sabato 23 aprile 2011

Stuprò le sue pazienti poi scomparve Oggi i parenti: dichiaratelo morto

Era stato condannato a 8 anni di carcere per aver violentato alcune donne che si erano rivolte al suo studio. Ma Sergio Adinolfi, ginecologo, non ha mai scontato la pena. Svanito nel nulla, per i parenti sarebbe morto

Sesto San Giovanni, 22 aprile 2011 - È stato condannato a 8 anni di reclusione in appello per avere violentato alcune donne che si erano rivolte al suo studio privato di via Marelli a Sesto San Giovanni per interrompere la gravidanza, approfittando del loro stato di intontimento per l’anestesia.
Ma il ginecologo Sergio Andolfi, ora settantenne, non ha mai scontato quella pena: arrestato nel ‘95, dopo qualche mese di carcerazione preventiva e poi di arresti domiciliari, ha approfittato della libertà per fuggire.
È latitante da quasi 11 anni e ora i suoi familiari si sono rivolti all’avvocato Vittorio Greco di Monza per chiedere che il Tribunale di Monza dichiari la sua morte presunta.
Una dichiarazione che scatta dopo 10 anni che non si hanno notizie di una persona e che per Sergio Andolfi dovrebbe essere pronunciata il prossimo ottobre, quando si potrà mettere la parola fine al mistero della latitanza del ginecologo.
Nel ‘96 Sergio Andolfi, medico dell’ospedale di Sesto San Giovanni, responsabile per l’Ussl 65 delle interruzioni di gravidanza, in attesa di venire nominato aiuto primario di Ginecologia, venne condannato dal Tribunale di Monza a 12 anni, scesi a 8 anni in appello, mentre l’ultimo ricorso alla Corte di Cassazione non venne accolto.
Quattro i casi accertati, una ventina quelli caduti in prescrizione prima del processo. Ma nel frattempo il ginecologo aveva già fatto perdere le sue tracce. Secondo la richiesta di dichiarazione di morte presunta presentata al Tribunale di Monza, dell’uomo non si hanno più notizie dal 9 ottobre 2000.
Ufficialmente Sergio Andolfi risulta nell’elenco dei ricercati. Ma non è mai stato catturato. Si favoleggia che si sia rifugiato in Brasile, dove aveva degli amici e dove trascorreva i periodi di riposo, ma lì di lui non è mai emersa traccia.
Si favoleggia anche che possa essere morto in un incidente stradale e che il suo corpo non fosse riconoscibile. Ma non esiste alcuna prova ufficiale. Tanto che ora i suoi parenti chiedono che venga dichiarata la sua morte presunta. E soltanto allora il suo nome scomparirà dalla lista dei latitanti da catturare.
di Stefania Totaro

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