sabato 19 marzo 2011

Da casa del boss a stella polare per le vittima della violenza

Il Comune di Sesto si riprende un palazzo confiscato alla mafia e lo trasforma in una grande casa per le donne vittime di violenza o con problemi psichici. 120mila gli euro destinati al recupero della struttura

Sesto San Giovanni, 19 marzo 2011 - «È stato confiscato alla mafia un immobile. Si trova sul vostro territorio. Lo volete?». Molti Comuni rifiutano, quello sestese ha risposto all’appello. Così, una palazzina intera è stata rimessa a nuovo e dai prossimi giorni ospiterà donne vittime di violenza o con problemi psichici, che stanno avviando dei percorsi in autonomia supportati dalle associazioni.
Chiavi in mano, ad aprire le porte dei quattro appartamenti ieri mattina sono stati Liviana Marelli della cooperativa La Grande Casa e Riccardo De Facci della cooperativa Lotta Contro L’emarginazione. Un monolocale e un trilocale per uno, le due storiche associazioni stanno ora solo aspettando gli allacciamenti di gas e luce.
«Ormai è tutto pronto, manca solo qualche mobile, ma è questione di giorni — dicono —. Alloggeremo quattro o cinque donne. Dipende se avranno bisogno di una sistemazione anche per i loro figli». Qualche mobile era già presente all’interno degli appartamenti, come tavoli e credenze. Altri sono invece nuovi di zecca.
«Spesso questi immobili non vengono riutilizzati perché non ci sono risorse per sistemarli — spiega l’assessore alle Pari opportunità Lucia Teormino —. Da subito abbiamo pensato che accettare questo stabile sarebbe stata una grossa opportunità. Abbiamo partecipato a un bando regionale e con i 120mila euro vinti abbiamo finanziato i lavori di ristrutturazione».
Balconi che si affacciano sulla strada e nel cortile, c’è anche uno spazio comune nella corte interna. «Da quello che sappiamo, pare che gli alloggi fossero affittati a studenti per periodi molto brevi — racconta Teormino —. Quando il Tribunale di Milano ci ha contattato, abbiamo visitato immediatamente l’immobile». A colpire l’attenzione dell’assessore e dei rappresentanti delle associazioni, era stato l’appartamento dell’ultimo piano, probabilmente utilizzato dal presunto boss.
Frigorifero americano al centro della cucina - di quelli giganti che tritano il ghiaccio - beauty farm nascosta in soffitta. «Il frigo era vuoto e pulito. Solo all’esterno aveva un po’ di polvere — ricordano Lucia Teormino e Katia Feoli, responsabile del progetto per La Grande Casa —. In una camera, invece, abbiamo trovato una bellissima scala a chiocciola di legno». Che oggi non c’è più e che portava a una stanza superiore completamente piastrellata con una vasca idromassaggio da otto postazioni.
«Quella l’abbiamo rimossa — spiega De Facci —. Ma in bagno ne rimane ancora una quadrata, dove possono entrare quattro persone». La palazzina non è l’unico immobile confiscato alla malavita e accettato dall’Amministrazione sestese. Il Comune era infatti già diventato proprietario di quattro appartamenti, presenti in stabili diversi, che oggi sono stati affittati a cittadini che erano in lista di attesa nelle graduatorie per un alloggio pubblico.
Sempre al Tribunale di Milano l’Amministrazione aveva dato la sua disponibilità a riutilizzare un negozio, confiscato alla mafia. Il locale, da oltre un anno, ospita il nuovo sportello dell’Informagiovani in via Marconi. Infine, il sindaco aveva detto sì al dancing club sotterraneo di viale Gramsci, a oggi l’unica struttura a non aver ancora trovato una nuova funzione.
di Laura Lana

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