Gheddafi usa il pugno di ferro per reprimere le proteste di piazza; secondo Al Jazeera sarebbero almeno 84 i morti fra i manifestanti che negli ultimi giorni sono scesi in piazza sull'onda delle rivolte nelle ultime settimane hanno infiammato l'Egitto e la Tunisia. Il Colonnello non ci ha pensato due volte, ordinando alle strutture della forza di aprire il fuoco su chi protestava - ma secondo alcune fonti una parte degli ufficiali dell'esercito avrebbe rifiutato di obbedire agli ordini. Il gruppo dei "ribelli" sarebbe guidato dal generale al-Arabi, un personaggio conosciuto fra i libici.
La citta di Bengasi, storicamente ostile al Colonnello, oggi si è risvegliata in una calma lugubre - dopo le tre giornate di rabbia che hanno portato alla distruzione di tutte le sedi della polizia locale; Al Jazeera fa sapere che i negozi restano chiusi e che non ci sarebbero poliziotti a mantenere l'ordine nella strade della città, che già negli anni scorsi, più volte, è stata teatro di ribellioni contro il regime. Ieri, i detenuti del carcere locale sono stati liberati. Il timore è che, nella mancanza di un ordine costituito, la città finisca preda di criminali e razziatori. Secondo le ultime notizie, gli uomini di Gheddafi sarebbero asserragliati in un albergo della città.
Human Rights Watch, che ha monitorato la protesta, oggi ha chiesto a Gheddafi di smetterla di reprimere nel sangue le manifestazioni pacifiche degli oppositori. Sul sitowww.almaralink.it si possono vedere le immagini di un manifestante colpito a morte dalla polizia, che perde sangue dalla testa. Nelle ultime ore, le autorità libiche hanno bloccato l'accesso a Facebook e dato una stretta ai social network e agli mezzi della comunicazione virtuale.
Ieri sera Gheddafi è sceso in piazza a Tripoli, circondato dai suoi fedelissimi. La capitale libica sembra rimasta immune alle proteste che invece hanno sconvolto Bengasi ed altre città del Paese. Il Colonnello ha minacciato gli oppositori, annunciando che se le manifestazioni dovessero continuare la repressione "sarà devastante". Ieri il nuovo portavoce della Casa Bianca, Carney, ha fatto sapere che il presidente Obama segue con apprensione ciò che sta accadendo in Libia e negli altri paesi arabi che in questi giorni sono attraversati dalle rivolte: Obama ha esortato i leader di queste nazioni a evitare di usare la violenza contro chi protesta pacificamente.
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