Sesto San Giovanni, 27 febbraio 2011 - A riportare Garibaldi per strada e ad allacciare lo Stivale stavolta ci penseranno i negozianti. Perché se le città si mettono in festa, loro si vestiranno con i colori della bandiera italiana. Al lavoro già da qualche mese, l’Unione del Commercio convocherà in questi giorni le botteghe sestesi per mettere a punto gli ultimi dettagli.
«Abbiamo deciso di unirci alle iniziative organizzate dal Comune per i festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia — annuncia il segretario Alessandro Fede Pellone —. Lanceremo un concorso: le vetrine dovranno allestirsi a tema. Poi si voterà la più bella». Domenico Egidi il suo storico negozio di piazza Petazzi ha già iniziato ad addobbarlo col tricolore. «Ne avevo chieste sette di queste statue del Gianduia con la coccarda in testa e me ne hanno fatte tre — mostra il titolare della drogheria —. Penso che metterò in vetrina la bandiera italiana e i prodotti tipici regionali: quelli trentini davanti al verde, quelli toscani per il bianco e quelli del Sud per il rosso».
Egidi questa ricorrenza l’ha presa seriamente. «Io il 17 marzo sto aperto perché ci credo. In Primavera andrò a Torino a visitare palazzo Carignano, che ospita il museo nazionale del Risorgimento». Anche Massimo Rizzi della Libreria Presenza ha deciso di tenere su la serranda e di partecipare al concorso lanciato dall’Unione. «Ci stiamo già ragionando: il tricolore, i libri sul Risorgimento e sull’Unità d’Italia in bella mostra».
«I traditori» di De Cataldo il volume preferito, ma oltre allo spirito patriottico ci sono anche i conti che spingono a tenere aperto. «Questa festa la sento molto e la farei a casa — ammette Rizzi —. Ma un giovedì di marzo equivale a un incasso medio di 700-800 euro. E in questo momento di crisi non ci si può rinunciare. Tra essere sopra o essere sotto il 5 per cento, preferisco la prima opzione». Qualche prova tecnica per tinteggiare il negozio di verde, bianco e rosso, Michele Centra e Lucia Di Chiara l’hanno già fatta, aiutandosi con borse e ombrelli. «Dobbiamo realizzare un allestimento pazzesco! — scherza il titolare di Cose di Borse in via Dante —. La festa è sicuramente sentita. E farsi scappare un’occasione per poter lavorare bene, non avrebbe senso. Se la città sarà animata, ne saremo contenti tutti quanti. Noi negozianti daremo una mano».
Sfrutterà la giornata di lavoro anche Elisa Zambelli di Original Marines, che nel retrobottega custodisce le magliette per bambini a tema Unità d’Italia: «I love Italy», il tricolore è stato usato per cuori, gondole e per il Colosseo. «Con scuole e uffici chiusi, la gente starà a casa e quindi potremo contare su una buona affluenza. Lavoreremo e giocheremo con le vetrine delle nostre botteghe per divertirci e celebrare questa giornata». Non è tanto convinto Gianfranco Sala. Che, pensieroso, ancora non sa cosa farà. «Valuteremo. Se è festa, io chiudo. Come ho sempre fatto all’Immacolata o il 4 novembre — dice l’ottico —. Certo, se tutti attorno stanno aperti, dovrò farlo anch’io. Perché poi la cassa non può proprio rimetterci».
Sulle barricate, Guido Camozzi. «La festa la fanno al commercio — sbotta il pasticcere di via Picardi —. Con l’aggiunta di un solo giorno di ferie si potrà fare un bel ponte al mare o in montagna. Se ci mettiamo pure l’apertura straordinaria concessa dal Comune ai centri commerciali, la città sarà deserta come a Ferragosto». Non ci sta l’assessore al Commercio Claudio Zucchi. «Ci sono negozi e lavoratori anche nella grande distribuzione. Vista la difficoltà economica, bisogna aiutare tutti. Ogni polemica in questo caso è fuori luogo».
di Laura Lana
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