L’ingordigia di Prodi: 5283 euro come ex presidente della Commissione Ue, 4725 come ex parlamentare e 4246 come ex universitario. Il Prof ribatte: "Ridicoli"
Prodi prende oltre 14mila euro di pensione al mese. Anzi: pensioni. Al plurale. Eh sì, perché il Professore di vitalizi ne incassa addirittura tre: uno da 5.283 euro come ex presidente della Commissione europea, uno da 4.725 euro come ex parlamentare e uno da 4.246 come ex professore universitario. Totale 14.254 euro lordi. La somma lo deve imbarazzare non poco. E infatti poco tempo fa, in una dichiarazione Ansa del 24 novembre 2010, si è abbassato l’assegno previdenziale, esattamente come le donne si abbassano l’età: citava sì correttamente i 5.283 della commissione europea, ma poi parlava di 1.797 euro lordi da ex parlamentare e di 2.811 lordi come ex professore universitario, mostrando una prematura ma quantomai conveniente smemoratezza senile: in realtà quelle cifre cui lui si riferisce sono al netto. E al lordo corrispondono appunto a 4.725 (esattamente 4.725,04) e 4.246 (esattamente 4.246,43) euro mensili.
Tutti strameritati, per carità: non c’è trucco, non c’è inganno. Ma allora, perché, Professore, dire le bugie? A sfrucugliare nei meandri della previdenza italiana si fanno scoperte assai interessanti. Per esempio, il cumulo di vitalizi d’oro è una consuetudine piuttosto diffusa, anche fra coloro che fanno professione di pauperismo operaio. Prendete il vecchio Cossutta: l’uomo dei rubli incassa una pensione Inps dal 1980, cioè dall’anno in cui a Mosca c’era ancora Breznev, Aldo Maldera era il capitano del Milan e Bobby Solo a Sanremo cantava «Gelosia». E lo sapete perché incassa quella pensione? Grazie alla famosa legge Mosca, con cui l’odiato Stato borghese ha riconosciuto a dirigenti di partito e sindacalisti contributi mai versati. Dal 2008, poi, il tovarisc Armando di pensioni ne riceve due: all’assegno dell’Inps unisce infatti il sostanzioso vitalizio parlamentare, 9.604 euro lordi al mese, una cifra che è quasi una beffa per il compagno operaio.
Ma tant’è: per non farsi mancare nulla, al momento di lasciare il Parlamento, dove aveva piantato le tende da ben 10 legislature, Cossutta ha anche incassato una liquidazione monstre pari a 345.744 euro, pudicamente definita «assegno di solidarietà». Eccome no: solidarietà. Ma con chi? Con il suo conto corrente? Due pensioni riceve anche Luciano Violante: 9.363 euro lordi come ex parlamentare e 7.317 come ex magistrato, per un totale di 16.680 euro lordi al mese. Tre pensioni riceve l’economista finiano Mario Baldassarri, che con Prodi condivise la famosa seduta spiritica sui colli bolognesi durante il rapimento Moro: diventato presidente della Commissione finanze, non ha fatto un gran che per risanare i bilanci pubblici, ma per quel che riguarda i bilanci privati, beh, non si può certo lamentare. Due pensioni vanno in tasca al compagno Giovanni Russo Spena: quella parlamentare ( pari a 5.510 euro netti dal 2008) si va a sommare a quella da professore universitario (2.277 euro netti dal 2002, cioè da quando aveva 57 anni), per un totale di quasi 8mila euro netti.
Sommano una pensione all’indennità parlamentare sia Rocco Buttiglione (3.258 euro netti come professore universitario dal 2007) sia Franco Marini (circa 2.500 euro grazie alla legge Mosca dal 1991, cioè da quando aveva 57 anni). Ancor più giovane è andato in pensione Sergio D’Antoni, deputato del Pd, vicepresidente della commissione Finanza, già sindacalista assai favorevole ai rigori sulla previdenza altrui: prende una pensione Inpdap di 5.233 euro netti al mese (8.595 euro lordi al mese, 103.148 euro lordi l’anno) dal 1º aprile 2001, cioè da quando aveva 55 anni. Ma il bello è che la pensione è stata liquidata sulla base di (udite bene) 40 anni di servizio. 40 anni di servizio? A 55 anni? E dunque D’Antoni era in università a 15 anni? E faceva già il docente? Possibile? Forse siamo davanti a un genio precoce della scienza giuridica e non ce ne siamo mai accorti? Si badi bene: lo scandalo qui non sono tanto i 5.233 euro netti di pensione Inpdap (che pure non sono pochi per un sindacalista che ha sostenuto la necessità di tagliare le pensioni dei lavoratori) e nemmeno il fatto che essi vadano a sommarsi senza colpo ferire all’indennità parlamentare.
Tutti strameritati, per carità: non c’è trucco, non c’è inganno. Ma allora, perché, Professore, dire le bugie? A sfrucugliare nei meandri della previdenza italiana si fanno scoperte assai interessanti. Per esempio, il cumulo di vitalizi d’oro è una consuetudine piuttosto diffusa, anche fra coloro che fanno professione di pauperismo operaio. Prendete il vecchio Cossutta: l’uomo dei rubli incassa una pensione Inps dal 1980, cioè dall’anno in cui a Mosca c’era ancora Breznev, Aldo Maldera era il capitano del Milan e Bobby Solo a Sanremo cantava «Gelosia». E lo sapete perché incassa quella pensione? Grazie alla famosa legge Mosca, con cui l’odiato Stato borghese ha riconosciuto a dirigenti di partito e sindacalisti contributi mai versati. Dal 2008, poi, il tovarisc Armando di pensioni ne riceve due: all’assegno dell’Inps unisce infatti il sostanzioso vitalizio parlamentare, 9.604 euro lordi al mese, una cifra che è quasi una beffa per il compagno operaio.
Ma tant’è: per non farsi mancare nulla, al momento di lasciare il Parlamento, dove aveva piantato le tende da ben 10 legislature, Cossutta ha anche incassato una liquidazione monstre pari a 345.744 euro, pudicamente definita «assegno di solidarietà». Eccome no: solidarietà. Ma con chi? Con il suo conto corrente? Due pensioni riceve anche Luciano Violante: 9.363 euro lordi come ex parlamentare e 7.317 come ex magistrato, per un totale di 16.680 euro lordi al mese. Tre pensioni riceve l’economista finiano Mario Baldassarri, che con Prodi condivise la famosa seduta spiritica sui colli bolognesi durante il rapimento Moro: diventato presidente della Commissione finanze, non ha fatto un gran che per risanare i bilanci pubblici, ma per quel che riguarda i bilanci privati, beh, non si può certo lamentare. Due pensioni vanno in tasca al compagno Giovanni Russo Spena: quella parlamentare ( pari a 5.510 euro netti dal 2008) si va a sommare a quella da professore universitario (2.277 euro netti dal 2002, cioè da quando aveva 57 anni), per un totale di quasi 8mila euro netti.
Sommano una pensione all’indennità parlamentare sia Rocco Buttiglione (3.258 euro netti come professore universitario dal 2007) sia Franco Marini (circa 2.500 euro grazie alla legge Mosca dal 1991, cioè da quando aveva 57 anni). Ancor più giovane è andato in pensione Sergio D’Antoni, deputato del Pd, vicepresidente della commissione Finanza, già sindacalista assai favorevole ai rigori sulla previdenza altrui: prende una pensione Inpdap di 5.233 euro netti al mese (8.595 euro lordi al mese, 103.148 euro lordi l’anno) dal 1º aprile 2001, cioè da quando aveva 55 anni. Ma il bello è che la pensione è stata liquidata sulla base di (udite bene) 40 anni di servizio. 40 anni di servizio? A 55 anni? E dunque D’Antoni era in università a 15 anni? E faceva già il docente? Possibile? Forse siamo davanti a un genio precoce della scienza giuridica e non ce ne siamo mai accorti? Si badi bene: lo scandalo qui non sono tanto i 5.233 euro netti di pensione Inpdap (che pure non sono pochi per un sindacalista che ha sostenuto la necessità di tagliare le pensioni dei lavoratori) e nemmeno il fatto che essi vadano a sommarsi senza colpo ferire all’indennità parlamentare.
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