Giovanni Gentile nasce il 29 maggio 1875 a Castelvetrano (Trapani) da Giovanni, farmacista, e Teresa Curti, figlia di un notaio. Dopo aver compiuto gli studi in Sicilia, vince nel 1895 il concorso a interno della Scuola Normale Superiore di Pisa, per la Facoltà di Lettere e Filosofia. A Pisa ha, tra i suoi maestri, A. D'Ancona per la Letteratura italiana, A. Crivellucci per la Storia moderna, D. Jaja per Filosofia teoretica. Nel 1895 scrive il saggio, pubblicato l'anno dopo, Delle commedie di Antonfrancesco Grazzini detto il Lasca. Nel 1897 si laurea in filosofia con una tesi Rosmini e Gioberti che è pubblicata nel1898. Professore di Filosofia nel Liceo Classico "Mario Pagano" di Campobasso, pubblica nel 1899 La filosofia di Marx e nel 1900 L'insegnamento della filosofia nei licei. Dal 1° novembre 1900 professore di Filosofia al Liceo classico "Vittorio Emanuele" di Napoli. Nel 1901 sposa Erminia Nudi che aveva conosciuto a Campobasso. Nel 1902 nasce la figlia Teresa e ottiene la Libera docenza in Filosofia teoretica. Nel 1903 consegue la Libera docenza in Pedagogia, pubblica Dal Genovesi al Galluppi, fonda, con Benedetto Croce, la rivista «La Critica». I due amici si propongono un rinnovamento della cultura filosofica e letteraria italiana. Nel 1904 nasce il figlio Federico e pubblica La filosofia (poi Storia della filosofia italiana) e Studi sullo stoicismo romano. Inoltre va pubblicando le opere di Bertrando Spaventa. Nel 1905, presso l'editore Laterza di Bari, Gentile e Croce fondano la collana "Classici della filosofia moderna". Nel 1906 Gentile vince la cattedra di Storia della filosofia nell'Università di Palermo. Nello stesso anno nascono i gemelli Gaetano e Giovanni, nel 1908 Benedetto, nel 1910 Fortunato. Il periodo dell'insegnamento palermitano è molto fecondo. Gentile crea una sua scuola filosofica (Vito Fazio-Allmayer, Giuseppe Saitta, Adolfo Omodeo, G. Maggiore ecc). Soprattutto elabora una sua filosofia: l'attualismo, la quale, in quanto radicale monismo, non convince l'amico Benedetto Croce, sostenitore di una filosofia dei distinti. Oltre a Scuola e filosofia (1908), Bernardino Telesio (1911), I problemi della scolastica (1913), Gentile pubblica due opere teoreticamente molto rilevanti. La prima è La riforma della dialettica hegeliana (1913) in cui critica la distinzione hegeliana tra logica, filosofia della natura e filosofia dello spirito e riduce tutta la realtà al pensiero in atto. La seconda è il Sommario di pedagogia come scienza filosofica (2 volumi, 1913-14), ove non solo si trova una prima sistemazione organica dell'attualismo, ma è teorizzata l'identificazione tra filosofia e pedagogia, in quanto ambedue conoscenza e formazione dell'uomo, con conseguenti numerose e interessanti innovazioni didattiche. | |
Nell'autunno del 1914 Gentile si trasferisce a Pisa, sulla cattedra di Filosofia teoretica. Nel 1916 pubblica Teoria generale dello spirito come atto puro, in cui esprime in maniera organica la sua concezione della filosofia, e I Fondamenti della filosofia del diritto. Nei giorni incerti della non belligeranza, Gentile si schiera a favore del conflitto concependo la guerra come conclusione dell'epopea risorgimentale. Il disastro di Caporetto è dal filosofo imputato anche alle debolezze di una scuola che non ha saputo formare una coscienza nazionale. Il problema educativo e civile acquista così una notevole importanza per Gentile. Gli scritti sui giornali, pubblicati durante il periodo bellico sono raccolti in Guerra e fede (1919) e Dopo la Vittoria (1920). Nel 1917 si trasferisce a Roma, occupando la cattedra di Storia della filosofia. Nello stesso anno pubblica il primo volume del Sistema di logica come teoria del conoscere (il secondo volume apparirà nel 1923), che è una delle opere fondamentali. Tra le altre opere del periodo, Le origini della filosofia contemporanea in Italia (1917-23), Il tramonto della cultura siciliana (1919) , Discorsi di religione (1920), La riforma dell'educazione (1920), Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento (1920), Frammenti di estetica e letteratura (1921), Educazione e scuola laica (1921), Il modernismo e i rapporti tra religione e filosofia (1921), Gino Capponi e la cultura toscana nel secolo decimonono (1922). Nel 1920 fonda una sua rivista, il «Giornale Critico della Filosofia Italiana». Gentile, che ha attorno a sé giovani studiosi di valore, Ugo Spirito, Arnaldo Volpicelli, Carmelo Licitra ecc., si impegna, inoltre, fortemente, con la collaborazione dell'amico e discepolo Giuseppe Lombardo-Radice, ad una revisione del sistema scolastico, considerato ormai spiritualmente e strutturalmente obsoleto. |
A fine ottobre del 1922 è nominato, con Decreto 31 ottobre, ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Mussolini. Il 5 novembre 1922 è nominato senatore. Nel 1923 Gentile realizza la più organica riforma, dopo la legge Casati, della scuola italiana, a cui conferisce un chiaro impianto innovativo sia dal punto di vista didattico sia da quello scientifico. Significativa è l'introduzione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari come necessario per la formazione della coscienza morale nel fanciullo. Il 31 maggio aderisce al partito fascista, inteso come l'esito del liberalismo risorgimentale. Il 14 giugno del 1924 Gentile rassegna le sue dimissioni da ministro della Pubblica Istruzione, ratificate il 1° luglio. L'impegno successivo è volto, da un punto di vista speculativo, ad una maggiore puntualizzazione dell'attualismo, ma soprattutto aumenta il suo coinvolgimento nella politica. Nel 1925 redige il "Manifesto degli intellettuali italiani fascisti agli intellettuali di tutte le nazioni". Il Manifesto segna la definitiva rottura con Benedetto Croce, schieratosi ormai in posizione antifascista. In realtà Gentile, diventato l'esponente intellettualmente più prestigioso del nuovo regime, intende dare al fascismo una chiara connotazione etica in senso hegeliano. L'obiettivo è permeare il fascismo della filosofia attualista. Al tempo stesso Gentile, che può contare sulla disponibilità personale di Mussolini, si fa promotore di una serie di iniziative culturali di grande valore con l'intento di continuare a formare, fuori della scuola, la coscienza nazionale italiana. Nel 1924 Gentile è presidente della "Commissione dei Quindici" (nel 1925 "Commissione dei Diciotto") per la riforma costituzionale. Il 18 febbraio1925 si costituisce l' «Istituto Giovanni Treccani» per la pubblicazione dell'Enciclopedia Italiana. Gentile ne è il direttore scientifico e chiama a collaborare i maggiori studiosi del tempo. Sempre nel 1925 promuove la nascita dell' Istituto Nazionale Fascista di Cultura di cui diventa il Presidente. Nel 1926 passa all'insegnamento di Filosofia teoretica. Dal 1928 è Regio Commissario della Scuola Normale Superiore di Pisa. |
E' probabilmente il momento più alto della fortuna di Gentile che pubblica, tra l'altro, Studi sul Rinascimento (1923), I profeti del Risorgimento italiano (1923),Bertrando Spaventa (1924), La nuova scuola media (1925), Che cos'è il fascismo (1925), Frammenti di storia della filosofia (1926), Manzoni e Leopardi (1928), Fascismo e cultura (1928), Origini e dottrina del fascismo (1929). I Patti Lateranensi del 1929, osteggiati da Gentile per il timore della crisi della sua concezione dello Stato etico, segnano una svolta nell'impegno politico militante. Tuttavia il filosofo continua a svolgere un ruolo culturale di primo piano. Dal1930 è vicepresidente dell'Università Bocconi; dal 1932 è direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Nello stesso anno è nominato Socio Nazionale della Reale Accademia Nazionale dei Lincei, della quale era Socio Corrispondente dal 1922. Nel1932 inaugura l'Istituto Nazionale di Studi Germanici, di cui diviene presidente nel 1934; Nel 1933 inaugura l'Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente, di cui è presidente, nel 1934 inaugura a Genova l'Istituto mazziniano. Tra i volumi di tale periodo: La filosofia dell'arte (1931), La riforma della scuola in Italia (1932), Introduzione alla filosofia (1933). Nel 1934 il Sant'Uffizio mette all'Indice le opere di Gentile e di Croce. Del 1936 è una dura polemica con Cesare Maria De Vecchi, ministro dell'Educazione Nazionale. Nel 1937 dà le dimissioni da presidente dell'Istituto Nazionale di Cultura Fascista (così la nuova denominazione). E' ormai fuori dagli impegni politici. Nel 1937 è Regio Commissario e dal 1938 presidente del Centro Nazionale di Studi Manzoniani e nel 1941 è presidente della Domus Galileana a Pisa, da lui voluta. Nel 1942 muore il figlio Giovanni jr., professore ordinario di Fisica teorica a Milano. Del 1943 sono due discorsi che suscitano notevole dibattito. | |
Il primo è la conferenza (9 febbraio) La mia religione, tenuta a Firenze. Gentile si dichiara cristiano e cattolico, sia pure a suo modo. Il 24 giugno in Campidoglio, a Roma, tiene il Discorso agli Italiani dove, in un momento difficile della guerra, esorta all'unità nazionale. Lasciate le numerose cariche, si ritira nell'estate a Troghi, dove scrive l'ultima grande opera, Genesi e struttura della società, che apparirà postuma (1946). Su invito personale di Mussolini, ritenendo di non poter rinnegare il proprio passato, nel novembre 1943 aderisce alla Repubblica di Salò, divenendo presidente dell'Accademia d'Italia e si impegna a ricostituire la disciolta Accademia dei Lincei. I suoi ultimi interventi sono rivolti ad una difficile conciliazione nazionale in un'Italia ormai divisa in due. Il 15 aprile 1944 è assassinato a Firenze da un gruppo partigiano. Hervé A. Cavallera |
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