domenica 15 gennaio 2012

Declassata la Francia E ora ridi, pagliaccio

A forza di prendere schiaffo­ni in faccia, chissà se i solo­ni europei capiran­no che questa crisi non si guarisce con i pannicelli caldi imposti dalla Merkel
A forza di prendere schiaffoni in faccia, chissà se i soloni europei (e anche italiani, naturalmente) capiranno che questa crisi non si guarisce con i pannicelli caldi imposti da Angela Merkel agli Stati nazionali.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy  e la cancelliera tedesca Angela Merkel
Il presidente francese Nicolas Sarkozy e la cancelliera tedesca Angela Merkel
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Serve ben altro: una vera politica comunitaria, economie coordinate, unità di vedute, revisione dei trattati che non sono da considerare tavole della legge, ma regole da rinnovare in base ai mutamenti della realtà.
Ma questi sono discorsi teorici. E invece qui è necessario scendere sul terreno della vita quotidiana che riserva sempre qualche sorpresa. L’ultima, in ordine di tempo, è il declassamento della Francia (dell’Italia, della Spagna e del Portogallo) che ha perso la tripla A, come a suo tempo la perse l’Italia suscitando lo scherno di molti osservatori, a dire il vero poco neutrali e niente affatto sereni. Sissignori. L’agenzia di rating Standard & Poor’s,ieri,a mercati aperti e in prossimità del week end, ha pensato bene di prendere a calci anche gli spocchiosi transalpini, retrocedendoli senza riguardo insieme con noi.
Inutile dire che la notizia ha provocato un terremoto micidiale nelle Borse del vecchio continente. Con le inevitabili conseguenze: un attacco di panico non solo tra i finanzieri, ma anche fra i risparmiatori che da troppi anni vengono salassati. La botta rifilata ai francesi non stupisce più di tanto. Il declassamento era nell’aria da settimane, ma tardava a venire e a Parigi si erano illusi che il pericolo fosse ormai superato.

Il presidente francese Nicolas Sarkozy

Superato un corno. A uno a uno, i Paesi boriosi che guardavano il nostro dall’alto al basso sono destinati a subire lo stesso trattamento avuto dall’Italia. Conviene ricordare quel che accadde alcuni mesi orsono a Silvio Berlusconi, quando si recò a un vertice con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel allo scopo di illustrare i piani del governo per rimettere a posto i nostri conti (deficit e debito pubblico). Il Cavaliere parlò. Poi la cancelliera lanciò uno sguardo d’intesa al presidente francese ed entrambi scoppiarono a ridere, come per dire: ci si può fidare di questo qua? Sarkozy in particolare dette l’impressione di essere molto divertito. Pieno di sé, esaminò con commiserazione il premier italiano senza abbandonare un sorriso melenso. Ecco. La nemesi storica è arrivata puntuale a sgonfiare il pallone, affidando il compito di afflosciarlo a Standard & Poor’s, che non ha fallito il colpo: centrata e abbattuta la terza A. Il che significa in termini brutali che la Francia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo pari son nel giudizio internazionale sulla loro affidabilità.
E allora quale motivo aveva Sarkozy di sfottere Berlusconi? Ora vediamo se ha ancora voglia di deriderci o se non ritenga più dignitoso andare a nascondersi, lui con la sua supponenza ingiustificata. È probabile che la bocciatura gli insegni almeno a non fare più il pagliaccio ridens. Intendiamoci. Noi non sposiamo la teoria «mal comune mezzo gaudio». Non è questo il problema. Ci riallacciamo piuttosto a quanto scritto sopra. I guai delle potenze europee dipendono in massima parte dalla cattiva gestione della Ue, che ha una vocazione burocratica e nessuna capacità di adeguare la propria politica alla congiuntura.
Per non parlare dell’euro, che ieri ha perso sul dollaro parecchi punti. La difesa della moneta unica sarà anche doverosa (ne dubitiamo), ma non potrà proseguire in eterno. Ci sarà un momento in cui si capirà che l’adozione della divisa comunitaria è coincisa con l’inizio della sciagura. Basti pensare che l’Italia ha smesso di crescere dieci anni orsono.
Non vuol dire nulla? Mediti il governo Monti che a due mesi dal proprio insediamento ha già ricevuto un cattivo voto da Standard & Poor’s. Professori, forse non avete studiato abbastanza. Invece di pensare ai tassisti e agli edicolanti, preoccupatevi di cose serie. Altrimenti il Belpaese, dopo la batosta di ieri, farà solo piangere i suoi cittadini. E il presidente bocconiano, che diceva di averci salvati dal burrone, passerà alla storia per averci buttati giù. O stiamo già rotolando nel baratro?
Vittorio Feltri
http://www.ilgiornale.it/interni/declassata_franciae_ora_ridi_pagliaccio/14-01-2012/articolo-id=566940-page=0-comments=1

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