Il direttore del settimanale albanese Investigim: "Saviano approfitta dei nostri articoli, male e senza ringraziare". L'Osservatorio italiano sui Balcani riporta la notizia e aggiunge: "Anche noi aiutammo l'autore, poi nessun ringraziamento"
Foto in prima pagina e titolo che recita così: “Saviano!Chi è questo?”. L’attacco nei confronti dell’autore di Gomorra questa volta giunge da lontano, precisamente dall’Albania. Sul settimanaleInvestigim del 21 marzo, il direttore Alket Aliu verga un editorialepieno di acredine, muovendo accuse ben definite. “Saviano riconosce il diritto d’autore solo quando si tratta di firmare contratti milionari con aziende di Berlusconi. Mentre il diritto d’autore non si applica ai giornalisti albanesi”. E’ solo l’inizio della contumelia. Oggetto del contendere è l’inchiesta tra Camorra e Sigurimi (la polizia segreta albanese durante la dittatura comunista).
Un’inchiesta, la cui paternità il direttore Aliu rivendica fortemente essendo frutto dell’analisi dei documenti declassifficati del regime comunista albanese. E che, secondo Investigim, Saviano avrebbe fatto sua parlando in una intervista all’emittente albanese Top-Channel. Una delle prime accuse infatti sarebbe proprio questa: l’omissione della fonte. Ma Aliu poi va ancora giù duro: “Saviano copia e lo fa male, riportando inesattezze e disinformazioni". Fino all’apice dello scontro: “Le imprecisioni sono molte e sono conseguenza della tipica arroganza di chi pensa di saper tutto e parla di tutto, ed è stato raccomandato per prendere in giro spudoratamente gli albanesi. E’ un insulto al giornalismo e agli albanesi. Se c’è un modo per fare soldi è parlando della mafia, Saviano lo ha trovato. Conviene non solo a lui, ma anche a chi paga questo spettacolo, chi vuole spostare l’attenzione sulla criminalità di strada, sulla mafia di basso profilo, mentre la vera mafia passa attraverso le banche”.
L’editoriale del direttore ha suscitato l’interesse anche dell’Osservatorio italiano (tela di informazione indipendente che si estende nell’area del Baltico-Adriatico, si legge sul sito). Che rincara la dose, citando un episodio curioso: il giorno dopo la pubblicazione di un articolo sul traffico di armi tra il Sigurimi e la Camorra “la nostra redazione ha ricevuto una e-mail di Roberto Saviano che chiedeva di contattare la giornalista per avere un confronto sulle tematiche della mafia nei Balcani. Da parte nostra fornimmo tutte le informazioni e la disponibilità a cooperare, ma dopo aver dato il materiale, non vi è stata alcuna comunicazione" (leggi le e-mail).
Insomma, per il direttore dell’Osservatorio, Michele Altamura, anche in questo caso Saviano non avrebbe citato la fonte delle notizie e “fin quando continuerà a ripetere ciò che altri giornalisti hanno scritto con coraggio senza pubblicare documenti o prove certe resterà un semplice servo dei poteri, un eroe sintetico di questa società controllata dal web che manipola le masse in nome di una falsa battaglia contro la mafia”. Parole pesanti che rilanciano i dubbi sul modo in cui Saviano conduce le sue inchieste, visti anche i casi passati simili, soprattutto quello relativo a Gomorra, con le accuse di Simone Di Meo. Difficile capire se le accuse siano solo polemiche sterili. Resta comunque il dubbio: Saviano è un irriconoscente che attinge alle notizie altrui per farne sfoggio davanti alle telecamere o sono gli altri che sono invidiosi della sua popolarità?
Un’inchiesta, la cui paternità il direttore Aliu rivendica fortemente essendo frutto dell’analisi dei documenti declassifficati del regime comunista albanese. E che, secondo Investigim, Saviano avrebbe fatto sua parlando in una intervista all’emittente albanese Top-Channel. Una delle prime accuse infatti sarebbe proprio questa: l’omissione della fonte. Ma Aliu poi va ancora giù duro: “Saviano copia e lo fa male, riportando inesattezze e disinformazioni". Fino all’apice dello scontro: “Le imprecisioni sono molte e sono conseguenza della tipica arroganza di chi pensa di saper tutto e parla di tutto, ed è stato raccomandato per prendere in giro spudoratamente gli albanesi. E’ un insulto al giornalismo e agli albanesi. Se c’è un modo per fare soldi è parlando della mafia, Saviano lo ha trovato. Conviene non solo a lui, ma anche a chi paga questo spettacolo, chi vuole spostare l’attenzione sulla criminalità di strada, sulla mafia di basso profilo, mentre la vera mafia passa attraverso le banche”.
L’editoriale del direttore ha suscitato l’interesse anche dell’Osservatorio italiano (tela di informazione indipendente che si estende nell’area del Baltico-Adriatico, si legge sul sito). Che rincara la dose, citando un episodio curioso: il giorno dopo la pubblicazione di un articolo sul traffico di armi tra il Sigurimi e la Camorra “la nostra redazione ha ricevuto una e-mail di Roberto Saviano che chiedeva di contattare la giornalista per avere un confronto sulle tematiche della mafia nei Balcani. Da parte nostra fornimmo tutte le informazioni e la disponibilità a cooperare, ma dopo aver dato il materiale, non vi è stata alcuna comunicazione" (leggi le e-mail).
Insomma, per il direttore dell’Osservatorio, Michele Altamura, anche in questo caso Saviano non avrebbe citato la fonte delle notizie e “fin quando continuerà a ripetere ciò che altri giornalisti hanno scritto con coraggio senza pubblicare documenti o prove certe resterà un semplice servo dei poteri, un eroe sintetico di questa società controllata dal web che manipola le masse in nome di una falsa battaglia contro la mafia”. Parole pesanti che rilanciano i dubbi sul modo in cui Saviano conduce le sue inchieste, visti anche i casi passati simili, soprattutto quello relativo a Gomorra, con le accuse di Simone Di Meo. Difficile capire se le accuse siano solo polemiche sterili. Resta comunque il dubbio: Saviano è un irriconoscente che attinge alle notizie altrui per farne sfoggio davanti alle telecamere o sono gli altri che sono invidiosi della sua popolarità?
Nessun commento:
Posta un commento