Riguardo alla crisi libica, uno dei problemi più impellenti che l’Italia si troverà ad affrontare nell’immediato è quello del più che possibile esodo di massa di profughi provenienti da ogni parte dell’Africa verso le nostre coste.
Ieri abbiamo riferito di una situazione venutasi a creare nell’Africa sub-sahariana a seguito dei sommovimenti nel Maghreb e che riguarda la ripresa in grande stile degli attraversamenti del deserto del Sahara verso le coste del mediterraneo. Oggi sappiamo che la massa di persone, provenienti dall’Africa sub-sahariana in attesa di un passaggio verso le coste mediterranee è già di circa 800 mila. A questi occorre aggiungere il milione e oltre di persone già presenti in Libia e bloccati fino ad ora dall’accordo italo-libico. E’ chiaro che venendo a mancare i controlli garantiti dal regime libico il primo pensiero va proprio a quel milione di soggetti che immancabilmente si riverseranno verso le coste italiane. Rimanere impreparati a questa più che probabile eventualità sarebbe un atto criminale, anche perché è presumibile che con una richiesta di traversata così massiccia si finirà per consegnare decine di migliaia di persone ai più variegati criminali che li metteranno su imbarcazioni di fortuna, stipate all’inverosimile e con rischi enormi per le loro vite.
Se a questi aggiungiamo gli 800 mila già pronti a sud del deserto più quelli che presumibilmente stanno arrivando nei punti di raccolta del Mali e del Niger, ci capisce come si parli di un esodo che qualcuno ha definito biblico e che potrebbe seriamente far crollare le frontiere sud dell’Europa.
Questa è la situazione drammatica che ci apprestiamo ad affrontare e che al momento non dispone di nessun piano di intervento europeo, come se il rischio non fosse imminente. Invece il rischio c’è e riguarda non solo l’Italia ma tutta l’Europa che quindi è tenuta a predisporre subito un piano di coordinamento che sia in grado di gestire nel migliore dei modi questa emergenza annunciata.
Quello che quindi chiediamo con urgenza è una mobilitazione internazionale che sia in grado di accogliere in appositi centri creati ad hoc la grande massa di migranti che ci si aspetta dalle coste del nord Africa. L’ideale sarebbe applicare tutte quelle azioni che vengono implementate nelle occasioni di crisi internazionale, quindi l’allestimento preventivo di campi profughi attrezzati e in grado di accogliere i migranti nel miglior modo possibile. Una volta accolti nei campi i migranti dovranno essere redistribuiti su tutto il territorio europeo. Se i numeri che ci arrivano dall’Africa sono reali ci troveremo di fronte a una massa di persone talmente grande la cui gestione è impensabile che venga lasciata alla sola Italia. Ma non possiamo permetterci il lusso di affrontare la crisi quando si presenterà come vogliono fare i dirigenti europei. Dobbiamo essere pronti prima che la crisi scoppi.
Per questo motivo è indispensabile che il Governo italiano in collaborazione con l’Alto Commissariato per i Rifugiati dell’Onu (UNHCR) si muova da subito in sede europea per avere il supporto di tutti gli Stati membri. Aspettare oltre vuol dire trovarsi improvvisamente immersi in una crisi umanitaria di grandezza impensabile. L’Europa deve poi agire su quegli stati da cui partono le carovane di disperati per prevenire l’arrivo di quegli 800 mila (per ora) che si apprestano ad attraversare il deserto per raggiungere il Mediterraneo.
Non è più il caso di aspettare e non si sta facendo alcun allarmismo ingiustificato. Il rischio è reale e concreto. Aspettare oltre significa non solo ritrovarsi con centinaia di migliaia di persone in giro per l’Europa ma significa anche esporre queste persone a rischi inimmaginabili per le loro vite.
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