Lo ha fatto con un libro - "Resistere a Equitalia" pubblicato da Aliberti Editore - Elena G. Polidori, giornalista del Quotidiano Nazionale (La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno), da sempre vicina ai diritti dei consumatori. Lei lo ha scritto nel testo chiaro e tondo. E oggi lo ripete ad alta voce al Salvagente.it: "Equitalia, per i contribuenti, è un incubo. E anche piuttosto ricorrente, considerando la frequenza con cui arrivano le cartelle esattoriali... Negli ultimi anni si è raggiunto il livello di saturazione, dovuto a un comportamento che disinvolto è dire poco".
Nel suo libro scrive che "una macchina da guerra creata per essere al servizio dei cittadini spesso si trasforma nel loro incubo peggiore". Come succede?
In molti modi. Con tassi di mora che dopo un certo periodo di tempo arrivano all'11%: una cifra altissima, se consideriamo che la soglia di usura è al 14%. Succede con ipoteche sulla casa e sulla macchina per poche centinaia di euro, magari per una multa non pagata o il canone Rai evaso. Ci troviamo di fronte all'assurdo che si arrivano a pignorare gli strumenti di lavoro di un artigiano, o perfino le pecore di un pastore sardo. E' successo anche questo, in Sardegna. Ma di esempi ne potrei fare a centinaia. Ad una persona di cui non farò il nome Equitalia ha ipotecato il garage di 80.000 euro, per un debito che era di 156 euro.
Anche lei ha avuto la sua esperienza personale...
Come molti altri, sì. Per una multa non pagata Equitalia mi ha messo un'ipoteca sulla casa e anche protestato. Sa cosa vuole dire? Che mi potevano anche chiudere il conto corrente...
Com'è finita?
Fortunatamente bene. Ma non tutti, come me, possono permettersi i costi di una causa o di un avvocato per fare ricorso. Il problema è che Equitalia si comporta con un eccesso di zelo, e può davvero cambiarti la vita per una rata dell'immondizia mai arrivata, o un conto dell'Iva sbagliato dal commercialista. Fino a poco tempo fa non esisteva neanche una soglia di debito a cui far corrispondere un'ipoteca.
E oggi?
Dopo un susseguirsi di ricorsi, la Cassazione - nel 2010 - ha stabilito un tetto di 8mila euro. Poi nel 2011 è intervenuta la legge ordinaria, anche grazie al pressing della Lega in difesa delle quote latte, che ha alzato la cifra a 20mila euro.
Qualcuno potrebbe obiettare - come è successo - che in un paese con una delle più alte evasioni fiscali Equitalia fa solo il suo dovere.
Vero. Ma la questione non si risolve perseguendo i cittadini comuni e lasciando "in pace" i grandi evasori. Perchè questo succede con Equitalia. Succede che pagano coloro che denunciano al fisco case e macchine. Quelli, in sostanza, che normalmente le tasse già le pagano. Loro vengono perseguiti senza scampo, mentre i noti "furbetti delle tasse" che per far ritornare i capitali nascosti nei paradisi fiscali hanno preteso "scudi" e assicurazioni sul futuro che in nessun altro Paese un governo si sarebbe mai abbassato a promettere, la fanno magari franca. Pensiamo solo alla manovra di agosto scorso: mentre il governo Berlusconi prometteva una lotta serrata contro gli evasori, non si è riuscito a realizzare un accordo con la Svizzera, sul modello di quello già siglato da Germania e Gran bretagna, per imporre una tassa fissa ai propri cittadini titolari di conti correnti nelle banche elvetiche.
Il "Problema Equitalia" quindi esiste. Ma allora perché l'intera classe politica ha preso le distanze da Grillo quando ha semplicemente chiesto di analizzare le ragioni di un tema presente da anni?
Perchè lo Stato non può sconfessare sé stesso. Equitalia è il braccio armato dell'Agenzia delle Entrate, controllata dal ministero del Tesoro. Un ministero oggi guidato da Monti, a capo del governo a cui i maggiori partiti hanno promesso sostegno.
Ieri Bersani si è "azzardato" a sollevare la questione di una riforma per Equitalia.
Lo ripeto: Equitalia dipende dal governo. Non serve necessariamente una riforma, ma una volontà politica. Non a caso Attilio Befera - braccio destro di Tremonti sul fronte fiscale - è rimasto a capo dell'Agenzia delle Entrate anche con Prodi, di nuovo lì con Berlusconi e oggi con Monti. Serve una volontà politica precisa, che se da parte di Tremonti non c'era, con Monti non si è ancora vista.
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