In questi giorni assistiamo a grandi sommovimenti nel mondo arabo. Prima la Tunisia e poi l’Egitto hanno in pochi giorni rovesciato regimi che da decenni guidavano quei Paesi. Altri stati arabi stanno cercando di seguirne l’esempio, dallo Yemen al Bahrein passando per l’Algeria e per finire alla Libia. I benpensanti occidentali pensano che questo sia una cosa buona e cercano di incentivare quello che loro chiamano “il virus della libertà”.
La libertà nei paesi musulmani è una delle più grandi utopie della storia moderna. Islam e libertà, Islam e Diritti Umani sono inversamente proporzionali. Parlare quindi di libertà e di Diritti Umani nel mondo islamico è pura utopia. Se non si capisce questo non si può nemmeno iniziare un percorso di democratizzazione in quei Paesi. E’ un po’ come quando Bush credeva di riuscire ad esportare la democrazia in Iraq. Questi signori vogliono portare la libertà e la democrazia in poco tempo in Paesi islamici che non ne sanno niente di democrazia e libertà e che anzi tendono a esportare l’Islam all’esterno con tutte le nefaste conseguenze proprio per la libertà e la democrazia.
Per intenderci, non dico che i regimi pre-esistenti fossero democratici e liberali, tutt’altro. Però dai sommovimenti nei Paesi arabi non ci si può aspettare una esplosione della democrazia semplicemente perché la democrazia è l’antitesi dell’islam. Solo uno di questi Paesi ha al suo interno un vero movimento democratico: l’Iran. Questo perché gli iraniani conoscono benissimo l’estremismo islamico e cosa voglia dire essere soggetti alle sue leggi. La stessa rivoluzione iraniana, salutata allora come un colpo di mano democratico contro il regime dello Scià, ha portato alla fine all’instaurazione di uno dei più sanguinari regimi islamici della storia. Lo stesso è avvenuto in Afghanistan quando venne assassinato Nur Mohammad Taraki, omicidio che diede il via alla storia talebana. La storia ci insegna quindi che nei Paesi islamici ogni volta che è stato rovesciato un regime, magari laico, ad instaurarsi è sempre stato un regime teocratico.
Prendiamo per esempio l’Egitto. Mubarak non era certo un leader democratico, ma se ci si aspetta che i Fratelli Musulmani siano migliori o più democratici, si prende un abbaglio di dimensioni colossali. Anzi, almeno Mubarak era fondamentalmente un laico mentre i Fratelli Musulmani vogliono un regime teocratico di tipo talebano o, nella migliore delle ipotesi, di tipo iraniano. Cosa c’entra allora la Fratellanza Musulmana con la democrazia? Niente di niente. La stessa cosa sta avvenendo negli altri Paesi islamici interessati dalle rivolte. Si cerca di abbattere un regime per instaurarne un altro peggiore. Tutto questo è lontanissimo dal cosiddetto “virus della democrazia” tanto declamato dai sostenitori delle rivolte, che oltretutto sono decisamente incoerenti quando sostengono le piazze arabe ma non fanno altrettanto con quella iraniana che, come detto prima, è l’unica che veramente potrebbe portare una ventata di libertà e democrazia.
E allora quando si parla di “democrazie islamiche” si stia bene attenti a cosa si sostiene. Tutti quei ragazzi che scendono in piazza (in buona fede) reclamando più Diritti e più democrazia in effetti stanno spianando la strada a quello che l’antitesi dei Diritti e della democrazia, l’estremismo islamico. Si vuole davvero questo? Si vuole davvero sostenere una utopia senza senso? Non sarebbe meglio invece portare gradualmente tutti questi Paesi verso un tipo di democrazia che prescinde dall’islam?
Miriam Bolaffi
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