martedì 10 gennaio 2012

Giudici italiani contro l’integrazione

Sta destando scalpore una storia che giunge da Albenga, città ligure in provincia di Savona. Si tratta di adozioni, ma il caso in questione rischia di creare un pericoloso precedente: due bambini, di cinque e tre anni, sono stati assegnati dal Tribunale dei Minori ad una famiglia Musulmana. Questo nonostante siano stati tolti ad un padre sì di religione islamica, ma intenzionato a crescerli ed educarli come cristiani.
Il padre naturale è un artigiano edile, si chiama Khalid, i bimbi li ha avuti da una madre italiana. Ed ora dice:

Dio è uno solo, ma io voglio che i miei figli crescano nella religione del Paese dove sono nati. E voglio che mangino il prosciutto a merenda e l’arrosto di maiale a pranzo, e la bambina non vada in giro con il velo ma faccia i bagni al mare, e il maschietto quando avrà l’età beva ogni tanto una birra con gli amici

Il Tribunale dei minori di Genova per ora è stato di diverso avviso, avendo deciso di assegnare i due bambini ad una famiglia adottiva islamica, con mamma che si è convertita all’Islam da poco.
Lati oscuri anche sulla decisione di togliere la custodia dei figli ai genitori naturali: sulla delibera firmata dal Tribunale dei minori sono citati gli articoli 333 (condotta del genitore pregiudizievole ai figli) e 336 (che indica il procedimento) del codice civile, e si specifica pure che «pur sinceramente affezionato e animato da buone intenzioni, il padre non è in grado neppure di far regolarmente visita ai figli».
Questioni delicate, come tutte quelle che riguardano l’affidamento dei figli, ma Khalid non ci sta e promette battaglia:

Voglio sapere perché si è deciso di affidare due bambini cristiani a una famiglia musulmana. E perché i giudici arrivino ad accusarmi di maltrattamenti o disinteresse pur di riuscire a strapparmeli.

La madre, ex tossicodipendente, è ospite in una comunità di recupero assieme ai due bambini che ora saranno adottati dalla nuova famiglia:

Mia moglie ha fatto qualche sciocchezza di troppo, in passato, e sono stato io stesso ad andare prima dai carabinieri e poi dalle assistenti sociali. L’aspetto, un giorno tornerà a vivere con me. Nel frattempo i miei figli possono rientrare a casa: ho un appartamento, un lavoro onesto e un fratello, sposato con una bambina, che può aiutarmi a seguirli. Sfido chiunque a sostenere che tratto male o trascuro i miei bambini. Mi portino una denuncia, una testimonianza. Soprattutto mi spieghino perché tutta questa determinazione: dal Marocco si sta trasferendo in Italia anche mia madre, che è la loro nonna.

Infine, l’accorato appello di Khalid:

Anche il parroco di San Michele mi ha detto che è un’aberrazione affidare due cristiani a una coppia di genitori musulmani: perché questo non conta niente per i giudici? E perché, se io non lo desidero, i miei ragazzi devono crescere nelle tradizioni e nella cultura del Marocco, e non giocarsi le chances che non ho avuto io

Perché strappare due bambini ad un padre di religione Musulmana che avrebbe voluto educarli all’integrazione e farli diventare cristiani, affidandoli ad una famiglia di religione islamica?
http://www.questaelasinistraitaliana.org/2012/giudici-italiani-contro-lintegrazione/

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