Sulla scacchiera identifichiamo i seguenti pezzi; il Pdl e la Lega; il Pd, confuso e in calo di consensi; Di Pietro che gioca solo nel proprio interesse e il cosiddetto Terzo Polo. Questo, piuttosto che un solo pezzo, è una confederazione che può frantumarsi contro il minimo scoglio.
Possibili vincenti: 1) Pdl e Lega; 2) Pdl, Lega e Udc; 3) Pdl, Lega e Terzo Polo; 4) Pd e Di Pietro; 5) Pd e Terzo polo; 6) Pd e Udc; 7) Pd, Di Pietro, Terzo Polo, Vendola e sinistra.
1) Pdl e Lega possono vincere alla Camera e fruire del premio di maggioranza ma rimane l’incognita del Senato. Se qui non vincessero (dal momento che il premio funziona diversamente) si aprirebbe una crisi di nuovo conio: due Camere con maggioranze diverse. La situazione sarebbe talmente nuova che, francamente, non si è attrezzati per discuterne.
2) Pdl, Lega e Udc. Ottima soluzione, per vincere alle elezioni, ma Casini non vuole allearsi col Pdl e, se si alleasse, dopo sarebbe capace di paralizzare l’azione di governo. Come ha già fatto.
3) Pdl, Lega e Terzo Polo. Questa soluzione appare inverosimile. Da un lato Berlusconi non accetterebbe di avere di nuovo Fini al suo fianco, dall’altro Rutelli, un tempo candidato dell’attuale Pd, non potrebbe decentemente andare a fare il gregario di Berlusconi. Casini, infine, non avrebbe nessun interesse a trascinarsi dietro Fini e Rutelli, dal momento che la stabilità del governo potrebbe assicurarla da solo, incassandone da solo i vantaggi.
4) Pd e Di Pietro. Soluzione abbastanza naturale, ma messi insieme non riescono a superare Pdl e Lega. Inoltre Di Pietro, con la fama di estremista, potrebbe far perdere parecchi voti al centro.
5) Pd e Terzo Polo. Innanzi tutto, probabilmente questo raggruppamento non supererebbe il blocco Pdl-Lega. E poi, come accettare di votare per un partito che mette insieme ex-fascisti ed ex-comunisti? Ci sarebbe il rischio di una crisi di rigetto. Al Pd converrebbe meglio la soluzione seguente.
6) Pd e Udc. Cosa fattibile. In fondo sarebbe una riconciliazione fra le due anime della Dc che emersero dopo il tracollo dei primi anni Novanta. Ma basterebbe per battere il blocco Pdl-Lega? E ci sarebbe il rischio aggiuntivo del disgusto dei votanti Udc per un partito che è nato per opporsi agli ex comunisti. Con quale coraggio allearsi proprio con loro?
7) Pd, Di Pietro, Terzo Polo, Vendola e sinistra extra-parlamentare. La grande ammucchiata. Ma, nel Terzo Polo, l’Udc non è entrata in coalizione con il Pd già alle precedenti elezioni, pur rischiando di sparire. Fini qualche difficoltà ad allearsi con gli ex comunisti dovrebbe averla. Rutelli è uscito dal Pd. Il Terzo Polo in questa coalizione è improbabile. Il resto tenderebbe a riprodurre l’ultimo governo Prodi, con i risultati che si conoscono. E riuscirebbe comunque a superare i voti di Pdl e Lega?
Poi ci sono i dati improbabili: per esempio che la Lega si stacchi dal Pdl per andare a sinistra. Ma dal momento che attualmente non c’è nessuna avvisaglia di questo fenomeno, tanto vale trascurarlo.
Sembra comunque una situazione disperata, per il centro- sinistra. E si comprende perché lì si abbia così poca voglia di andare subito alle elezioni.
Esiste una via d’uscita per il Pd? Forse la risposta è: esisteva. Con la soluzione veltroniana, quando nel 2008 si è presentato come unica alternativa a Berlusconi, esso ha raggiunto il 30%. L’errore l’ha compiuto in seguito quando si è lasciato ipnotizzare da Di Pietro ed ha rinunciato alla grande briscola del “voto utile”. Ecco perché appare perdente.
Se domani non si alleasse con nessuno; se rigettasse Di Pietro totalmente, denunciandone l’estremismo, la volgarità, la demagogia; se si proponesse come un contraltare moderato a questo centro-destra, avrebbe qualche possibilità di vittoria. Ad un’Italia stanca di Berlusconi dovrebbe dire: “O votate per noi, anche se il vostro partito di riferimento è un altro, o avrete ancora Lui. O votate per noi o la sinistra perderà ancora una volta”.
Berlusconi ha vinto una serie infinita di elezioni col semplice ritornello: “O noi o i comunisti”; il Pd potrebbe vincere se ripetesse soltanto “O noi o Berlusconi”. Purché questo “noi” significasse Pd senza Di Pietro, senza Casini, senza Rifondazione, senza Vendola, senza Fini, senza Di Liberto, senza nessun’altra bandiera che non sia quella di una socialdemocrazia moderata, addirittura felpata. Forse pressoché indistinguibile dal centro destra ma, appunto, senza Berlusconi ed anzi contro di lui.
Ma la sinistra adora perdere. Berlusconi è sembrato fare sempre miracoli ed ha attuato straordinarie rimonte, ma forse è solo che si è trovato ad affrontare avversari poco lucidi.
Gianni Pardo, giannipardo@libero.it
http://www.legnostorto.com
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