venerdì 30 marzo 2012

Se un’azienda sana finisce nei guai chiedendo un prestito ad una banca



L’azienda va bene, e di questi tempi è già un miracolo. Anzi, va più che bene: tanto è vero che decidono di aumentarne la capacità produttiva. Ma qui iniziano i guai e i problemi. Un’azienda sana finisce nei guai.
Questa è la storia della L&T Lab di San Giuliano Terme, un’azienda di produzione di cosmetici naturali. E’ il Tirreno a raccontare l’incubo di questa ditta: una società sana chiede un prestito, niente di eclatante, di 55.000€. Dopo 12 mesi (sì, esatto, dopo un anno), la banca accetta di concedere il credito. Ma non solo: dato che avevano la loro pratica in mano, l’istituto bancario decide di rivedere alcune condizioni applicate alla L&T. In particolare viene ridotto il fido bancario da 30.000€ a soli 5.000€: una mazzata incredibile.
Spiega l’amministratore delegato Daniele Tedeschi:
“All’improvviso ci siamo trovati con uno scoperto di 27.00€, che la banca ha pensato di riprendersi dal nuovo prestito”.
Chiaro quello che è successo? La società chiede un prestito per aumentare la capacità produttiva, la banca glielo concede ma contestualmente taglia il fido e mette la ditta in una situazione di debito per 27.000€. E la banca dove va a riprendersi quei soldi? Ma dal prestito appena concesso.
Quel finanziamento, che era nato per cresce, è finito per mettere in seria crisi la società: e non solo, perché quel prestito è rifinito immediatamente alla banca, tramite quel “gioco” del taglio al fido.
Vi sembra normale?

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