di Andrea Acquarone
Edoardo Costa ora rischia il processo: avrebbe sottratto quasi 600mila euro raccolti per i bimbi poveri
Come «Vivere» ce lo ha spiegato in una spaghetti-soap andata in onda tra alti e bassi fino al 2008. «Sopravvivere» (magari giocando sulla pietas degli italiani) potrebbe essere il sequel. Poco dignitoso se non infamante.
Fosse vero il teorema dei giudici milanesi il bel Edoardo Costa, fascinoso cinquantenne assurto da modello e volto per i fotoromanzi ad attore, adesso potrebbe giocarsi un altro ruolo. Quello del malfattore. È accusato di truffa, falso ideologico e appropriazione indebita. Il play boy del video avrebbe sottratto 650mila euro alla sua stessa onlus per il sostegno dei bambini poveri utilizzandone solo 80mila per gli scopi dell’ente.
Ieri il Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano gli ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. E i pm sembrano pronti a chiederne il rinvio a giudizio.
La vicenda era già nota, grazie a «Striscia la Notizia», al «tapiro» consegnatogli davanti a milioni di telespettatori. Insomma presunto «benefattore» che il denaro lo teneva per sè. Per anni la sua associazione onlus Ciak non avrebbe inviato tutti i fondi raccolti per i bambini brasiliani e del Kenya che ricavava vendendo calendari col suo volto da «duro-buono» e libri a sua firma. Uno su tutti, edito nel 2005, «Respiro sul mondo 4 Brasile Rio Favela Rocinha», prezzo di copertina euro 35. Il volume avrebbe dovuto sostenere un progetto di beneficenza: ristrutturare e dotare di personale specializzato e attrezzature un nuovo edificio destinato a ospitare una scuola per i bambini della favela.
L’indagine, condotta dal pm Bruna Albertini, aveva avuto impulso da alcuni servizi televisivi di «Striscia la Notizia» e «Italian Job». Secondo la ricostruzione dei finanzieri, la Onlus avrebbe destinato realmente allo scopo dichiarato solo una piccola percentuale del denaro raccolto. Dei circa 650.000 euro incassati grazie alla generosità della gente, solo 80.000 sarebbero stati destinati alle opere umanitarie. Il sospetto è che la cifra incassata sia stata in realtà di molto superiore, anche se non è stato possibile quantificare tutto il denaro drenato nel corso dei vari eventi. Questo perché nella maggior parte dei casi la Onlus raccoglieva denaro contante, di difficile tracciabilità. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro 7.325 libri fotografici, relativi ai progetti benefici promossi dall’associazione, le cui spese di realizzazione furono pagate utilizzando denaro proveniente dalle oblazioni di aziende o privati cittadini.
Poco più di un anno fa, davanti al microfono dell’inviato Valerio Staffelli, tergiversava imbarazzato: «Ho fatto tante cose: tante buone e tanti sbagli». L’attore, in quel servizio lo si vedeva alla guida di una lussuosa macchina ma dopo aver parlato con il «tapiroforo», aveva preferito andarsene a bordo di un taxi, dichiarando di non essere il proprietario del veicolo e lasciando a un suo collaboratore il compito di riportare a «restituire», chissà a chi, la fuoriserie. Il commento di Staffelli: «Con quali soldi avrà comprato quest’auto? Mica con la vendita dei libri? Chissà quanti libri servono per comprare una macchina come questa!».
Adesso, forse, ce lo diranno i giudici
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