giovedì 17 novembre 2011

Ritornano le fiabe colte di Perrault

di Paola Benedusi

Nell'epoca dell'Ipod le fiabe riescono ancora a rispondere all'esigenza di straordinario e fantastico del bambino? È difficile accorgersi che la favola di Cappuccetto rosso può essere raccontata in modi diversi, e che le fate assumendo le sembianze di una povera donna premiano la gentilezza d'animo con un fiore o una pietra preziosa. Ma leggendo Tutte le fiabe di Charles Perrault(Donzelli,pagg.195) ogni dubbio è accantonato.
Fiaba, rimane con forza la narrazione di fatti meravigliosi: streghe e maghi, animali che parlano, orchi e giganti. Sogni, incantesimi, la natura con i suoi boschi e le notti stellate riflettono i momenti storici della scoperta «dell'uomo interiore». E questo è quello che fa l'accademico di Francia Charles Perrault, quel «parruccone alla corte di Re Sole», come scrive nella prefazione Bianca Lazzaro. Per tessere la trama delle sue storie fu necessario a Perrault che la moda delle favole conquistasse i salotti; appassionasse le dame incipriate. Una vera mania contrastata dagli eruditi letterati dell'epoca: come poteva un accademico stampare favole per bambini e per di più siglando ogni fiaba con una scelta di piccole morali? Ma per fortuna come sempre i parrucconi ebbero la peggio.

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