Sesto San Giovanni, 26 febbraio 2011 - Non aveva un permesso di soggiorno e nemmeno un passaporto valido, ma quando la polizia gli ha chiesto i documenti ha fornito subito una valida giustificazione: «Sono un cittadino libico, ho bisogno di un visto per motivi umanitari». Gli agenti del commissariato sestese, di fronte all’imprevista richiesta di aiuto, hanno cercato di capirne di più.
Ma è bastato poco per scoprire l’inganno: una perquisizione, il ritrovamento di un foglio, tra i vestiti, con le vere generalità dell’uomo e, per finire, una verifica sulle impronte digitali. Nella rete dei controlli non era finito, dunque, un cittadino libico, bensì un egiziano che ha tentato il tutto per tutto, sperando di farla franca. Gli è andata male: l’uomo, trentenne, è stato identificato, denunciato ed accompagnato in questura, dove sono state avviate le pratiche per l’espulsione dal territorio nazionale dove si trovava come clandestino.
La scoperta del finto-libico è avvenuta l’altra sera nell’ambito di un pattugliamento straordinario organizzato dal commissariato sestese con l’ausilio di personale della questura di Milano. Per tutto il pomeriggio e fino a sera inoltrata, diversi equipaggi della polizia hanno effettuato controlli in una mezza dozzina di bar tra via Risorgimento, viale Gramsci, via Marconi, viale Matteotti e via Zara, sia all’interno sia all’esterno dei locali.
Alcuni di questi esercizi pubblici avevano subìto in passato provvedimenti di chiusura per spaccio di droga o per frequentazioni di pregiudicati. Le verifiche della polizia sono poi proseguite anche in alcuni giardini pubblici e nel piazzale della stazione. Complessivamente gli agenti hanno controllato i documenti di una cinquantina di persone, tra cui appunto il finto libico che si trovava all’interno di un bar.
di Patrizia Longo
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