giovedì 7 aprile 2011

La discussa campagna pubblicitaria Se Diesel evoca Berlusconi preferiamo Carosello

7 Aprile 2011
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C’era una volta Carosello. E tutti i bambini i bambini si precipitavano davanti alla televisione a vederlo. Oggi la situazione è diversa, siamo sommersi di spot in tv, radio, web, sms e cartelloni. Forse per questo la nostra soglia di tolleranza si è abbassata e alcuni messaggi, come nel caso della campagna Diesel, ci fanno storcere il naso.
Girovagando per il web ci è capitato di incappare su un noto portale nello spot dell’azienda d’abbigliamento Diesel. Colori e proporzioni accattivanti ci hanno attirato, ma al momento di leggere lo slogan siamo rimasti perplessi: “Ispirati dalle più grandi nazioni del mondo, i pionieri di Diesel Island sceglieranno come Presidente la persona con meno probabilità di essere coinvolta in uno scandalo sessuale (o no?)”.
Abbiamo riletto due o tre volte la frase per esser sicuri di aver capito bene il senso e poi ci siamo chiesti: perché utilizzare questa suggestione per accaparrarsi clienti? Forse si sarebbe potuto trovare un modo meno “basso” per incrementare gli affari di un marchio in salute.
Ci spieghiamo; sappiamo perfettamente che il commercio è basato principalmente sulla capacità di attirare clienti e a tal fine vengono sfruttati spunti di cronaca (in questo caso giudiziaria e riguardante il premier Silvio Berlusconi) per focalizzare l’attenzione del pubblico. E’ un meccanismo fin troppo facile. E in questo caso discutibile.
Per prima cosa ci sembra bizzarro evidenziare un (non ancora accertato) comportamento del Presidente del Consiglio a fini commerciali. In secondo luogo sembra strano pure che per vendere un prodotto si ricorra alla denigrazione di una carica pubblica. Penserete che siamo noi ad essere bigotti, a nostra discolpa possiamo dire che ci sono piaciute moltissime pubblicità anche scurrili o con doppi sensi.
Abbiamo apprezzato la pubblicità con Rocco Siffredi, ci siamo affascinati con gli effetti e il plot dei cortometraggi Nike anni ’90, esaltati con l’ormai classico “two gust is megl che uan” e non dimenticheremo mai lo spot in cui, in un palazzo interamente composto di donne, venivano aperte le finestre contemporaneamente gridando “Egoist”.
In tutti questi casi c’è ingegno, creatività, stile e manca del tutto il lato quasi snob di chi si vuole dissociare da un comportamento che non reputa degno. Qui non si discute il valore artistico ma il messaggio morale lanciato da un’azienda che ha fatto del riff “Be Stupid” il suo ultimo tormentone. A noi sembra illogico criticare alcune azioni giudicate discutibili e poi incitare alla stupidità. In fondo però quello conta non è mica la coerenza (o no?).


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