Sesto San Giovanni, 2 aprile 2011 - Probabile che non ci avrebbero preso, se avessero scommesso. Per una giornata e mezzo hanno tentato di interpretare occhiate, sorrisi, domande. Poi finalmente, il pomeriggio dopo, l’architetto Adele Cesi ha parlato. Lo ha fatto davanti al Comitato di sostegno alla candidatura Unesco, seduta attorno a una tavola ovale. Una relazione lucida, tecnica, che ha regalato spunti e suggerimenti.
E soprattutto che ha lasciato una porta aperta al percorso iniziato due anni fa dall’amministrazione. Si tira quindi un sospiro di sollievo e si va avanti per inserire il patrimonio archeologico industriale di Sesto in quella che è una mappa della storia dell’umanità attraverso le sue eccellenze.
«La consapevolezza di avere un patrimonio mi sembra diffusa al 90 per cento. È un dato significativo e insolito — spiega la funzionaria del ministero per i Beni e le attività culturali — In genere, è un sentimento che manca oppure il patrimonio ha un’eco già così diffusa che c’è meno energia e voglia di avviare una riflessione». Un punto di forza da coltivare, insomma. «L’Unesco sempre più punta sulla comunicazione e sul senso di appartenenza. A Sesto c’è e non è affatto scontato».
È sulle 37 meraviglie, catalogate nel dossier, che si apre la partita. Il patrimonio «c’è, esiste, è vivo e vissuto ed è importante», conferma l’architetto Cesi. Esistono però anche aspetti di criticità: «Oggi le aree sono abbandonate. Un patrimonio dell’umanità deve essere visitabile, accessibile, fruibile anche dai suoi stessi cittadini. E deve avere un sistema di gestione».
A complicare il quadro, la proprietà privata. «Deve esserci un impegno di utilità pubblica. Del progetto di Renzo Piano bisogna vedere come trasforma e valorizza la città. Bisogna capire come interviene nel tessuto connettivo, nelle relazioni dei siti, altrimenti questi luoghi non si comprendono. Perché Sesto non è un ambito industriale, ma una città industriale». Eppure bisogna restringere il cerchio. «Il confine non può essere quello comunale, il progetto di candidatura va perimetrato. Non siamo davanti a sfide impossibili. Cerchiamo, quindi, delle soluzioni».
di Laura Lana
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