giovedì 17 febbraio 2011

No, non siamo diventati razzisti e xenofobi

Scritto da Mauro Mellini   
Thursday 17 February 2011
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Siamo preoccupati per l’islamizzazione del nostro Paese, ma mica ad opera di immigrati più o meno clandestini. C’è un islamismo autoctono assai più pericoloso che rischia di sopraffare le nostre Istituzioni libere e democratiche e che, a tratti, sempre più marcatamente e frequentemente, pervade la società e grandi masse umane. Da tempo, gli Ulema Komeinisti della magistratura italiana stanno imponendo un sistema politico in cui ciò che prevale è la loro tutela politico-culturale su tutto l’apparato costituzionale dello Stato, ad imitazione dei loro colleghi sauditi ed iraniani.
Da qualche settimana o mese a questa parte, però, da quando cioè la caccia giudiziaria al Cavaliere si è andata specializzando nello spionaggio e nella guardoneria relativi alla vita sessuale del Presidente del Consiglio, il komeinismo nostrano si è andato ancor più avvicinando al suo modello orientale ed africano. Si tratta, probabilmente, delle prime avvisaglie del passo successivo a quello della messa sotto tutela delle Istituzioni democratiche: quello verso una visione totalizzante del sistema italo-islamico. Non potrà mancare, infatti, dopo un eventuale e sempre più probabile rovesciamento del governo Berlusconi, un’ondata di “moralizzazione” bacchettona di stampo laico-islamico. In qualche paese musulmano esisteva e, credo, esista, un “partito della virtù”. La sessuofobia, con l’immancabile appendice di guardoneria e di ipocrisia, che è parte consistente del fondamentalismo komeinista, ha caratterizzato, piaccia o non piaccia, gli ultimi avvenimenti nostrani; il tentativo, almeno in parte riuscito, di tradurre in termini di demagogia e di massificazione, le operazioni giudiziarie degli Ulema nostrani contro Berlusconi.
Non siamo certo al velo, al burqua per le donne (almeno per quelle che debbono avvicinarsi ad Arcore o a Palazzo Chigi) ma questa storia dello scendere in piazza “in difesa della dignità del corpo della donna” (la donna che ha conquistato il diritto, tra l’altro, di non doversi vergognare di averne uno, possibilmente appetibile, di vantarsene e di non nasconderlo) più che di bacchettonismo ipocrita occidentale e cattolico, sa di komeinismo smaccatamente orientale.
La coincidenza temporale tra certe manifestazioni scatenate nel mondo islamico e quelle inscenate nel nostro Paese hanno una confusa, ma innegabile connessione.
Il compromesso storico con i cattolici, a suo tempo, ha fatto una stagione politica ed ha prodotto una brutta copia del suo obiettivo: un cattocomunismo dolciastro e strisciante che ha avvelenato politica ed Istituzioni, portando allo sfascio di Mani Pulite. I post comunisti nostrani, che sono poi il prodotto da compromesso storico - il P.D. e non solo il P.D. si direbbe non disdegnino - parlandone assai di meno ma operando, sia pure inconsciamente, con effetti assai più deleteri, un compromesso “progressista”-islamico. O, se vogliamo, cattocomunista-islamico.
Sono cose sulle quali si dovrebbe pur riflettere. E, se per arrivare a ragionare di questo islamismo e komeinismo nostrano, si vorrà tirar fuori che di esso c’è di reale solo la figura di un Sultano e del suo harem, comincino pure così i “signori della virtù”. Purché non si fermino lì. Perché quello che è venuto dopo l’Islam dei Sultani, il fondamentalismo, è, nessuno osi negarlo, incomparabilmente peggiore e più pericoloso. Per noi e per loro.
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