Burqa (foto Ap/Lapresse)
Sesto San Giovanni, 3 febbraio 2011 - Burqa fuorilegge, i sestesi fanno quadrato intorno al primo cittadino Oldrini e alla mozione anti-velo. Nell’ex Stalingrado d’Italia insomma, la scelta di vietare alle donne islamiche di girare con il volto coperto trova consenso. Qualcuno si appella alla sicurezza («Cosa ne so io, se sotto non c’è un uomo?»), qualcun altro chiama in causa la dignità femminile e la parità delle donne («Me la trovi lei, una che si vuole mettere addosso il velo!»).
C’è anche chi si appella, al contrario, alla libertà di culto e di coscienza: «Molte islamiche il velo lo scelgono liberamente, con che diritto noi glielo proibiamo?». E anche fuori dalla città «rossa», nei palazzi dei sindaci di sinistra, la notizia non scalda gli animi. «Non mi pare ci sia un’emergenza burqa — commenta Mario Soldano, primo cittadino di Cologno Monzese —. A Cologno no di sicuro, non se ne sono mai visti in giro». Soldano però, il problema non lo avrebbe affrontato «alla Oldrini»: questioni di religione e cultura, non bisogna calpestare le libertà. E sulla sicurezza, «c’è una minaccia molto più urgente e pericolosa che va in giro a viso scoperto: si chiama mafia».
Nicchia anche la Gasparini: «Un ordine del giorno sul burqa non mi sembra davvero risolutivo». Lei ha messo mano alla questione aprendo lo scorso 27 gennaio un tavolo interreligioso dove discutere di pratiche per la convivenza civile delle culture. Anche se, riconosce, «un problema di sicurezza esiste e il sindaco Oldrini ha voluto affrontarla».
Salomonico il parere della senatrice del Pd Fiorenza Bassoli.Ha preceduto Oldrini sulla poltrona di primo cittadino sestese, i grattacapi li conosce: « Il problema di fondo è come si possono coniugare le diversità con quei valori alla base della nostra convivenza civile. La mozione approvata apre un dialogo con la comunità islamica sui diritti delle donne, che nella storia del nostro Paese sono stati guadagnati con dure battaglie».
Nel frattempo le consigliere sestesi del Pd Annamaria Antoniolli, Lorena Croatto, Stefania Di Pietro e Chiara Pennasi, che hanno votato il sì anti-burqa, si dichiarano «orgogliose» del risultato e stupite del clamore mediatico suscitano dal loro appoggio: «In quanto donne di sinistra, era nel nostro Dna difendere la dignità delle donne».
di Luca Zorloni
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