giovedì 9 dicembre 2010

Nascere all'antica ma in corsia Dieci anni di Casa del Parto

Eccellenza sanitaria e caso unico in Italia, la Casa del Parto di Sesto spegne dieci candeline: ma senza numeri da record, nonostante i costi accessibili e le pratiche d'avanguardia


Un medico (foto Ap/Lapresse)
Un medico (foto Ap/Lapresse)
Sesto San Giovanni - Si chiama Casa del parto l’eccellenza sanitaria tutta sestese che pochi conoscono. Eppure esiste da dieci anni (l’inaugurazione in pompa magna nell’ottobre del 2000 dopo un investimento di un miliardo di lire) al quinto piano del primo padiglione dell’ospedale cittadino: tre mini appartamenti molto speciali, separati dal resto del reparto Ostetricia e Ginecologia, dove le donne la cui gravidanza è trascorsa senza patologie possono dare alla luce il proprio bimbo come se fossero a casa propria, scegliendo la posizione più comoda e dove, una volta partorito, possono rimanere qualche giorno in compagnia del marito e degli altri figli.
Un servizio più unico che raro in Italia che spegne dieci candeline senza però poter festeggiare numeri da record. Delle 1.100 donne che partoriscono in viale Matteotti (la stessa cifra, peraltro, di nove anni fa) solo il 16 per cento, una quindicina al mese, chiede (o dice di sì) le chiavi della Casa del parto. «Soprattutto italiane, per il 70 per cento — spiega la capo-ostetrica Cristina Villa — culturalmente “attrezzate”. Ma spesso siamo noi a spiegare e proporre il servizio». Che il più delle volte viene capito a metà.
Dei tre appartamenti due hanno, oltre alla stanza da letto dove il marito e i parenti possno far visita alla neomamma come se fossero a casa, anche un grande spazio attrezzato con diversi strumenti tra i quali la donna può scegliere per partorire: un lettone, una vasca da bagno, fino a sedili e poltrone speciali. «Il tripudio della fisiologia e per di più è del tutto gratuito — continua Villa — eppure molte donne scelgono solo la stanza per la degenza». Che invece si paga, anche se poco: 150 euro a notte. Colpa di un approccio tutto italiano al parto che relega l’esperienza più forte della vita di una donna a evento da medicalizzare. «Ma il parto non è una malattia» ripetono Villa e Franco Antonio Ragusa, da quattro mesi nuovo primario del reparto.
Nessuna adesione a questa o quell’ideologia, a Sesto la dicotomia non è tra i fautori del parto naturale per forza e gli altri (tanto è vero che da sei mesi è attivo 24 ore su 24 il servizio di anestesia epidurale), «quello che vogliamo è che la donna sia libera di scegliere e che viva l’esperienza del parto nel modo migliore possibile». Il minimo sindacale è la sicurezza della mamma e del bambino. «Per accedere alla Casa del parto è necessario che la gravidanza sia stata fisiologica — spiega Villa —, anche se ovviamente l’ospedale è attrezzato e in caso di emergenza la donna viene subito trasferita. Se invece rimane lì, è comunque seguita costantemente da un operatore. Insomma, è libera di vivere travaglio e parto come vuole ma non è mai abbandonata».
Ma i numeri non da urlo si spiegano anche con lo scarso appeal dell’ospedale di Sesto rispetto a uno qualsiasi di Milano, qualunque cosa possa significare in un caso del genere: «Va di moda partorire a Milano — spiega Ragusa —. Allora dobbiamo rendere di moda partorire alla Casa del parto».
di Valentina Bertuccio D'Angelo


http://www.ilgiorno.it/sesto/

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