martedì 22 novembre 2011

Ultimi Khmer rossi alla sbarra Tre a processo in Cambogia

La prima udienza si è aperta nel tribunale misto delle Nazioni Unite, a trentanni dalla fine del regime di Pol Pot. I tre imputati, accusati di genocidio, tortura e crimini contro l'umanità, hanno più di 80 anni

Tutta la Cambogia ha gli occhi puntati sull'aula bunker del tribunale di Phnom Penh, dov'è iniziato il processo a tre ex leader dei Khmer rossi, i comunisti cambogiani, accusati di aver progettato i campi di sterminio attivi nel Paese negli anni '70.
I tre Khmer rossi alla sbarra
I tre Khmer rossi alla sbarra
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La prima udienza si è aperta nel tribunale misto delle Nazioni Unite, a trenta anni dalla fine del regime. Diversi i capi di imputazione: crimini contro l'umanità, persecuzione religiosa, omicidio, genocidio e tortura. Per ovvie ragioni gli imputati sono tutti in là con l'età: Nuon Chea, 85 anni, considerato l'ideologo; l'ex capo di Stato Khieu Samphane, 80anni; l'ex ministro degli Esteri Ieng Sary, 86 anni. Il famigerato Pol Pot, leader indiscusso dei Khmer rossi, è morto nel 1998, mentre un quarto imputato, la 79enne Ieng Thirith (moglie del ministro per gli Affari sociali Iang Sary) non sarà processata perché è malata di Alzheimer. 
In quattro anni di "attività" i campi di sterminio cambogiano causarono la morte di 1,7 milioni di persone, tra esecuzione e decessi per fame e mancanza di cure mediche. Chiunque fosse considerato una possibile minaccia veniva internato dal regime. Non c'era una categoria "esclusa". Tutti rischiavano. Il portavoce del tribunale Huy Vannak ha detto: "Mandiamo un messaggio perché il processo inizia finalmente dopo 30 anni, tempo che i sopravvissuti hanno dovuto attendere per veder arrivare questo momento".
Processo ai Khmer rossi
Rivediamo, brevemente, il profilo dei tre imputati.
Nuon Chea era l’ideologo dei Khmer rossi nonché braccio destro di Pol Pot. Studente di legge in Thailandia, era diventato vice segretario del partito Comunista di Kampuchea nel 1960. Faceva parte del comitato centrale e del comitato permanente del partito ed era, nel comitato militare, responsabile della sicurezza con il compito di controllare i centri di esecuzione, come il famigerato carcere S-21 di Phnom Penh. Dopo l’invasione vietnamita che portò al crollo del regime, Nuon Chea prese parte alla guerriglia antigovernativa, arrendendosi nel 1998. Gli fu concesso di vivere al confine con la Thailandia. È stato arrestato nel 2007. In una intervista in tv ha cercato di difendere il suo operato, affermando che i Khmer Rossi "non uccidevano tante persone, uccidevamo solo i cattivi non i buoni".
Khieu Samphan  nel 1955 ottenne una borsa per studiare economia a Parigi. Qui entrò a far parte del Circolo Marxista-leninista fondato da Sary. Tornato in patria per insegnare, Samphan entrò e uscì dal governo varie volte negli anni Sessanta. Nel 1967 entrò a far parte della guerriglia. Membro dell’elite dei Khmer Rossi, nel 1976 fu nominato capo di Stato. Come Nuon Chea tornò alla guerriglia dopo il crollo del regime e si arrese nel 1998. Fu poi autorizzato a vivere nello stesso comprensorio del Fratello numero due e successivamente arrestato nel 2007.
Ieng Sary vinse una borsa di studio per la Francia nel 1951, dove aderì al Partito comunista francese e fondò Circolo Marxista leninista dove si formò gran parte dell’elite dei Khmer rossi. Tornato a Phnom Penh come insegnante di storia, entrò in clandestinità nel 1963 e negli anni Settanta si rifugiò in Cina. Tornò in Cambogia nel 1975 e diventò, come ministro degli Esteri, il volto internazionale dei Khmer Rossi. Dopo il crollo del regime fu condannato a morte per genocidio dal nuovo governo sostenuto dai vietnamiti in un processo in contumacia. Nel 1996, Ieng Sary si arrese al nuovo governo con migliaia di seguaci e ottenne il perdono reale. È poi stato arrestato nel 2007. Il tribunale per i crimini di guerra sostenuto dall’Onu ha stabilito che può essere nuovamente processato.


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