Cinisello Balsamo, 28 aprile 2011 - Come era prevedibile, la polemica sul gettone di presenza «gonfiato» percepito dai consiglieri comunali di Cinisello ha innescato una polemica che rischia di spaccare il fronte dei partiti, facendo emergere posizioni e sensibilità personali su un tema che, per troppo tempo, è stato taciuto nelle segreterie.
A sollevare la testa è il consigliere del Pd Natalia Strani, non disposta ad accettare l’accusa di «arricchirsi» con la politica. «Non accetto che i consiglieri dell’Italia dei Valori vengano a dare lezioni di moralità — afferma indignata riferendosi all’intervista rilasciata a Il Giorno dal consigliere dimissionario Angelo Schiavone —. Ci sono molti consiglieri che non hanno mai accettato il gettone di presenza in caso di rinvio delle riunioni per mancanza del numero legale. Chi lavora seriamente non può essere messo sotto accusa solamente perché pochi hanno un atteggiamento di malcostume».
La scintilla della polemica era scoccata nei giorni scorsi dopo che il consigliere del Pdl Ciro Cesarano e alcuni esponenti di IdV e Sel avevano chiesto ai colleghi di procedere immediatamente alla riduzione del gettone di presenza da 70 a 36 euro, adeguandolo alla legge.
Un provvedimento che è fermo da almeno 2 anni perché la maggioranza dei consiglieri tarda a discuterne. Ma ora le legittime reazioni di alcuni, rischiano di inasprire lo scontro. Anche perché si scopre che nell’ultima seduta di Consiglio, saltata per mancanza del numero legale, soltanto 6 dei 14 presenti hanno rifiutato il gettone di presenza.
E ancora si dice che qualcuno spingerebbe per far proseguire le riunioni oltre la mezzanotte per avere diritto alle compensazioni. «Nelle scorse settimane il consigliere Catania e io siamo stati gli unici esponenti del Pd a firmare un ordine del giorno che chiedeva di intervenire sul problema — afferma ancora Lia Strani —. Per me è importantissimo ripristinare il rispetto della norma, tuttavia ritengo falso e fuorviante affermare che ci si arricchisce. Molti di noi trascorrono intere nottate a fare riunioni e a esaminare provvedimenti. Quei 70 euro sono una sciocchezza rispetto al lavoro che viene svolto. Senza contare che c’è chi versa parte del gettone alla segreteria di partito».
L’accusa ha smosso gli animi anche nel Pdl, dove il capogruppo Giuseppe Berlino attacca chi ritiene che fare il consigliere comunale significhi arricchirsi. «Stiamo parlando mediamente di circa 300 euro mensili di gettone di presenza, cifra più che adeguata», sottolinea, riaffermando però la necessità di ripristinare la legalità. Tuttavia, ammette che in una commissione dei capigruppo del mese di febbraio la maggioranza dei presenti aveva deciso di rinviare qualsiasi decisione fino al mese di maggio, in attesa dei decreti attuativi della legge sul federalismo locale.
di Rosario Palazzolo
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