lunedì 14 novembre 2011

“Se il golpe è dei banchieri, lo chiamano governo tecnico”. La Russa intervistato da Qelsi

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“Se lo fanno le forze armate è un golpe, se lo fanno i banchieri lo chiamano governo tecnico”. E’ un Ignazio La Russa in grande forma quello che accetta di buon grado di lasciare un saluto al nostro blog e a tutti gli iscritti alla fan page di Qelsi, commentando l’intricata situazione politica di questi giorni.
Combattivo e vivace come sempre, per nulla rassegnato e arrendevole nonostante la caduta del governo, l’ormai ex ministro della Difesa traccia un bilancio della crisi di governo usando la consueta ironia.
La Russa, da dove partire per commentare l’imminente avvento del governo tecnico di Monti?
Da ieri sera. Anche se la giornata non era da ridere, ieri sera a me è venuto da ridere. Ho visto una sinistra intenta a festeggiare in maniera sguaiata, ma di cosa erano contenti quelli che sono scesi per strada? Non hanno vinto nulla. Certo non hanno vinto le elezioni, ma non c’è stata neppure una vittoria politica delle forze di opposizione. Semplicemente, diventa presidente del Consiglio Mario Monti, ossia colui che è il nemico della sinistra, in quanto rappresenta le banche, la finanza, il capitale, i mercati, i poteri forti, i padroni. Tutti gli stereotipi che la sinistra voleva combattere. O meglio, diceva di voler combattere. E poi mi veniva in mente una battuta…
Quale battuta? La dica anche a noi.
Beh, non facevo altro che pensare “Se lo fanno i militari lo chiamano golpe; se la stessa cosa la fanno i banchieri la chiamano governo tecnico”. E’ solo una battuta ovviamente, ma un fondo di verità c’è. Poi però ho smesso di ridere.
Pensando ancora ai festeggiamenti?
Ho pensato che neanche se avessero vinto loro le elezioni avrebbero dovuto festeggiare in quel modo. In questi anni a noi è capitato di vincere, ed anche di festeggiare per le strade. Ma festeggiavamo una nostra vittoria, e l’abbiamo sempre fatto in maniera educata.
A noi di destra non sarebbe mai venuto in mente di fare quello che hanno fatto loro. Non saremmo mai andati sotto casa di Prodi, D’Alema, Veltroni, Bersani o Rosy Bindi, a disturbare, insultare e urlare il nostro odio. Che significato ha festeggiare sotto casa? Questa è una delle tante differenze che c’è tra noi e loro.
Se mai ci fosse bisogno di una conferma, è stata un’ulteriore dimostrazione che il popolo della sinistra ama festeggiare solo le sconfitte altrui, mai le proprie vittorie. Anche perché non hanno vinto proprio nulla. Anzi.

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