di Marcello Veneziani
C’è un grande prato verde dove sfioriscono speranze. A Roma, al Laurentino, è sorto un camposanto precoce, il giardino degli angeli, dove seppellire i bambini mai nati, feti e creature effimere che appassirono il giorno stesso in cui videro la luce: sulle loro lapidi la data di nascita coinciderà con quella di morte.
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Dal Comune si affrettano a rassicurare i bioindignados, femministe e radicali, che il pietoso cimitero di vite bianche non ha valenza religiosa o anti-abortista. È un paradosso, si dirada il culto dei morti, le tombe tendono a sparire, per crescente volontà di cremazione; e sorge il cimitero delle vite non vissute, delle promesse di vita non mantenute, ignote e sospese nei cieli dell’imponderabile.
Chi andrà a visitarli, e cosa visiteranno, un fantasma o il proprio rimpianto? Non riesumiamo antiche dispute teologiche sull’anima dei non nati, la loro destinazione, il limbo. Immaginiamo invece che quelle creature mai nate siano abitanti di un mondo parallelo e virtuale, diventando custodi dei loro genitori e ombre dei loro fratelli mancati; che si conoscano tra loro, quei feti adulti - come una volta si definì Pasolini-e s’intrattengano tra loro a parlare delle loro vite inespresse e di cosa si sono persi o risparmiati non nascendo. Non hanno avuto una sorte peggiore o migliore di noi viventi, quei feti intonsi, solo diversa. Non c’è paragone tra la vita e il suo rovescio.
http://www.ilgiornale.it/rubrica_cucu/quel_giardino_bimbi_mai_nati/14-01-2012/articolo-id=566934-page=0-comments=1
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