lunedì 28 novembre 2011

Igino Mortari.Cinisello Balsamo 28.11.1947


 - La Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti” fu un corpo militare italiano, con compiti di polizia politica e militare, composto principalmente da elementi del fascismo milanese, integrati da volontari della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che operò nei territori della Repubblica Sociale Italiana e principalmente nella Provincia di Milano e nel cuneese fra il 18 marzo del 1944 ed il 27 aprile del 1945. Il reparto fu intitolato al pluridecorato eroe della Prima Guerra Mondiale, della Guerra Civile Spagnola, e della Seconda Guerra Mondiale, Ettore Muti, ucciso a Fregene il 24 agosto del 1943. Militare, aviatore e Politico Italiano, fu convinto fascista fin dagli esordi del movimento, partecipando alle azioni delle squadre d'azione, ricoprendo numerose carica tra cui quella di Segretario del Partito Nazionale Fascista. Si distinse per la sua spericolatezza in numerose operazioni militari. Fu soprannominato "Gim dagli occhi verdi". Posta alla dipendenza del Ministero degli Interni, Francesco Colombo, divenne Comandante e nominato Questore con il grado di colonnello. La Legione fu autonoma dalla Questura di Milano e dalla Polizia della Repubblica Sociale Italiana, ma l’autonomia cessava nel momento della richiesta di truppe da parte dello stato maggiore del Generale Wilhelm Tensfeld, responsabile della lotta antipartigiana nel settore nord - ovest. La Legione Autonoma Mobile “Ettore Muti” fu suddivisa in due battaglioni permanenti. I volontari assunsero l'appellativo di "Arditi della Muti". Il primo, denominato “Aldo Resega”, operante a Milano e in provincia, composta da circa millecinquecento arditi. Il secondo, invece, denominato “De Angeli”, dislocato in Piemonte e nel piacentino, composto da circa ottocento arditi. A questi si affiancarono altri sette battaglioni "ausiliari" ma di limitata entità. La divisa della Legione era il completo da paracadutista, con il basco, giacca con quattro tasche senza colletto con calzoni lunghi fermati alla caviglia, scarponi bassi. Sul basco, i graduati e gli arditi portavano un grosso teschio a tibie incrociate. Le mostrine erano nere, pentagonali, decorate con un piccolo fascio littorio rosso in alto e con un teschio in basso sovrapposto a due tibie incrociate con il pugnale fra i denti. Sul braccio destro della divisa era presente lo scudetto, simbolo della Legione, composto da un fascio repubblicano sovrapposto a due pugnali incrociati, sotto al quale era riportata la scritta "Legione Autonoma E. Muti", tutto in campo azzurro. Lo stemma era di metallo verniciato per gli ufficiali, mentre era di panno colorato per i militi. A Milano la Muti era acquartierata in cinque caserme, la caserma del comando era in Via Rovello, nei locali del dopolavoro del comune. In quella struttura furono organizzati tutti i servizi, fureria, armeria e autorimessa. Presso la caserma della Legione di via Rovello fu creato un magazzino per la distribuzione di alimenti e vestiario da cui potevano attingere le famiglie più povere. In provincia le caserme di rilievo furono quelle di Monza, Melzo e Cornaredo. I caduti della Legione Muti furono circa trecentoquattordici arditi. Di cui centosessantuno uccisi fino al 26 aprile incluso, data in cui tutti i reparti si arresero e consegnarono le armi. I restanti centocinquantatre furono sommariamente fucilati e assassinati nelle convulse giornate che seguirono la caduta della Repubblica Sociale Italiana. Tra il 1946 e il 1949 furono assassinati dalla Volante Rossa quattro arditi: Bruno Sestini, Giuseppe Celpa, Felice Ghisalberti e Igino Mortari. Quest’ultimo, la sera del 27 novembre del 1947, mentre beveva un caffè in una tabaccheria di via Lomazzo, fu protagonista di una violenta lite con un gruppo di operai della Innocenti. La lite si trasformò subito in aggressione. Igino Mortari fu picchiato selvaggiamente e portato via su una jeep. Il giorno dopo, il 28 novembre del 1947, fu ritrovato cadavere in un prato, nelle vicinanze di Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, con un foro di proiettile alla nuca.

Nessun commento:

Posta un commento