
Seguitemi a Gianico (Bs) dalla famiglia Pendoli, per un triste e grave episodio di cui ancora oggi è difficile parlare. Giovani che non sanno, anzi provono vergogna a ricordare e da parte di chi operò in quei luighi in quel periodo un continuo attribuire la colpa ad altri. Pierino Pendoli e l'amico Sergio sono stati uccisi per quattro mortadelle, oppure per vendicare la cattura del capo partigiano Cappellini? Non voglio influenzare nessuno, spero che quanto vado ad esporre possa fornire degli elementi utili di valutazione e lascio trarre le conclusioni al lettore. Il tragico fatto è avvenuto in Valle Camonica il 21 e il 22 Gennaio 1945, tra la Valle di Lozio, zona di operazione del gruppo partigiano fiamme verdi C.8 al comando di Giacomo Cappellini e S.Glisente (Villa Verde) sopra i monti di Gianico, dove opera il gruppo fiamme verdi del C.1 al comandodi Giulio Mazzon, più un gruppo di partigiani staccatisi dalla 54° e hanno costituito la 54° bis "Garibaldi"in Val Negra, agli ordini di Luigi Macario. A Gianico, il negozio di alimentari della famiglia Pendoli è sovente oggetto di saccheggi e ruberie ad opera di queste formazioni partigiane. Ricordiamo uno dei tanti "rifornimenti" compiuto da partigiani. Una sera un gruppo di persone armate e mascherate entrano nel negozio, presente mamma Pendoli. I ladrucoli afferrano delle mortadelle e un sacco di farina per polenta. Malgrado la mascheratura alla signora pare di riconoscere due dei malintenzionati, giovani abitanti in frazioni vicine. Uno (C.D.), alto di statura è di Piazze di Artogne, l'altro è un giovane (S.G.) di Fucine di Darfo, ben conosciuto. La signora, allora, chiamandolo con il suo soprannome, dice "E, non basta il conto lasciato dai tuoi da pagare, anche a rubare vieni".
Ma vediamo il prologo della tragica vicenda. "Sbrigati" dice la signora Rota di Lovere al figlio Vittorio, con il quale ha in programma per quel giorno una visita di cortesia alla famiglia Pendoli, a Gianico. Amicizia e altre cose uniscono le due famiglie. I Pendoli hanno il figlio Pierino di 22 anni, vice brigadiere di un reparto della divisione "Etna", la 1^ divisione antiparacadutista e contraerea della G.N.R., comprendente legioni e battaglioni "M", centro di mobilitazione Brescia. La famiglia Rota ha il figlio G.Franco volontario nei bersaglieri del "Mameli",I^ compagnia "Bergamo". Giunti a Gianico, la visita, che doveva essere piacevole, purtroppo si trasforma in dolorosa.
In casa Pendoli regna la disperazione, il figlio Pierino giunto a casa la sera precedente per una breve visita, accompagnato dal collega e coetaneo, il vicebrigadiere Sergio Bagnoli di Lucca, è stato ucciso con lui sulla porta dicasa, a tradimento, senza avere la possibilità di difendersi. Le versioni sono discordanti nell'attribuire la paternità del fatto, sentiamole.

Giulio Mazzon "Silvio" comandava il gruppo C.1, zona operativa San Glisente (Villa Verde) sopra Gianico, così ricorda "Ci salutammo con un arrivederci, era il 20 Gennaio 1945, decisi di ripartire prima che il sole tramutasse, sarei passato da Breno verso Cividate, Berzo, Esime per raggiungere Villa Verde. Temevo un rastrllamento (..). Sullo stradone che conduce a Breno mi accorsi di una pattuglia della GNR. Proseguii passando a fianco di ciascun milite che marciava in senso inverso al mio (..). Di buon mattino ero già a Villa Verde di S. Glisente e a mezzogiorno mi giunse la notizia della cattura di Cappellini, alla mattina del
21-1-45, domenica ore 7,30, dopo un rastrellamento iniziato la sera del giorno
20 Gennaio". Il Cappellini viene catturato ferito e trasportato a Breno adagiato su un carro. Era stato ferito dal brigadiere Novelli durante il conflitto a fuoco con i militi della GNR. In un' altra versione si tenta di attribuire la responsabilità della morte di Pendoli e Bagnoli a delinquenti comuni.

1943. Verrà condannato a morte il 22 Marzo. La fucilazione sarà eseguita all'alba del 25 Marzo 1945, al castello di Brescia. Battista Pendoli, padre di Pierino, che milita nella X Brigata Nera "Tognù" di Brescia, tre mesi dopo la morte del figlio, verrà assassinato dai partigiani. Sempre nel diario di don Comensoli si trova scritto il 21 Aprile 1945: "Fine a Gianico di Pendoli Battista". Il fratello Giovanni era stato ucciso il 16 Maggio del '44. Tutto questo avvenne nella pia e devota Gianico, famosa per il Santuario dedicato alla "Madonnina", festeggiata con processioni, preghiere e penitenze l'8 Settembre di ogni anno. Anche mamma, Pendoli aveva pregato e perdonato i colpevoli.
A guerra finita il 9 Ottobre 1946, al partigiano Cappellini viene cocessa la medaglia d'oro alla memoria.
Invece l'uccione del Pendoli e di Bagnoli viene definita: "I fatti di Gianico del 22 Gennaio 1945 sono opera di sbandati sconosciuti", anche se in paese si sapeva il nome degli assassini.
"Bugiardi e mentitori" (Lettera di S. Paolo a Timoteo)
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