosospendersi dal Partito Democratico e di uscire dal gruppo consiliare regionale, per "scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche" e "per non creare problemi e imbarazzi al Partito".

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Il 20 luglio Filippo Penati è stato indagato dalla Procura della Repubblica di Monza per concussione e corruzione in merito a presunte tangenti intascate sulla riqualificazione dell'ex Area Falck di Sesto San Giovanni.
Ci sono in ballo quattro "fatture" da circa 620 mila euro l'una e una "richiesta" di altri "2 miliardi di lire", per un totale di quasi 3,5 milioni di euro. Questa è la cifra stimata dai pm di Monza che l'imprenditore Giuseppe Pasini avrebbe dovuto versare alle "cooperative emiliane" su indicazione di Penati, il dimissionario esponente Pd ed ex capo della segreteria politica di Pier Luigi Bersani.

A un mese dall'iscrizione nel registro degli indagati la polemica non si è mai fermata.

BORGHEZIO: SARANNO ANTIXENOFOBI E ANTIFASCISTI, MA LADRI
"L'Italia amministrata dalla Sinistra è tutta una Sesto San Giovanni''. Lo afferma in una nota l'europarlamentare della Lega Mario Borghezio commentando la vicenda delle tangenti che vede coinvolto Penati. ''Inutile e persino grottesca l'inquietudine di certi esponenti del Pd che implorano Penati di rinunciare alla prescrizione, illudendosipenosamente di poter preservare cosi' l'immagine di 'diversita'' morale degli amministratori di sinistra''.
''La realta', come tutti gli addetti ai lavori ben sanno - aggiunge - e' invece molto diversa e si puo' sintetizzare inquesta frase, che mi auguro nessuno osi contestare: 'Tutta l'Italia amministrata dalla sinistra e' un 'immensa Sesto San Giovanni', finora beneficata da una, diciamo, benevola disattenzione della magistratura inquirenti. Antifascista,antirazzisti, antixenofobi a diciotto carati, certamente. Ma ladri''.
GASPARRI, PENATI? E' UN GREGANTI AL CUBO
"La vicenda Penati dimostra una serie di cose. In primo luogo colpisce il fatto che nei confronti del braccio destro di Bersani alcuni magistrati muovano accuse di corruzione causando un effetto prescrizione che in altri casi avrebbe fatto gridare allo scandalo. Altri magistrati contestano la mancata accusa di concussione che avrebbe determinato ben altre conseguenze. Si conferma poi il sospetto che nel mondo del Pd sia proseguito un illecito sistema di finanziamento al partito in quanto tale, pi- che la corruzione dei singoli''. Lo afferma in una nota il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri sottolineando che ''la storia della sinistra è piena di vicende del genere. E non è un caso che oggi insorgano politici-giornalisti in difesa del sistema Sesto''. ''Penati - prosegue Gasparri - è stato il braccio destro di Bersani. E appare risibile immaginare che il segretario del Pd non conosca logiche e fatti che emergono dal caso Penati. Intrecci con imprese che passavano dai capi Ds-Pd e poi dai
potentati locali. Per definire vicende inquietanti come quella dell'autostrada Serravalle. Bersani nasce e vive dentro vicende di questo tipo. Urli pure ma non allontana i sospetti che gravano sulla sua parte politica. Non siamo insomma di fronte a un 'mariuolo', ma davanti a un sistema, antico e mai morto. Penati è un Greganti al cubo. Avendo riunito nella sua persona funzioni di massimo livello politico con altre e meno nobili incombenze. Certamente - conclude - la vicenda non finisce qui. E serve a poco tessere le lodi del modello Sesto negando l'evidenza".

RENZI: NESSUN DUBBIO SU BUONA FEDE DI BERSANI
"Non ho motivi per mettere in discussione la buona fede di Bersani; pero' c'e' molta apprensione nel
quartier generale, la questione e' umorale oltre che morale". E' quanto afferma il sindaco di Firenze ed esponente del Partito democratico, Matteo Renzi intervistato dal 'Corriere della sera' sul caso Penati e la situazione nel Pd.
Renzi suggerisce a Bersani: "Lancerei un appello pubblico a Filippo Penati, perche' rinunci alla prescrizione: un bel gesto. Mi auguro che possa provare la sua innocenza. La vicenda sembra abnorme, io pero' sono sempre garantista e il garantismo non va esercitato solo per la propria parte. Penati - aggiunge - ha fatto due passi indietro, che a destra neanche sotto tortura... Ma dovrebbe fare anche il terzo, lasciare il Consiglio regionale, senno' pare una furbizia e gli italiani non reggono piu' le furbizie". Piu' in generale, Renzi osserva: "Non ho mai creduto nella
diversita' etica del centrosinistra; la differenza e' fra chi scappa davanti ai giudici e chi si difende". Quindi, "sarebbe meglio la rinuncia alla prescrizione" perche', spiega, "non possiamo accusare Berlusconi di sfruttare la prescrizione e poi utilizzarla: suona strano".
VIOLANTE: PENATI ALLONTANI SU DI NOI L'OMBRA DEL SOSPETTO
"Non possiamo essere duri e rigorosi con i nostri avversari politici e poi permissivi con noi stessi". Lo sottolinea Luciano Violante, ex presidente della Camera, in una intervista al 'Quotidiano nazionale', parlando del caso Pionati. "Io non devo dare lezioni a nessuno. Pero' e' arrivato il momento che si decisa: o si dimette da consigliere regionale della Lombardia o rinuncia alla prescrizione. Questa situazione e' in grado di risolverla solo lui".
"Non possiamo criticare gli esponenti del Pdl sotto processo -avverte Violante- e poi essere permissivi con i nostriesponenti, di qualsiasi livello, dobbiamo essere coerenti. Bersani ha fatto quello che poteva fare, il problema e' Penati, che deve allontanare l'ombra del sospetto dal partito".
PD CONVOCA COMMISSIONE GARANZIA
A seguito degli sviluppi del caso Filippo Penati - si legge in una nota del Partito Democratico - il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e il presidente della Commissione nazionale di garanzia del Pd, Luigi Berlinguer, hanno ritenuto opportuno che si avvii un'azione di immediata verifica a tutela della onorabilità del partito. A questo scopo ilpresidente Berlinguer ha deciso di invitare Filippo Penati ad ottemperare al dovere - previsto dallo stesso codice etico del Pd - di informare tempestivamente la Commissione provinciale di garanzia di Milano sui fatti che, allo stato delle indagini, lo hanno investito. Anche in funzione di quanto stabilito dallo statuto del partito, che affida alla Commissione nazionale di garanzia la vigilanza sulla correttezza dei comportamenti politici, il presidente Berlinguer ha convocato una riunione della Commissione stessa per il giorno 5 settembre al fine di esaminare le iniziative da porre in essere nel quadro di una concreta azione di vigilanza.

BERSANI: IL PD DIRA' LA SUA
"Il partito dira' la sua -sottolinea Bersani riferendosi al lavoro che e' stato affidato alla Cng- alla luce delle valutazioni e delle determinazioni che faro' la commissione di garanzia, prevista dallo statuto del partito come organismo preposto". La commissione di garanzia (che Bersani definisce "il nostro tribunale interno") ha "a sua disposizione una gamma di interventi che comprendono anche l'espulsione". Mentre "sull'aspetto giudiziario sara' lui a dover valutare", lasciando intendere chiaramente che un'eventuale rinuncia alla prescrizione e' una decisione che deve prendere Penati.
PENATI: DISPONIBILE A FORNIRE QUANTO E' UTILE A RICOSTRUZIONE FATTI
"Desidero comunicare che ho informato il Partito democratico della mia totale disponibilita' a mettere a disposizione della commissione provinciale di Milano quanto utile per la ricostruzione dei fatti che mi hanno, come e' noto,investito". Ad affermarlo e' Filippo Penati coinvolto nell'inchiesta della Procura di Monza su un presunto giro di tangenti. "Ho altresi' informato il Pd -aggiunge - che ho richiesto ai miei legali di essere a disposizione , tenuto conto dei vincoli processuali attualmente in essere, per fornire eventuali chiarimenti tecnico giuridici".

domenica 28 agosto 2011

Machu Picchu, turisti e clima lo distruggono 27

Le mura del Machu Picchu, la splendida citta' Inca considerata una delle sette meraviglie del mondo, messe a rischio dall'attacco di insospettabili invasori: i licheni, vegetali formati dall' unione di alghe e funghi che corrodono le centenarie pietre. A lanciare l'allarme e' stata la Direzione regionale della cultura di Cusco (Drc), che ha chiesto un rapido intervento di una squadra di esperti dell'Unesco per ''fermare l'avanzamento di queste sostanze nocive che stanno mettendo in pericolo le pietre della cittadina''.

L'infausta comitiva di vegetali, affermano gli esperti, potrebbe rompere il primo strato delle pietre, danneggiandole definitivamente. ''E' un problema grave e per questo stiamo chiedendo un rapido intervento tecnico: e' necessario almeno un anno di studi approfonditi per giungere a una soluzione'', ha sottolineato David Ugarte Vega, direttore della Drc. ''I licheni sono noti come specie che intaccano la porosita' delle pietre e posso produrre una grave alterazione chimica delle medesime'', ha aggiunto Gladis Huallparimachi, specialista della Drc, che ha anche indicato i motivi dell'avanzamento dei fughi e delle alghe. Per esempio, fattori climatici, come l'aumento di pioggia, vento e umidita', ma anche umani, turismo in primis.

Un tema, quello del flusso non controllato del turismo verso la citta' inca che da tempo e' motivo di dibattito in Peru'. La polemica e' cresciuta negli ultimi mesi in occasione dell'aumento delle visite turistiche per le celebrazioni del centenario della scoperta, nel 1911, della citta' perduta degli inca da parte dello scientifico statunitense Hiram Bingham. La Ugm, l'Unita' di gestione del Machu Picchu, sta per questo lavorando per fissare un tetto giornaliero di ingressi al sito archeologico, che riceve oltre 2.500 persone al giorno. Lo scorso giugno l'Unesco ha deciso di non inserire il Machu Picchu, che e' patrimonio dell'umanita', nell'elenco generale dei siti d'interresse archeologico a rischio d'estinzione.

E ha chiesto alle autoriuta' peruviane un rapporto entro il febbraio del 2012 sul mantenimento del sito, segnalando la necessita' di rivedere la capacita' di ricezione turistica del luogo Le autorita' hanno d'altro lato fissato per la meta piu' visitata del Peru' un tetto massimo di due milioni di viste all'anno. La scoperta dei licheni giunge dunque in un momento in cui tutti gli occhi sono puntati sul Machu Picchu. Gli esperti locali si sono rimboccati le maniche e stanno gia' studiando le cause dell'avanzata delle sostanze nocive: ''I nostri studiosi stanno portando avanti le analisi tossicologiche necessari e hanno gia' individuato 47 specie diverse di licheni'', ha rassicurato Fernadno Astete, direttore del sito archeologico.

PROTEGGE IL CUORE


28 agosto 2011 10:52
Rai SALUTE,RIDERE DI CUORE La risata, quando proviene dal cuore, protegge e salva il cuore. E' questo il risultato che i ricercatori dell'università statunitense del Maryland presenteranno al Congresso europeo di Cardiologia, che si apre oggi a Parigi. Il loro studio ha monitorato l'impatto del buonumore sulla salute. Basta un buon film comico, ha spiegato lo specialista italiano Roberto Ferrari, per mettere al sicuro il nostro cuore. Ridere per almeno 15 minuti ogni giorno produce lo stesso effetto dello sport e dei farmaci anticolesterolo. Ma attenzione, l'ilarità deve essere piena: un sorriso o un ghigno non bastano.

sabato 27 agosto 2011

Lourdes, il silenzio della fede

Lourdes, il silenzio della fede
26 agosto 2011 18:43

di Maurizio Iorio

Lourdes, detto senza timor di blasfemia, è più famosa di Las Vegas. Le due città sono, per certi versi, il diavolo e l’acquasanta della modernità. Inutile, quindi, dilungarsi sulle meraviglie artistiche (poche) del piccolo centro dei Pirenei, che per la sua giovane età non ha beneficiato di pontefici mecenati e megalomani disposti ad aprire la borsa per omaggiare la grandezza di Dio e (molto) la propria. Forse proprio per questa sua estetica spartana, Lourdes riesce ad adempiere al ruolo di città mariana per eccellenza, meta annuale di quasi 6 milioni di pellegrini, due dei quali italiani. Oltre che essere meta di pellegrinaggio e luogo di aspettative miracolistiche, e quindi riservata per sua natura agli iniziati, la piccola città pirenaica può adempiere anche al difficile ruolo di esplicatore didattico della fede. Qui gli “odifreddiani”, gli atei fondamentalisti, gli agnostici e i miscredenti vari, se colti da improvviso desiderio di conoscenza, possono, se non trovare la fede, quanto meno comprenderla. Tanto per tornare all’irriguardoso paragone iniziale, il pregiudizio che alberga nella mente di chi a Lourdes non c’è mai stato, è che possa essere un supermercato del Cristianesimo, una Conad della fede, dove si vendono indulgenze, si promettono miracoli e si dispensano assoluzioni a pioggia. Di fatto, la realtà smentisce l’immaginazione. Lourdes è un luogo di culto che è autenticamente intriso di “fede”, e il merchandising assai trash che offrono le botteghe locali non cozza più di tanto con l’aura mistica che aleggia sulla città. Come racconta padre Giancarlo Iollo, sacerdote dell’ordine degli Oblati di Maria Immacolata, addetto al servizio giovani, dei sei milioni di fedeli/turisti, probabilmente sono solo un milione quelli che arrivano in pellegrinaggio. Gli altri vanno a toccare con mano, con una sorta di miscredenza inconscia, il luogo dove, “forse”, qualcosa può accadere.

Lourdes e i giovani
A smentire un altro pregiudizio consolidato, e cioè che Lourdes sia un gerontocomio a cielo aperto, è la presenza visibile di migliaia di giovani, molti appena adolescenti che, nella spianata della basilica, testimoniano con una presenza silenziosa e dedicata la voglia di partecipare, assistono i malati, fanno servizio d’ordine, aiutano l’organizzazione. Insomma, volontariato autentico e disinteressato. “Non è poi così vero che la civiltà contemporanea abbia allontanato i giovani dalla fede – puntualizza padre Iollo –, e per molti di loro la possibilità di vivere in una comunità internazionale, di conoscere coetanei, di condividere esperienze, non solo religiose, è un grande stimolo per l’ anima”. E’ per questo che la città s ha un significato che travalica quello di traguardo finale della fede, ma assume piuttosto quello di punto di partenza, di abbecedario per neofiti. Ragion per cui i teen-agers che si incontrano in città sembrano molto diversi dai piccoli dittatori viziati da una civiltà che lobotomizza il cervello in cambio di telefonini e abiti griffati. Di fatto, Lourdes sembra un luogo sospeso nel cielo, ovattato nel suo silenzio irreale, dove persino le auto smarmittano con discrezione, dove l’educazione ed il rispetto ritrovano il loro significato originario.

Meta religiosa, ma anche turistica
Lasciandoci alle spalle le considerazioni spirituali, si può passare più prosaicamente a quelle prettamente turistiche. Lourdes è posizionata un una splendida valle in mezzo ai Pirenei, che sovrastano senza intimidire, lussureggianti ed accoglienti. Inutile enumerare le (poche) vestigia artistiche della città, che si è sviluppata intorno alla grotta di Bernadette da poco più di un secolo. Un salto allo Chateau Fort, l’antico forte militare di origine romana, che sorveglia la città dall’alto, bisogna farlo. Interessante il museo interno su tradizioni, costumi e artigianato locali. Il panorama è splendido, e diventa mozzafiato se ci si inerpica fino ai mille metri (7 minuti con la funicolare) del Pic du Jer, da dove si possono ammirare tutte le vette più alte dei Pirenei, d’estate ancora coperte di neve. Una volta sul Pic, vale la pena di visitare le grotte carsiche più alte di Francia, scavate nel corso dei millenni dall’acqua dei ghiacciai infiltrata nella montagna. Il Pic è anche un punto di partenza per passeggiare nel parco nazionale circostante, per fare trekking, oppure, se si hanno fegato e capacità, per buttarsi a valle con la mountain bike. Pochi minuti di adrenalina, e poi si risale di nuovo con la funicolare, pronti ad un’altra discesa. E la sera, cena spartana, anche negli hotel quattro stelle, “per rispetto del luogo”, come tengono a precisare i proprietari dell’ hotel più “lussuoso” della città, due italiani che hanno deciso di investire capitali ed energie, nel più antico hotel di Lourdes, ristruttutturato, ma “senza orpelli”.

Ufficiale lo sciopero dei calciatori, la serie A non parte




) - E' ufficiale, la serie A non partirà questo fine settimana a causa dello sciopero dei calciatori. Ci hanno provato fino all'ultimo minuto, tra rinvii e molteplici tentativi. Ma l'Assocalciatori non ce l'ha fatta a convincere la Lega di serie A a scendere in campo per la prima giornata di campionato in programma nel weekend. "Abbiamo teso la mano fino all'ultimo. I giocatori sono dispiaciuti, non possono scendere in campo. La Lega cerca la rottura da un anno e mezzo", ha commentato un dispiaciuto Damiano Tommasi, presidente dell'Aic. "L'assocalciatori prende atto della risposta negativa della Lega alla sua ultima proposta, e conferma pertanto l'intenzione di non scendere in campo per la prima giornata di campionato": è il comunicato ufficiale dell'Aic, che proclama lo sciopero. Va ricordato che già nella prima mattinata Tommasi aveva proposto alla Lega di serie A un contratto ponte fino al 30 giugno 2012 per poter consentire il via del torneo: ma il presidente Beretta ha risposto no. L'appuntamento per l'inizio del campionato, se arriverà la fumata bianca, è per il 10 e 11 settembre con la seconda giornata: "Ora ci confronteremo di nuovo, la nostra posizione è che senza il contratto collettivo non vogliamo iniziare il campionato. Non è che ci fermiamo adesso e va bene così...", ha aggiunto Tommasi. Dsp/Sar-Cer

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venerdì 26 agosto 2011

Tangenti ex aree Falck, ricorso in Procura per l'arresto di Penati LE TAPPE DEL CASO

Il gip di Monza, Anna Magelli aveva bocciato la richiesta di custodia cautelare in carcere per l’esponente del Pd, riqualificando i reati in corruzione per episodi che a detta del giudice sono prescritti malgrado i gravi indizi di colpevolezza
Filippo Penati (Newpress)

Milano, 26 agosto 2011 - I pm di Monza Walter Mapelli e Franca Macchiahanno già depositato al tribunale del riesame di Monza il ricorso per chiedere l’arresto in carcere di Filippo Penati, indagato per concussione, corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell’inchiesta su un presunto giro di tangenti relative alle aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni. Infatti, il gip di Monza, Anna Magelli ha bocciato la richiesta di custodia cautelare in carcere per l’esponente del Pd, riqualificando i reati in corruzione per episodi che a detta del giudice sono prescritti malgrado i gravi indizi di colpevolezza.

L’ordinanza del giudice è del 10 agosto scorso e i pm avevano a disposizione 10 giorni di tempo per fare ricorso al riesame e dunque nei giorni scorsi hanno depositato l’appello al tribunale per chiedere il carcere per Penati e per il suo ex braccio destro Giordano Vimercati, la cui richiesta d’arresto era sempre stata negata dal gip.

Si svolgeranno invece lunedì mattina nel carcere di Monza gli interrogatori di garanzia, davanti al gip, di Pasqualino Di Leva, ex assessore all’edilizia al Comune di Sesto, e dell’architetto Marco Magni, entrambi finiti in carcere ieri con l’accusa di corruzione.

http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2011/08/26/569256-tangenti_aree_falck.shtml

Magistrati fuori ruolo alla sbarra: lo scandalo del doppio stipendio


Percepire stipendi da capogiro, maturare scatti di anzianità e beneficiare delle promozioni... per un lavoro non svolto. Lo scandalo dei fuori ruolo tra le toghe italiane


"Tra Consiglio di Stato, Tar, Corte dei conti, Avvocatura dello Stato e magistratura ordinaria, sono fuori ruolo circa 300 magistrati che mantengono il loro trattamento economico percependo un'indennità di funzione che a volte supera lo stipendio". E' quanto si legge in un articolo a firma di Milena Gabanelli e Bernardo Iovine, su un tema già oggetto di una precedente inchiesta di Report.

Si tratta della legge che permette ai dipendenti pubblici di essere 'prestati' temporaneamente ad altri incarichi al servizio dello Stato, conservando il trattamento economico fondamentale, al quale si aggiunge l'indennità per il lavoro 'parallelo'.
Il caso dei magistrati viene legittimamente definito "uno scandalo": i cosiddetti 'fuori ruolo' lasciano le funzioni giudiziarie e svolgono funzioni amministrative, conservando lo status di giudice e continuando a percepire uno stipendio che va dai 5 ai 10 mila euro netti mensili, a maturare scatti di anzianità e a beneficiare delle promozioni per un lavoro che non svolgono.

L'élite dei magistrati 'in prestito' costituisce una "supercasta di potere, che è quella che realmente regola i rapporti con la politica", scrive Anna Maria Greco su Panorama. La carrellata dei protagonisti della 'carriera parallela' è ampia, solo per citarne alcuni: Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust; Lamberto Cardia, presidente della Consob, Franco Frattini, ministro... Stipendi da capogiro, grazie a una legge che consente di elargire, solo ai magistrati fuori ruolo, almeno venti milioni di euro l'anno - riporta Milena Gabanelli - per un lavoro che non svolgono più. Venti milioni che non risolverebbero il problema del deficit italiano ma che forse potrebbero essere spesi meglio, in uno Stato che non esita a imporre tagli all'istruzione e al welfare, che gravano pesantemente sui comuni cittadini.

Il problema non è solo di natura economica. Gli incarichi nei palazzi della politica sono spesso offerti ai giudici con criteri discrezionali, senza concorso, su base fiduciaria. E si può supporre non sia facile tornare, alla scadenza dell'incarico, ad esercitare il "potere giurisdizionale", dopo tanti anni trascorsi negli uffici dei Ministeri.
Last but not least, i 300 magistrati "fuori ruolo" non vengono sostituiti, sottraendo così una risorsa ingente alla macchina della Giustizia, già cronicamente in affanno.

Impedire che si protraggano certi privilegi, ad esempio con una legge che vieti il cumulo delle retribuzioni, proprio quando è all'ordine del giorno una manovra finanziaria "lacrime e sangue", dovrebbe essere una priorità. Ma le misure anticrisi si rivolgono altrove.

virgilio.it

giovedì 25 agosto 2011

Acqua minerale "d'oro"

Il caldo torrido che sta imperversando in Italia spinge i consumatori ad aumentare il consumo di acqua ma a caro prezzo. Rispetto allo scorso anno gli aumenti per le minerali si attestano al 2%, con punte per il mezzo litro dal 2,4% al 6,6%. A rilevarlo è un'indagine dell'Adoc, l’Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori.

"La distribuzione sfrutta a proprio vantaggio il fattore caldo e -commenta Carlo Pileri, presidente dell'associazione- il fatto che i consumatori non possono astenersi dal bere, in particolare duranti i picchi di calore di una giornata".

Secondo l'associazione, inoltre, la grande distribuzione, nel periodo giugno-settembre, diminuisce sensibilmente le offerte sulle confezioni famiglia da 1,5 litri, "per cui stiamo registrando -continua Pileri- una contrazione superiore al 30%". E i prezzi vanno alle stelle. Registrati infatti dall'Adoc aumenti medi del 2,4%, con un massimo del 6,6% per le bottiglie da 0,50 litri delle marche non pubblicizzate. "Un salasso - dice Pileri - che fa rimanere i consumatori a bocca asciutta. I più tartassati sono anziani e turisti".

"I primi -continua Pileri- devono necessariamente bere, per motivi di salute, nelle ore di punta e nelle giornate piu' calde. I secondi, non informati sulle politiche dei prezzi praticate degli esercizi commerciali, spesso comprano ugualmente, seppur controvoglia. Questa forte speculazione va combattuta, per cio' chiediamo un intervento deciso e mirato dei Comuni, affinche' i vigili urbani controllino e multino gli esercenti che si comportano in modo sleale". E per andare incontro a consumatori e turisti che affolano Roma, l'associazione ha pubblicato sul sito www.adoc.org una mappa delle 130 tradizionali fontanelle di Roma, acqua potabile gratuita a disposizione di cittadini e turisti.

Vacanze rovinate?Ecco cosa fare

Tornano inferociti: sono i turisti che hanno avuto la vacanza rovinata da una serie di disservizi. Per questo l'Aduc, l'associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori, suggerisce cosa fare per rivalersi in termini economici.

Innanzitutto i rimborsi: si possono ottenere per spese effettuate e non dovute, per mancata prestazione di servizi e per giorni di vacanza non usufruiti. Aduc ricorda che la contestazione deve essere effettuata entro 10 giorni lavorativi dalla data del rientro, deve essere indirizzata al tour operator e all'agenzia, con raccomandata con avviso di ricevimento, allegando tutta la documentazione utile: depliant illustrativo, copia del contratto, foto o filmati del luogo, ricevute di pagamenti extra, denunce per furti o danneggiamenti, certificati medici, dichiarazioni scritte, testimonianze ecc. In caso di risposta negativa si puo' ricorrere al Giudice di Pace.

Per quanto invece riguarda i risarcimenti la Corte di Giustizia europea ha riconosciuto (procedimento C-168/00) e ora anche la normativa italiana, il diritto al risarcimento per danno morale da vacanza rovinata, specialmente se questa è in relazione a particolari circostanze (viaggio di nozze, unico periodo di vacanze, ecc.). La richiesta segue la stessa procedura prevista per i rimborsi.

mercoledì 24 agosto 2011

La Libia odierna e il futuro post Gheddaffi

MARTEDÌ 23 AGOSTO 2011

La Libia odierna è il futuro post Gheddaffi
Forse mi prenderete per pazzo,filo libico fino ad accusarmi di essere filo islamico,ma non preoccupatevi sono sempre il solito Giovanni e questa mia lettera aperta non è frutto di un colpo di sole ma è solo la mia visione dell'odierna questione libica,molto diversa ma non per questa sbagliata a priori rispetto alla maggior parte del mondo.
Premetto che non mi è stato mai simpatico Gheddaffi anche se il figlio milito nell'Udinese ,ma per questioni storiche e di come si comporto con gli Italiani residenti in Libia quando prese il potere e sopratutto non solo li fece scappare di notte e gli esproprio di tutto ma riusci a farsi pagare i danni di guerra dai vari governi di sinistra e destra succedutosi in Italia.
Comunque non so se avete notato ultimamente un servizio che gira nei vari TG nazionali,locali e anche in internet in cui una giornalista della TV Libica interrompe il telegiornale per dichiarare con una pistola in mano che non si arrenderà mai e che non è la sola a volere che la Libia torni come prima e fa un atto di coraggio dichiarandosi filo Gheddaffi,sperando che non faccia la stessa fine di chi la paragonerò più avanti.
Cari Camerati ora qualcuno storcerà il naso o forse proporrà un mio internamento verso un manicomio il più vicino possibile di dove sono ora io,ma in quella donna mi è sembrato di rivedere le ausiliari della Rsi che quando ormai era tutto perduto rimasero ferme nelle loro idee aiutando il militare repubblichino arrivando anche a sostituirli armi in pugno alla caduta in combattimento di quest'ultimo pagando le stesse condanne nel dopoguerra che se andava bene finiva in una fucilazione senza le torture e le sevizie prima.
In comune hanno il nemico ,il mondo intero con a capo i “democratici” Stati Uniti che esportano la libertà usando come biglietto da visita distruzioni,lutti e infamie come le seguenti guerre civili oggi sono Libici contro Libici ieri Italiani contro Italiani.
Italia bombardata,invasa,stuprata e rasa al suolo anche quando non era necessario e sopratutto non erano bersagli militari perché quanti asili come quello di Precotto ci sono in Italia,in Germania ieri e in Libia oggi e quante Dresda tutto utile secondo “loro” a fiaccare il morale della popolazione civile,e cercando di far cancellare tutto dando sigarette,caramelle e cioccolate dalla colonna dei mezzi militari degli alleati che entravano nelle città “liberate” e più avanti con un pacco di generi alimentari nel quadro del piano Marshall.
Anche noi come Italia nel nostro piccolo ci buttiamo come avvoltoi sul cadavere Libia perché è facile tirare uno schiaffo a chi e a terra e sta esalando gli ultimi respiri mentre quando il leone Libia era vivo si coccolava per cercarlo di tenerselo amico per via di petrolio e gas e sopratutto per non scontentare lo zio Sem.
Perché non si è intervenuto quando :
-i carri armati sovietici entrarono nei paesi dell'est Europa vedi Budapest 1956 e Praga 1968 ;
-quando ci fu la rivolta in piazza tienanmen nel 1989;
per citare solo i 3 casi più eclatanti.
Invece negli altri casi tutti assieme contro vittime predestinate :
-Italia 1945 con conseguente guerra fra Italiani;
-Germania 1945 ;
-Giappone 1945 con la bomba atomica dove abbiamo proprio la sparizione della popolazione civile che almeno morì senz'accorgesene lasciando del loro passaggio polvere o solo un immagine proiettata su un muro perché vicino allo scoppio dell'ordigno. I meno “fortunati” invece ne uscirono ustionati o deformati deformazione che portano come eredità genetica alle discendenze future.
Inoltre meritano menzione le recenti Iraq,Afghanistan la Libia oggi e le future vittime predestinate Siria e Iran.
Invece quando lo zio d'America si è presentato solo o quasi sono stati sempre dolori per loro:
-Corea 1950-53 dove subi gravi perdite economiche e di vite umane ci fu un armistizio che non cambio la situazione precedente a parte le 36 mila bare avvolte nella bandiera americana tornate a casa;
-Baia dei Porci a Cuba 1961 dove dei marine assieme agli esuli cubani cercarono di invadere Cuba per destituire Castro con conseguente guerra civile con Cubani contro Cubani ma essendo da soli gli Usa non riuscirono nel loro intento;
-Vietnam con una parte Vietnam del Nord e Viet Cong contro Stati Uniti,Australia,Nuova Zelanda,Thailandia,Filippine,Corea del Sud e ovviamente Vietnam del Sud 1960-1975.
Quindi io vedo in questa donna libica l'ausiliaria Rsi e nei militi pro gheddafi i militi delle Brigate Nere e della San Marco che avranno ideali diversi ma un unico motto “per l'onore” anche se dopo la loro sconfitta i Libici verranno accusati di tante nefandezze compreso di essere dei militari mercenari che non si è mai visto mercenari che si fanno assoldare da un leader come Gheddaffi che ha le ore contate e sicuramente non potrà onorare di pagare gli “stipendi”.
L'unica cosa che auguro alla Libia e che non ci sia una guerra fratricida dopo ,fase che l'Italia ha passato che aveva come meta l'eliminazione totale di chi milito “dalla parte sbagliata”con onori hai vincitori e cancellazione fisica e storica dei vinti.
Ai primi monumenti e onori ai secondi solo insulti e cancellazione dalla storia e dalla cronaca ,monumenti che il tempo nei maggior parti ha fatto cancellare i nomi dalle lapidi e dalla memoria rendendoli uguali ai morti della parte dei vinti, che non ebbero onori e neanche degna sepoltura, che è la cosa più giusta dando ragione al detto “il tempo è galantuomo”.

L'Anziano Gino V


http://chirurgoallegro.blogspot.com/2011/08/la-libia-odierna-e-il-futuro-post.html

Politkovskaya: Cinque anni di misteri, oggi svolta nelle indagini


Politkovskaya: Cinque anni di misteri, oggi svolta nelle indagini

Roma, 24 ago. (TMNews) - A quasi cinque anni dall'omicidio di Anna Politkovskaya, giornalista nota per le sue posizioni critiche nei confronti del potere centrale di Mosca e in particolare per la guerra in Cecenia, la giustizia russa ha annunciato una svolta nelle indagini con il fermo di un ex ufficiale della polizia di Mosca, Dmitri Pavliutshenkov, sospettato di aver armato la mano del killer, Rustam Makhmudov, che l'avrebbe freddata nell'ascensore di casa sua, quel lontano pomeriggio del 2006. All'epoca la data sembrava non scelta a caso: 7 ottobre, giorno del compleanno di Vladimir Putin, sempre aspramente attaccato dalla reporter nei suoi articoli su Novaja Gazeta, quotidiano di opposizione vicino a Mikhail Gorbaciov. Per alcuni invece il vero mandante dell'omicidio sarebbe invece Ramzan Kadyrov, presidente ceceno: con lui Anna non era mai stata 'morbida', denunciandone le violazioni dei diritti umani. Pavliutshenkov "ricevette un ordine da una persona non identificata e accettò di organizzare l'assassinio di A. Politkovskaya in cambio di una somma di denaro", ha dichiarato il portavoce del comitato di inchiesta in Russia, Vladimir Markine. L'ex agente di polizia avrebbe messo insieme un gruppo criminale, di cui facevano parte i tre fratelli ceceni Makhmudov che hanno partecipato all'omicidio, ha aggiunto. Rustam Makhmudov, il presunto assassino di Anna Politkovskaya, è stato arrestato nel maggio scorso in Cecenia. I suoi fratelli, Ibraguim e Djabrayl, sono stati assolti nel processo del 2009 e sono nuovamente sospettati nel quadro dell'inchiesta che è stata riaperta. Nata nel 1958, la Politkovskaya aveva già subìto un tentato avvelenamento nel settembre del 2004, mentre si preparava a raggiungere Beslan per seguire il sequestro e il massacro degli ostaggi nella scuola numero uno del capoluogo dell'Ossezia del Nord. Il Cremlino di Putin tacque nei giorni successivi alla morte della giornalista, alimentando i sospetti relativi al vero mandante. Il dipartimento di Stato Usa invece fu molto chiaro: gli Stati Uniti chiedevano ufficialmente un'immediata e approfondita inchiesta per scoprire i responsabili della morte della Politkovskaya, che era "coraggiosa e cercava la giustizia anche di fronte a precedenti minacce di morte". Aqu

TMNEWS

martedì 23 agosto 2011

Stanco di fare la fila? Al Duomo di Firenze con 7 euro salti la coda 



Nel capoluogo fiorentino adesso chi non vorrà fare la fila per visitare il Duomo potrà pagare sette euro e avere la "priority pass": una carta che garantisce un ingresso prioritario
Firenze - Sei in coda da troppo tempo in attesa di ammirare una dei capolavori artistico-culturali di Firenze? Da adesso hai due possibilità: o te ne stai buono e paziente ad aspettare il tuo turno oppure paghi sette euro e salti la fila. Non è un incentivo a non rispettare le regole, ma l'ultima novità di Firenze, praticata proprio al Duomo. Infatti, anche se l'ingresso nella chiese di Santa Maria del Fiore è gratuito, la fiumana di gente che si reca nel capoluogo fiorentino per visitarla è tanta da comportare quasi sempre un'attesa minima di mezz'ora. E allora ecco che nasce il "priority pass", una carta nera plastificata che consente un ingresso privilegiato e immediato al turista che vuole ammirare la cupola del Breunelleschi.
Con la tessera si può saltare la fila anvhe per la cripta, per il campanile di Giotto, il museo del Duomo e il battistero. A lanciare la priority card ci ha pensato la società Keyfast di Milano non nuova a queste iniziative (è la stessa che ha inventato le tessere salta-coda a 15 euro negli impianti sciistici delle Dolomiti e delle Alpi). Per ora dicono sia solo un esperimento, ma nel caso andasse in porto, c'è il rischio o la fortuna di vedere la priority card anche nei musei di tutta Italia

http://www.ilgiornale.it/

Greenpeace denuncia: sostanze tossiche in abiti di grandi marchi

Pechino, 23 ago. (TMNews) - Tracce di sostanze chimiche tossiche suscettibili di provocare danni agli organi riproduttivi umani sono stati riscontrati in alcuni prodotti realizzati da quattordici grandi aziende di abbigliamento. Lo sostiene Greenpeace, nel rapporto "Dirty Laundry 2" presentato a Pechino, che punta il dito contro Adidas, Uniqlo, Calvin Klein, Li Ning, H&M, Abercrombie & Fitch, Lacoste, Converse e Ralph Lauren. Secondo l'organizzazione internazionale a difesa dell'ambiente, i marchi sotto accusa, che producono abiti in Cina, Vietnam, Malesia e Filippine, utilizzerebbero nonilfenoli etossilati, sostanze chimiche pericolose per la salute. "Tracce di nonilfenoli etossilati, sostanze che alterano gli ormoni, sono state trovate in due terzi dei campioni analizzati", dice Li Yifang, presentando il rapporto. I nonilfenoli - ha spiegato la portavoce di Greenpeace - possono contaminare la catena alimentare ed essere assunti dagli organismi viventi, minacciando così la loro fertilità, il loro sistema di riproduzione e la loro crescita. "Non è solo un problema legato ai Paesi in via di sviluppo dove vengono fabbricati i tessuti", ha aggiunto. "Quantità residue di Npeo vengono rilasciate ogni volta che i vestiti vengono lavati e si diffondono anche nei Paesi dove l'uso di queste sostanze chimiche sono vietate". Il mese scorso, Greenpeace ha pubblicato "Dirty Laudnry", un precedente rapporto che dimostrava come i fornitori di grandi marchi tessili inquinavano l'acqua di numerosi fiumi cinesi scaricandovi i loro rifiuti chimici. Dopo questa denuncia, Puma e Nike si sono impegnate a eliminare dal loro processo di produzione tutte le sostanze chimiche tossiche entro il 2020. Bla-Cla

Continua la battaglia per Tripoli e riappare Saif Gheddafi

Tripoli, 23 ago. (TMNews) - Incredibile: Saif Al Islam, uno dei figli di Muammar Gheddafi, è libero ed è riapparso la scorsa notte a Tripoli e ha proclamato che la capitale è ancora "sotto il nostro controllo". Ieri, il Consiglio nazionale di transizione di Bengasi aveva annunciato l'arresto del secondogenito di Gheddafi, ma nelle prime ore di questa mattina Saif è comparso all'hotel Rixos di Tripoli. E ce ne è abbastanza da porsi domande sulla organizzazione dei ribelli e sulla reale consistenza della loro presa sulla capitale. Interpellato dalla Bbc, Saif ha detto: "Abbiamo spezzato la spina dorsale dei ribelli", dichiarando che arrivando a Tripoli, gli insorti sarebbero caduti in una "trappola". Alla domanda se il padre sia in salvo e a Tripoli, ha risposto: "Naturalmente". Quindi ha lasciato l'albergo e ha raggiunto la residenza del padre, Bab al-Aziziya, distante solo due chilometri. "Sono qui per smentire le menzogne", ha esordito, riferendosi alla notizia del suo arresto. "Tripoli è sotto il nostro controllo. Che tutti stiano tranquilli. Va tutto bene a Tripoli", ha aggiunto Saif parlando ai giornalisti presenti. "Avete visto come il popolo libico si è sollevato" contro i ribelli?. "L'Occidente dispone di alta tecnologia che ha disturbato le comunicazioni e ha inviato messaggi al popolo" parlando della caduta del regime del colonnello Gheddafi, ha proseguito il secondogenito di Gheddafi, facendo riferimento agli SMS inviati domenica scorsa agli abitanti della capitale. "E' una guerra tecnologica e mediatica che mira a scatenare caos e terrore in Libia", ha concluso. Intanto secondo la tv al Arabya la Nato prosegue il bombardamento di alcune zone di Tripoli e del compound del colonnello, ma non è chiara la strategia della coalizione che ufficialmente non sta coordinando l'assalto dei ribelli. La capitale sembra in buona parte in mano degli insorti, ma la vittoria non appare più a portata di mano come sembrava ieri. Sim-Aqu

Padania insiste: Nord non paghi tasse a Roma o sia secessione

Roma, 23 ago. (TMNews) - Ieri la presa di distanze di Silvio Berusconi da Umberto Bossi dopo le dichiarazioni 'separatiste' del senatùr. Oggi però la Padania insiste e in un editoriale di Luciano Dussin - deputato del Carroccio e componente della commissione Affari costituzionali - traccia la rotta. 'Italia, una 'famiglia' da cui bisogna uscire', è il titolo del quotidiano leghista: 'I parassiti spendono più di quanto ingiustamente hanno', 'Piemonte, Emilia, Veneto e Lombardia lavorano, 13 (regioni, ndr) si fanno mantenere'. La ricetta è semplice: "Convocare il Parlamento per chiedere il permesso di andarsene o di essere i gestori delle proprie ricchezze è tempo perso, l'autorizzazione non arriverà mai. Prima della secessione si potrebbe fare un ultimo tentativo: aprire un conto nelle quattro regioni che mantengono le altre e farsi versare le tasse dai propri contribuenti". I quattro "fratelli" della Padania devono decidere, "andarsene o fallire". "bisogna andarsene", magari non prima dell'ultimo "tentativo", quelle che aprire un conto 'padano' dove "versare le tasse dei propri contribuenti": "Cittadini, associazioni di categoria, politici della Padania, vogliamo andarcene o no? Oppure continuiamo a fidarci dei partiti che dialogano con chi consuma i nostri stipendi alla ricerca dei loro voti...".

TMNEWS

lunedì 22 agosto 2011

LA CURIOSITÀ

Anche in Italia sul web si rispolvera la canzone del 1933 «Ma cos’è questa crisi» di Rodolfo De Angelis, pittore, scrittore e amico di Marinetti, una delle canzoni più note del Futurismo italiano. Le parole sembrano scritte oggi: «Un riccone avaro e vecchio dice: ahimé così non va vedo nero», oppure «Tutte quante le nazioni si lamentano così conferenze riunioni...».

Strage di Bologna, traballa la tesi ufficiale Una falsa diagnosi liberò il supertestimone

di Vanni Zagnoli

A 31 anni dalla vicenda schricchiolano le certezze sulla tesi ufficiale: l’accusatore di Mambro e Fioravanti fu scarcerato per un tumore. Che aveva un altro: doveva avere pochi mesi di vita, ma visse 20 anni. E le sue accuse erano solo bugie

Bologna Scricchiolano le certezze sulla strage di Bologna e l’impressione è quella di una verità per troppi anni congelata. Se è stato dimostrato che la pista palestinese era qualcosa di più di un’ipotesi, ora riemergono anche le bugie del superteste Massimo Sparti, uomo legato alla criminalità romana e ai neofascisti dei Nar, che fu determinante per la condanna di Giusva Fioravanti e Francesca Mambro. Un anno dopo la strage, per uscire dal carcere, si impossessò del referto di un malato terminale di tumore al pancreas. Visse invece per vent’anni ma in carcere non tornò più. E chi gli procurò quel documento medico resta uno dei tanti misteri dell’inchiesta. Sparti sostenne che Fioravanti era andato da lui a Roma il 4 agosto del 1980, cioè due giorni dopo la strage alla stazione di Bologna, chiedendo dei documenti falsi per Francesca Mambro, temendo che potesse essere stata riconosciuta alla stazione di Bologna. In quella occasione Fioravanti gli avrebbe anche detto: «Hai visto che botto?...». Un passaggio chiave per la condanna. Sparti invece era in vacanza a Cura di Vetralla, come confermato da ex moglie, figlio e colf, e da lì non si è mai mosso.
Arrestato con Fioravanti, Sparti uscì di cella grazie al certificato che si basava su referti della clinica radiologica. L’esame venne effettuato all'esterno, a Pisa, dal professor Luigi Michelassi, e l'esito non lasciava scampo: tumore al pancreas con metastasi ai linfonodi. Nel 1982 venne così liberato per motivi di salute, peccato che il professore più tardi fosse venuto a sapere che il foglio apparteneva a un altro paziente: «Si verificò uno scambio ad arte». Non un errore accidentale quindi ma costruito su misura per liberare il «supertestimone», e che oggi va riletto anche alla luce della iscrizione nel registro degli indagati della procura di Bologna dei due terroristi tedeschi di estrema sinistra legati a Carlos lo sciacallo, detenuto in Francia. .
«Se davvero fosse stato un tumore al pancreas – sostiene il professor Francesco Ceraudo, a lungo guida del centro clinico del carcere di Pisa -, sarebbe morto in pochi mesi». Nel 2007, cinque anni dopo la morte del padre, il figlio di Sparti Stefano confermò che la malattia in base alla quale il papà fu scarcerato era falsa: «Aveva mentito» disse senza esitazioni. Ma su chi agevolò quella fuga legalizzato neanche una parola. Qualche tempo dopo l'arresto, Sparti era ricoverato al centro clinico del Don Bosco di Pisa. Finse di stare male, per uscire. Quel referto scambiato apposta confermava che le sue condizioni di salute non erano compatibili con il regime carcerario: morì di tumore ma nel 2002, vent’anni dopo la scarcerazione. Il professor Ceraudo insiste: «Tutti gli accertamenti diagnostici esperiti da me in precedenza non avevano evidenziato nulla. Improvvisamente emerse questa diagnosi catastrofica, non riuscivo a darmene una ragione plausibile». Per il medico lo scambio fu voluto: «Fatti, non illazioni o interpretazioni riferiti al processo per la strage di Bologna contro Ciavardini, dove sono stato sentito come teste - spiega amareggiato - Nella sentenza sono stato etichettato come inattendibile, perché allora non mi hanno perseguito per falsa testimonianza?». Perchè forse c’era qualcosa che non si poteva dire. «Quando si parla del centro clinico del carcere di Pisa molti lo associano al mio nome - dice ancora Ceraudo che lo ha diretto per molti anni - ma non fui certo io allora a certificare la finta malattia di Sparti». E, aggiunge: «Non venni creduto nè quando era detenuto e dissi che non aveva un tumore, nè anni dopo, quando ho testimoniato al processo».
Ma c’è dell’altro. Francesco Di Carlo, ex boss mafioso di Altofonte, Palermo, oggi collaboratore di giustizia, sostiene che la strage fu una vendetta libica contro l'Italia: «In Inghilterra, il mio compagno di cella era Nizzar Indaoui, agente segreto arabo e braccio destro di un colonnello siriano: mi raccontò che i servizi libici organizzarono la strega per ripicca contro i servizi italiani che avevano aiutato gli americani». Lo riferì nell’ottobre 1999 a Rosario Priore, il giudice che indagava sulla strage di Ustica, l'aereo Dc9 Itavia precipitato 31 anni fa. Un altro mistero. Ma adesso troppe verità di comodo cominciano a vacillare.

domenica 21 agosto 2011

Ciack,si gira...pagina.La storia locale in un fotoromanzo

"Ricordami per sempre, non tornare mai più" è il nuovo "Grand Hotel" made in Cinisello in lavorazione in questi giorni. Dopo gli scatti in città ora la palla passa al reparto montaggio

SOS,baby anoressia

Rapporto malato con il cibo per circa 3 milioni di italiani, il 5% degli abitanti della Penisola. Anoressia e bulimia sono i disturbi alimentari più frequenti: un'epidemia che colpisce soprattutto il sesso femminile (95% dei pazienti che chiedono aiuto) e la fascia d'età 12-25 anni (fra le under 25 le malate arrivano al 10%), ma che sempre più spesso 'contagia' anche donne quarantenni e uomini. E i primi segnali del disagio davanti allo specchio (in gergo tecnico dismorfofobia) possono comparire già nei bimbi minori di 10 anni.

Lo stesso 'target' al quale è rivolto un libro per bimbi over 6 che sta suscitando accese polemiche online, 'Maggie goes on a diet' (Maggie fa la dieta), scritto dall'autore Usa Paul M. Kramer, in libreria negli States da ottobre, ma già in vendita sul web. All'inizio d'agosto un altro allarme era arrivato dal Regno Unito: bambine che, invece di giocare con le bambole, contano le calorie.

Piccole di 5 anni curate in ospedale per gravi forme di anoressia, in crescita preoccupante secondo i dati del National Health System britannico: negli ultimi 3 anni, negli ospedali inglesi sono stati ricoverati per disturbi alimentari normalmente associati ad adolescenti e adulti ben 98 bambini fra 5 e 7 anni.

Ma il fenomeno è presente da tempo anche in Italia. Secondo l'esperienza di Maria Gabriella Gentile, direttore del Centro per i disturbi del comportamento alimentare dell'ospedale Niguarda di Milano, una delle strutture di riferimento contro il 'mal di cibo', 9 pazienti su 10 sono ragazze di età media 15-16 anni. E all'esperta è capitato di curare anche piccole di 9 anni, magrissime ed emaciate. E' la 'baby-anoressia', ancora più pericolosa perché rischia di bloccare la crescita.

Un dramma che nel 5% dei casi rischia di uccidere chi ne soffre, ma che viene negato a oltranza proprio da chi lo vive. Una paziente anoressica su 3 bussa alle porte dei centri specializzati in condizioni gravissime, in bilico tra la vita e la morte. Prima di chiedere aiuto, una su 4 ha aspettato che la malattia la consumasse per almeno 3 anni.

Anche nella società del benessere, insomma, si può morire di fame. Per evitarlo, la parola d'ordine è riconoscere e affrontare il problema prima che sia troppo tardi, ma soprattutto fare prevenzione. Tra le associazioni in prima linea su questo fronte c'e' ad esempio l'Aba fondata e presieduta da Fabiola De Clerq, che la guerra contro 'il nemico' l'ha combattuta in prima persona. L'associazione punta a sensibilizzare i giovanissimi sfruttando Internet e social network, e sul suo sito web (www.bulimianoressia.it) elenca i centri Aba attivi lungo la Penisola.

sabato 20 agosto 2011

Crisi,cos'e la recessione

Le prospettive dell'economia mondiale sono tutt'altro che rosee, i mercati bruciano centinaia di miliardi praticamente ogni giorno, la disoccupazione sale, ma di recessione vera e propria non si puo' ancora parlare. Né in Europa, né negli Stati Uniti.

Gli ultimi dati di Eurolandia, Germania in testa, sono stati deludenti per gli analisti, che temono la famosa crisi a 'W', ma di fatto, con il +0,2% del secondo trimestre, l'Ue a 17 testimonia ancora una crescita, seppure a ritmo rallentato. Anche l'Italia ha segnato comunque un +0,3%, mentre negli Usa l'aumento del Pil è stato dell'1,3%.

RECESSIONE TECNICA. L'economia di un Paese entra effettivamente in quella che viene definita ''recessione tecnica'' quando per due trimestri consecutivi si registra un Pil in calo rispetto al trimestre precedente. Si tratta della recessione in senso stretto perché si certifica una marcia indietro dell'economia per sei mesi consecutivi. Il termine 'recessione' viene però utilizzato spesso anche impropriamente, in un'accezione più generale. Quando la contrazione del Pil è limitata a un trimestre, gli economisti preferiscono parlare di ''crescita negativa''.

STAGNAZIONE. Diversa è invece la 'stagnazione', che si verifica quando il Pil mostra per un periodo abbastanza lungo, non solo dunque su un singolo trimestre, una situazione piatta, su livelli di crescita nulla o estremamente ridotta.

DEPRESSIONE. Ancora un'altra cosa è infine la 'depressione', come la più celebre nella storia, quella iniziata con il crack del 1929. Con questo termine si indica un periodo in cui alla stagnazione dell'economia si sommano aumento della disoccupazione, bassi livelli di produzione, ribasso dei prezzi e diffuso pessimismo da parte degli operatori economici.

USA. Gli Stati Uniti stanno continuando a crescere in questi mesi, nonostante gli scivoloni di Wall Street e gli spettri scatenati dalla perdita della tripla A di S&P's. Nel secondo trimestre la crescita è stata dell'1,3% e nel primo dello 0,4%. La recessione risale anche in questo caso alla fine del 2008, ai tempi del crack Lehman. Il terzo trimestre di quell'anno si e' chiuso con -0,5%, seguito da -6,2% e da un -5,5% nei primi tre mesi del 2009 e da un -1% in quelli successivi.

EUROPA. Anche in Eurolandia il pil registra ancora segno più (+0,2% nel secondo trimestre, +0,8% nel primo). Spaventa però il netto rallentamento, evidente soprattutto in Francia, dove la crescita e' stata zero, e in Germania (appena +0,1%). La recessione che ha colpito l'area per 15 mesi, tra il secondo trimestre 2008 e il secondo 2009, sembra dunque dietro l'angolo.

ITALIA. L'ultima recessione è stata anche in Italia tra il 2008 e il 2009. Dal secondo trimestre del 2008 fino al secondo del 2009 il Pil ha sempre mostrato segno meno, inanellando 5 trimestri consecutivi di arretramento. I cali più gravi risalgono al quarto trimestre del 2008 (-2%) e al primo del 2009 (-2,9%). Andando indietro negli anni, la precedente recessione tecnica risale al 2004-2005, seppure con flessioni di entità inferiore (-0,2% nell'ultimo trimestre 2004 e un -0,1% nel primo trimestre 2005). Stesso andamento anche all'inizio del 2003 e poi a metà del 2001. Nel '92-'93 la situazione peggiore, spesso richiamata nei parallelismi di questi ultimi giorni: a cavallo dei due anni ci sono stati ben 6 trimestri con il Pil in calo.

Al Nord temperature record

Le temperature registrate in questi giorni nel nord Italia "sono le più alte dell'estate". E le previsioni parlano di un weekend "bollente", con un picco dell'afa in tutta l'Italia. A fare il punto sull'andamento meteorologico della bella stagione è Luca Mercalli, che sottolinea come il caldo record sia l'effetto dell'anticiclone di aria calda africana che si è abbattuto sul Mediterraneo.

"Masse d'aria calda di origine africana - afferma il meteorologo - si sono riversate quest'estate sull'Italia già altre volte, ma hanno lasciato l'Italia dopo pochi giorni. Questa volta l'anticiclone, che è sull'Italia da una settimana, vi dovrebbe rimanere almeno fino al 23 agosto. E il week end sarà da caldo-record in tutto il Paese".

Dopo un luglio caratterizzato in parte da temperature più basse della media e da temporali, soprattutto al nord, il mese di agosto sta quindi facendo registrare valori più alti della media stagionale. Al centro-sud, pur facendo sempre caldo, l'impatto dell'anticiclone si è avvertito meno e ha fatto "respirare" cittadini e turisti.

"Solitamente, nella seconda metà di agosto - osserva Mercalli - c'è una 'flessione' dell'estate, quest'anno al contrario si assiste a un aumento delle temperature, che varierà a seconda delle zone d'Italia".

Secondo Mercalli, la caratteristica del caldo di questi giorni è che "l'aria è umida, rendendo più disagevole la sensazione del caldo. Se ci fossero solo le alte temperature, con bassa umidità, non si avrebbe questo effetto e il caldo sarebbe molto meglio tollerato".

L'umidità persisterà nei prossimi giorni, e si farà sentire soprattutto nel week end quando le temperature massime, precisa il meteorologo, "potrebbero oscillare tra i 35 ed i 38 gradi".

Intanto giovedì è stata un'altra giornata di afa, specialmente nelle città. Le temperature sono state più alte al Nord Italia, dove in media si sono registrati 36-37 gradi. Nel settentrione, dove in luglio l'estate "si era fatta desiderare", la bella stagione si è fatta sentire in maniera decisa.

In particolare Mercalli segnala i 35-36 gradi di Bologna e i 36 di Firenze. "Complessivamente gli scarti dalla media stagionale - rileva - sono tra 5 e 7 gradi in più nel Nord Italia, e tra 2 e 4 al Sud".

Nel prossimo week-end si potrebbero, invece, registrare ulteriori aumenti di 1 o 2 gradi. "Il caldo - conclude - durerà almeno fino al 23 agosto".

venerdì 19 agosto 2011

La manovra di Nichi, eroe anticasta? Assumere la nipote di Napolitano

di Paolo Bracalini

La ricetta anticrisi di Vendola: un ufficio ad hoc per la sua portavoce, Susanna Napolitano, e il raddoppio della task force per l’occupazione (5 esperti che diventano 10. Tutto a spese nostre. I giornali locali zittiscono l'opposizione che grida allo scandalo

Roma - Il precariato questa brutta rogna che qualche leader combatte per davvero, non a ciance. Prendete Nichi Vendola. Anche ad agosto, invece di aprire ricci e cozze in riva al mare, si occupa di lavoro. Eccome se ne occupa. Ha persino raddoppiato la task force sull’occupazione in Puglia (5 esperti che diventano 10) e ha creato un ufficio ad hoc per la sua portavoce, Susanna Napolitano. Tra presidenze illustri ci sarà pure del feeling, ma la parentela è solo un caso, una coincidenza che la bravissima nipote del presidente della Repubblica lavori per il presidente della Puglia. Un governatore che prometteva primavere che però tardano a sbocciare. L’allenatore nel pallone Oronzo Canà ormai lo stacca di molte posizioni nella classifica dei pugliesi più amati da quelli che tweettano, cliccano «mi piace» su Facebook e Youtube. Nichi Vendola, il poeta con la «s» sifula, il governatore nel pallone, è ormai «tallonato» - riporta famecount.com - pure da certa Emma, una salentina che cantava ad Amici (ecco forse Vendola farà un salto dalla De Filippi, come fece Fassino, per ingraziarsi le massaie conservatrici pro domo sua?). «Vendola e la rete, il feeling è più soft» riassume morbidamente il Corriere del Mezzogiorno, solitamente tenero col governatore, che gode di molta stampa amica. Nessuno dei giornali pugliesi ha dato spago all’opposizione in Regione che da qualche giorno mitraglia comunicati stampa sulle ultime «duplicazioni» del mago Vendola. Due raddoppi, come si diceva: quello della comunicazione della regione Puglia, e quello della «task force per l’occupazione», cioè gli esperti chiamati ad aiutare chi cerca lavoro, e che nel frattempo hanno risolto il loro. «Poche migliaia di euro - dice l’assessore di Vendola - per affrontare con professionalità crisi aziendali difficili». Ma il Pdl pugliese fa l’ironico: «Il raddoppio della task force contribuisce direttamente alla soluzione della questione che dovrebbe affrontare...».
L’altra polemichetta pugliese riguarda la comunicazione. Il 3 agosto scorso il direttore dell’«Organizzazione» della Regione Puglia ha vergato una «Determinazione» che «configura» «due uffici non dirigenziali, stampa del Presidente e stampa della Giunta regionale, con il sottoelencato contingente per ciascuno di essi: n. 1 caporedattore, n. 2 giornalisti». Da uno, due. Di nuovo l’ironia del Pdl locale: «Vendola istituisce ex novo un Ufficio stampa, previa onerosa scissione di quello già esistente, tutto e solo per il Presidente, al quale pure non si può dire manchi l’attenzione continua ed adorante dei mass media». I due capiredattori per i due uffici sono già belli e pronti. Chi altri mettere alla guida dell’Ufficio stampa del Presidente Vendola, se non la sua attuale portavoce (già inquadrata come caporedattore a 91.701 euro lordi l’anno), Susanna Napolitano? Che ci va per tre mesi, fino a «disegno normativo ad hoc». Per gli altri 4 posti così creati (due giornalisti per ognuno dei due uffici stampa) invece «si provvederà con successiva disposizione alla copertura dei posti vacanti», chiarisce il dirigente.
Non abbastanza per l’opposizione, coadiuvata in altri casi anche da Idv e Udc, come nel terzultimo «raddoppio», la nomina (del 2 agosto, mese fervido per la Regione Puglia) di sette consulenti per il Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici regionali. Costo: un milione e mezzo in tre anni. E potevano farlo internamente. Chiedere a Vendola? Sarebbe insensato. Come spiegò in un suo appassionante libro, «non sono la persona deputata alle risposte, posso solo allargare l’ambito delle domande».

Strage di Bologna, indagati due tedeschi: sono terroristi rossi

Thomas Kram, 63 anni e Christa Margot Frohlich, 69 anni, sarebbero indagati nell’inchiesta bis della procura bolognese sulla strage di Bologna che ha preso in considerazione la "pista palestinese"

Bologna - Due terroristi tedeschi di estrema sinistra, Thomas Kram, 63 anni e Christa Margot Frohlich, 69 anni, sarebbero indagati nell’inchiesta bis della Procura bolognese sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 dove persero la vita 85 persone ed altre 200 rimasero ferite. Entrambi gli indagati sarebbero legati al gruppo del terrorista internazionale Ilich Ramirez Sanchez, detto Carlos "lo Sciacallo" detenuto in Francia. Ne dà notizia il quotidiano "Il Resto del Carlino". Nessuna conferma né smentita da parte della Procura.

La pista palestinese Kram e Frohlich appartengono ad ambienti opposti rispetto al terrorismo nero di Valerio Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini condannati in via definitiva per la strage di Bologna. L’inchiesta bis della ha preso in considerazione lo scenario della cosiddetta "pista palestinese" secondo cui la strage fu una vendetta del Fronte popolare per la liberazione della Palestina contro l’Italia che aveva arrestato un suo dirigente. Per questo, sempre secondo questa ipotesi, i palestinesi decisero di servirsi del loro braccio armato, cioè, il gruppo di Carlos. Kram, il 2 agosto 1980 era a Bologna all’hotel Centrale. E secondo alcuni testimoni - riferisce ancora il Resto del Carlino - la Frohlich in quei giorni alloggiava all’hotel Jolly. La loro presenza in città e altri elementi raccolti dagli investigatori, avrebbe convinto gli inquirenti ad indagare i due cittadini tedeschi. Questa indagine fu aperta in seguito alle risultanze della commissione parlamentare Mitrokhin. Al centro degli accertamenti - avviati dall’ex procuratore capo di Bologna Enrico Di Nicola e dal pm Paolo Giovagnoli e dall’inizio del 2009 passati al pm Enrico Cieri - c’è proprio Thomas Kram, l’esperto di esplosivi appartenente alla cellula terroristica Revolutionaere Zellen. Sulla scia degli atti prodotti dalla Commissione Mitrokhin l’indagine ha percorso appunto la pista del terrorismo palestinese. Secondo la ricostruzione della Commissione, nel periodo precedente alla strage di Bologna, vi era tensione tra l’Fplp e l’Italia per l’arresto del suo rappresentante nel nostro paese, Abu Anzeh Saleh.

Presenteremo un nuovo esposto "Noi non abbiamo dubbi: entro fine anno faremo un nuovo esposto più dettagliato, per chiedere di andare avanti, e proseguire le indagini da dove sono arrivati i magistrati di Cassazione che hanno condannato Mambro, Fioravanti e Ciavardini. Ci sono gli esecutori, ci sono i depistatori: per noi quella è la strada giusta per arrivare ai mandanti". Paolo Bolognesi, per l’associazione tra i familiari e le vittime della Strage del 2 agosto a Bologna, commenta così la notizia dell’iscrizione di due terroristi tedeschi sul registro degli indagati. Una iscrizione che Bolognesi ammette essere arrivata inattesa anche perché "tutte le notizie che dalla procura filtravano sulla stampa era che la "cosiddetta" pista palestinese fosse un buco nell’acqua, o qualcosa di simile".

Il nuovo esposto cui allude il presidente è il seguito di quello presentato nei mesi scorsi dall’associazione ai pm di Bologna. Un’istanza in cui l’associazione chiedeva di indagare sui mandanti, partendo soprattutto dalle carte del processo di Brescia sulla strage di piazza della Loggia, ma anche da altri atti processuali. Carte da cui si evince, per Bolognesi, che Mambro e Fioravanti (che hanno sempre negato la responsabilità della strage, ndr) erano inseriti in un preciso contesto di terrorismo nero e non "spontaneisti". Un’istanza che suggerisce quindi un contesto ben diverso dalle conclusioni della ’pista palestinesè emersa dalle carte della Commissione Mitrokhin, e che invece resta nell’alveo tracciato dalla passate sentenze. Bolognesi ha ribadito comunque rispetto per le indagini e per gli inquirenti («non sta certo a noi giudicare o ostacolare il loro lavoro») prendendo anche in considerazione l’ipotesi che «ci possono essere motivi tecnici per cui, per compiere certi atti, è necessaria un’iscrizione sul registro egli indagati. Ma devo ancora parlarne con i nostri avvocati». Ma, ha concluso con forza «lo ripeto: negli anni tutte le piste ’internazionalì si sono rivelate delle bufale, messe tra i piedi dei giudici per confondere le acque».

http://www.ilgiornale.it/interni/strage_bologna_due_terroristi_tedeschi_di_sinistra_indagati/19-08-2011/articolo-id=540858-page=0-comments=1