Cinisello Balsamo, 7 dicembre 2010 - La parola d’ordine è secessione. Ma questa volta a pronunciarla non sono gli esponenti della politica nazionale, bensì un gruppo di «semplici» cittadini. Gli abitanti del quartiere di Villa Rachele, il popoloso e popolare rione cinisellese che sorge al margine del viale Fulvio Testi e che da quasi 50 anni è sospeso tra la città e Sesto San Giovanni, tra mille problemi di degrado e di carenza di servizi.
Loro, gli abitanti di villa Rachele, hanno deciso di dire basta all’abbandono e di chiedere un referendum formale per staccare il rione da Cinisello e accorparlo a Sesto. Secessione, appunto. Non è certo un fatto nuovo, visto che in quel rione da decenni si sollevano proteste e malumori, ma questa volta i motivi sono di natura economica e riguardano indistintamente alcune migliaia di abitanti.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è legata alla questione teleriscaldamento. Una decina di maxi-condomini aveva chiesto all’amministrazione comunale di potersi collegare alla rete teleriscaldata di Sesto San Giovanni, che si ferma a non più di 30 metri di distanza, ma questa possibilitè gli è sempre stata negata. «Grazie all’insensibilità dell’amministrazione, noi cittadini siamo costretti a pagare salato il riscaldamento dei nostri stabili — spiega Gianni Forti che insieme ad una quindicina di vicini di casa ha dato vita al primo comitato Villa Rachele —. Nel nostro palazzo ci sono 500 famiglie che continuano a pagare a caro prezzo le riparazioni di una caldaia vecchia e malandata. Per fortuna i tecnici ancora ce la riparano. Ma per quanto possiamo andare avanti così? Se avessimo avuto il teleriscaldamento, oggi avremo minori costi e un servizio più efficace, ma tutto ciò ci viene negato tra rinvii e risposte mai date»
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Quella dell’energia è soltanto una delle facce del malessere di questo quartiere cinisellese, separato dal resto della città dal fiume di auto del viale Fulvio Testi. «Diciamoci la verità, noi siamo sempre stati sestesi — afferma Forti —. I nostri telefoni cominciano con il 24 (storicamente le due cifre iniziali dei numeri a Sesto, ndr), i nostri figli vanno a scuola a Sesto. E i nostri negozi di riferimento sono sestesi. Quando mi sveglio la mattina, guardo fuori dalla finestra e vedo Sesto, non Cinisello. È un tema che va affrontato seriamente se si ha a cuore la qualità della vita dei cittadini».
Quella dell’energia è soltanto una delle facce del malessere di questo quartiere cinisellese, separato dal resto della città dal fiume di auto del viale Fulvio Testi. «Diciamoci la verità, noi siamo sempre stati sestesi — afferma Forti —. I nostri telefoni cominciano con il 24 (storicamente le due cifre iniziali dei numeri a Sesto, ndr), i nostri figli vanno a scuola a Sesto. E i nostri negozi di riferimento sono sestesi. Quando mi sveglio la mattina, guardo fuori dalla finestra e vedo Sesto, non Cinisello. È un tema che va affrontato seriamente se si ha a cuore la qualità della vita dei cittadini».
Il primo passo del neonato comitato è stata una «lettera manifesto» pubblicata in internet sul sito dei Comitati Itaca, i gruppi di quartiere che fanno riferimento alla lista civica Cittadini Insieme. Uno sfogo, come lo ha definito lo stesso Forti. «Mi auguro che questo serva a smuovere la politica affinché veniamo considerati non come numeri ma come persone — attacca —. Se questo non accadrà, allora prenderà il via la raccolta di firme per un referendum che pensiamo possa avere un gran seguito. Perché qui, tutti si sentono sestesi».
di Rosario Palazzolo
http://www.ilgiorno.it/sesto/
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