mercoledì 2 novembre 2011

Così l’altra Italia onora il Milite Ignoto

Folla al passaggio del treno che rievoca il trasporto del 1921. Sembrerebbe un’Italia d’altri tempi, l’Italia della gente semplice

Non che fosse stata più bella o più brutta di altre guerre, ma il ricordo di quella «grande», ancora commuove. E commuove persone che ne hanno necessariamente una percezione sbiadita, alimentata più dal cinema che dai sussidiari di storia. Eppure la gente s’accalca al passaggio del "Treno dell’eroe", il convoglio che ricorda quello che portò a Roma la salma del milite ignoto.
La capitale era pietrificata nel silenzio quando Maria Bergamas, madre di un caduto, sfilò davanti a dieci bare indicando poi quella che sarebbe stata tumulata nella «patria di marmo», come Marcello Venturoli felicemente definì il Vittoriano. E a quanto è dato sapere, nel silenzio è transitato il «Treno dell’eroe».
Sembrerebbe dunque un’Italia d’altri tempi quella accalcata alle stazioni ferroviarie, l’Italia della gente semplice, capace di nutrire il sentimento di pietà, di muto affettuoso dolore per qualcuno il cui dramma non è stato vissuto «in diretta». Per qualcosa che segnò profondamente la carne e gli animi di una generazione lontana, lontanissima. Prendere atto che sotto la coltre di cinismo che è l’impronta della società globalizzata c’è anche quella Italia, quegli italiani, rincuora. Siamo un Paese sano.

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