Scritto da Marco Cavallotti | |
Thursday 10 February 2011 | |
La partita di calcio Germania-Italia fa il solito share, ma qualcuno lo avrà pur visto: ieri sera, mentre si davano calci al pallone su Rai2 scorreva il film "Le vite degli altri". Un film che, proprio in questi giorni di rimembranza, molti avrebbero dovuto vedere. Colpiva soprattutto, per chi ha avuto qualche esperienza di vita nei Paesi dell'ex-Patto di Varsavia, la figura del politico e dell'ufficiale superiore della Stasi, cinici, svergognatamente servi e traditori, pronti al salto sul carro del vincitore al primo segno di rovesciamento dei rapporti di forza. Si tratta di una sensazione che mi è tornata fortissima stamane, di fronte alle commemorazioni ufficiali, quando il nostro presidente della Repubblica ha tenuto, con tanto di radiocronaca in tempo reale, un discorso commemorativo incentrato sulle vittime delle foibe. Quando anche l'ossequioso cronista, di fronte ad una delle grandi vergogne della sinistra italiana, ed alla vigliaccheria di tanti altri nostri connazionali che la permisero e la accettarono, non ha avuto una parola per spiegare come e perché si sia giunti a tanta abiezione. Abbiamo assistito a "descrizioni", "esecrazioni", "esortazioni". Ma vero colpevole, responsabile di tanti silenzi e vigliaccherie, è sembrato sempre essere il destino "cinico e baro", che ha fatto sì, per conto suo, che di questo dramma non si parlasse, e anzi che questo dramma si negasse, per oltre mezzo secolo. Qui non si vuole riaprire una vecchia contesa, che vede secondo i punti di vista Sloveni, Croati e Italiani vittime e carnefici nelle fasi alterne della storia del XX secolo. Violenze e crimini si ebbero da tutte le parti, e mettersi a soppesarle ed a confrontarle porta poco lontano. Anche se resta il fatto che l'Istria e buona parte della Dalmazia senza l'apporto della cultura e dell'industriosità italiane sarebbero poca cosa. No, qui si tratta di una questione tutta italiana, o se preferiamo tutta riferibile alle strategie internazionali dei comunisti – e per vari anni dei post-comunisti. Si tratta dell'ostracismo alle ricerche ed alle pubblicazioni sulle vicende degli Italiani espulsi dal paese in cui erano sempre vissuti, accusati indiscriminatamente di fascismo – come se, per inciso, fosse questo un motivo giuridicamente rilevante per esiliare qualcuno –; si tratta del silenzio voluto e preteso su un pezzo straziante di storia patria, che il presidente della Repubblica, visto che ha ritenuto di parlare, farebbe bene a chiedersi perché e per opera di chi è stato fatto rimuovere. |
giovedì 10 febbraio 2011
Memoria corta
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