“Tutto il nostro sostegno va al popolo egiziano”, ha dichiarato la scorsa settimana il leader di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah. Il capo del partito di Dio libanese, dal conflitto del 2006, parla soltanto attraverso uno schermo televisivo, quello di Al-Manar, l’emittente privata del movimento sciita. Il messaggio rivolto a un popolo sunnita, quello egiziano, da parte di un leader sciita, Nasrallah, non è in questo caso contradditorio. Il leader di Hezbollah è diventato un eroe internazionale dopo la guerra dei 33 giorni contro Israele, soprattutto in Egitto. E’ giunto il momento di porsi un quesito sensibile e urgente: chi è il capo dello Stato libanese? Il Gen. Michel Suleiman o Sayyed Hassan Nasrallah? In altre parole: esiste uno Stato libanese? La domanda è complessa e richiede una risposta complessa.
Sulla scia della rivoluzione iraniana del 1979, e nel pieno della guerra civile libanese, Hezbollah si forma ufficiosamente nel 1982, ufficialmente nel 1985, come “resistenza islamica armata” contro le forze israeliane che, assieme a quelle siriane, occupavano il Paese dei Cedri. Forte di una solida ideologia islamica di ispirazione khomeinista, di ingenti finanziamenti iraniani ma soprattutto del sostegno logistico-militare dei Pasdaran, i Guardiani della Rivoluzione, Hezbollah emerge come forza paramilitare, di stampo terroristico. Si conquista, spesso con la forza, il sostegno della sua comunità religiosa, quella sciita, la più numerosa in Libano. Il nome scelto dal movimento non lascia spazio a fraintendimenti. “Hizb-Allah”, il Partito di Dio, è un termine presente nel versetto 56 della quinta Sura del Corano (Al-Ma’ida, la Tavola Imbandita): “Hizb-Allah Humm Al-Ghalibun”, il Partito di Dio sarà il vittorioso. Questa scelta gli varrà non poche critiche da parte del mondo sunnita, e in particolare dai movimenti jihadisti, che vedono in Hezbollah un “nemico”, sia perché è sciita sia perché è una forza che monopolizza la resistenza armata contro lo Stato ebraico. Ed è in questo monopolio che si trova il lievito naturale del suo composto politico. Hezbollah è innanzitutto una forza armata, e quindi un partito politico. Può sopravvivere soltanto come milizia, non viceversa. Dopo il ritiro israeliano dal sud del Libano nel maggio 2000, il movimento sciita comincia la sua scalata come “azionista” maggioritario dello Stato libanese. Nel 2004, su pressioni franco-americane e su proposta dell’allora anti-siriano Aoun, cristiano, oggi alleato forte di Hezbollah, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU emana la risoluzione 1559, che, tra le altre cose, prevede il disarmo di tutte le milizie su territorio libanese: un modo soft per dire che il Partito di Dio deve essere disarmato.
Anziché uscirne provato, Hezbollah, come recita il versetto coranico, ne uscì “vittorioso”. Non solo non ha disarmato, ma a seguito della “ vittoria divina ” del 2006, la sua milizia si è riorganizzata, e riarmata. E’ demodé parlare ancora di milizia armata. Il Partito di Dio ha un suo Esercito più potente di quello di altri Eserciti arabi: incursori, forze speciali, truppa, intelligence, un centro addestramento e un centro studi strategici. Hezbollah, dal punto di vista sociale, possiede infrastruttre che altri regimi arabi non hanno: società edilizie (Jihad al-Binaa’), associazioni assistenziali e caritatevoli, catene di ristorazione, ospedali, centri per l’impiego. Politicamente, è rappresentato sia nel Consiglio dei Ministri che nel Parlamentto, e gode di forti alleanze nazionali e regionali. Un’entità talmente potente da poter insindacabilmente decidere il tempo della pace e quello della guerra, così come l’assetto politico. E’ questo il partito che, mentre la comunità internazionale osservava con attenzione gli sviluppi in Tunisia ed Egitto, ha pianificato e messo in atto un colpo di Stato politico, facendo cadere il governo e rimpiazzando il premier Hariri con un uomo di maggiore fiducia, Miqati. In Libano, le tre maggiori cariche dello Stato sono divise su base confessionale: il Presidente della Repubblica è un cristiano-maronita; il premier un sunnita e il Presidente del Parlamento uno sciita. Si tratta attualmente di un assetto che non rispecchia il paese. Nei fatti, Hezbollah controlla l’intero apparato statale, grazie ai soldi e al suo Esercito. Nessuno lo dice, ma in Libano vige un regime totalitario. Definire Hezbollah un’organizzazione terroristica è riduttivo. Considerarlo un movimento attivo nel sociale è retrò. La Svizzera del Medio Oriente è diventata un piccolo Iran sul Mediterraneo. Hezbollah è lo Stato, non più un’entità all’interno di esso.
Anziché uscirne provato, Hezbollah, come recita il versetto coranico, ne uscì “vittorioso”. Non solo non ha disarmato, ma a seguito della “ vittoria divina ” del 2006, la sua milizia si è riorganizzata, e riarmata. E’ demodé parlare ancora di milizia armata. Il Partito di Dio ha un suo Esercito più potente di quello di altri Eserciti arabi: incursori, forze speciali, truppa, intelligence, un centro addestramento e un centro studi strategici. Hezbollah, dal punto di vista sociale, possiede infrastruttre che altri regimi arabi non hanno: società edilizie (Jihad al-Binaa’), associazioni assistenziali e caritatevoli, catene di ristorazione, ospedali, centri per l’impiego. Politicamente, è rappresentato sia nel Consiglio dei Ministri che nel Parlamentto, e gode di forti alleanze nazionali e regionali. Un’entità talmente potente da poter insindacabilmente decidere il tempo della pace e quello della guerra, così come l’assetto politico. E’ questo il partito che, mentre la comunità internazionale osservava con attenzione gli sviluppi in Tunisia ed Egitto, ha pianificato e messo in atto un colpo di Stato politico, facendo cadere il governo e rimpiazzando il premier Hariri con un uomo di maggiore fiducia, Miqati. In Libano, le tre maggiori cariche dello Stato sono divise su base confessionale: il Presidente della Repubblica è un cristiano-maronita; il premier un sunnita e il Presidente del Parlamento uno sciita. Si tratta attualmente di un assetto che non rispecchia il paese. Nei fatti, Hezbollah controlla l’intero apparato statale, grazie ai soldi e al suo Esercito. Nessuno lo dice, ma in Libano vige un regime totalitario. Definire Hezbollah un’organizzazione terroristica è riduttivo. Considerarlo un movimento attivo nel sociale è retrò. La Svizzera del Medio Oriente è diventata un piccolo Iran sul Mediterraneo. Hezbollah è lo Stato, non più un’entità all’interno di esso.
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