mercoledì 23 febbraio 2011

I benpensanti sono arrivati tardi L'Europa abbandona l'Italia in un Mediterraneo senza più equilibri

23 Febbraio 2011
“La caduta dei Tiranni”, è il titolo che Gad Lerner ha scelto per la puntata de l'Infedele andata in onda ieri sera. Parterre di ospiti colti, impegnati nell'analisi delle forze storiche e geopolitiche che hanno contribuito a sfaldare i regimi di Tunisi del Cairo e di Tripoli. La Repubblica si affida alla penna di Bernardo Valli  che nel suo “La primavera dei popoli”, azzarda un parallelo storico, un po' stiracchiato, tra le piazze maghrebine e i moti del 48, le resistenze antifasciste e le lotte anticomuniste del 1989.
Tutti a raccontare che la forza dei popoli, esplosa incandescente dopo anni di repressione, ha sfondato tutti gli argini eretti dalle dittature : è scesa in piazza, ha lottato per la sua libertà, ha sfidato il potere ,domandando libertà, democrazia. Tutti a celebrare il vento democratico che ha investito i paesi del sud del Mediterraneo. Tutti a dire che la nuova America, quella di Obama - dell'Obama del Cairo s'intende, non quello che ordina i bombardamenti sul Waziristan - è stata determinante, perché ha finalmente messo “la forza al servizio della giustizia”.  Tutti a dire che la vecchia politica dei teocon, bombarola e fideistica, è definitivamente spazzata via a colpi di democrazia, che la Freedom Agenda era solo un manifesto ideologico per coprire una feroce politica neocoloniale. Tutti a plaudere l'Europa per la sua ferma condanna delle  terribili violenze che il Colonnello Gheddafi, accerchiato ed ormai ferito a morte, inferisce al suo popolo.
L'Europa degli azzimati burocrati, la stampa benpensante e i teorici da salotto si sono  svegliati di colpo. Ora che il mediterraneo vive di una nuova linfa democratica non vogliono certo perdere l'occasione di sfilare nelle piazze maghrebine a fianco dei popoli oppressi. Ma dov'era l'Europa nei decenni in cui Saddam Hussein trucidava gli oppositori, opprimeva gli organi di stampa e soffocava le istituzioni? Dov'era  – e dov'è – quando l'Iran si arma di testate nucleari in barba a tutti i divieti internazionali? Dov'è difronte alla persecuzione etnica con cui la Cina sta sopprimendo il Tibet? Dov'è quando a Lampedusa arrivano barconi stracolmi di uomini disperati? E' la stessa Europa, tecnocrate e radical-chic, che fregiò Yasser Arafat del Nobel per la Pace, che ha finanziato Hamas, un'organizzazione terroristica il cui principale obiettivo è quello di eliminare Israele. E' la stessa Europa, spaccata e incerta nel dopo 11 Settembre; la stessa Europa  che sta abbandonando l'Italia sola in un Mediterraneo senza più dittatori, certo, ma senza istituzioni né equilibri.
Dov'era la nostra stampa , quella che si autoproclama dotta e liberal ,quando il popolo Iracheno sradicava la statua dell'odiato Saddam e apriva l'era di una difficile e traumatica transizione democratica? Forse che, accecati dall'antiamericanismo à la mode, si dimenticarono di titolare “La caduta del tiranno”? Oppure era di gran lunga più politically correct titolare “L'America imperialista invade l'Iraq per il petrolio”? Dov'è questa stampa quando il pacifismo propagandistico di Obama si infrange contro la realtà dei massicci bombardamenti del Pakistan? La stessa stampa che non si accorge di chiamare - per un vezzo intellettuale - transizione democratica, un golpe militare; la solita, che finge di non sapere che l'esercito libico, non potrà certamente essere il custode dello slancio democratico che sta animando le piazze. Il Vecchio continente e i suoi intellettuali più raffinati si permettono una visione del mondo politica e tifosa, tra proclami emotivi, e inezia imbelle; celebrando la nascita di germogli spontanei  di democrazia, ma senza avere una politica che li aiuti a gemmare. 

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