150 morti. 652 feriti. 11 stragi.
Un numero ancora indefinito di tentativi di massacro.
Per 15 anni, dal 1969 al 1984, l’Italia è stato un paese insanguinato dalla logica del terrore.
Una logica stragista al servizio di finalità politiche per nulla oscure: il condizionamento della vita demo- cratica di una nazione, il mantenimento del potere nelle mani degli apparati più reazionari, la lotta politica concepita come scontro senza quartiere ed improntata al ricatto del terrore.
Anni passati? Anni che non torneran- no mai più? Chi si aspetta risposte consolatorie, prima di tutto deve chiedersi perché, ormai nel 2000, non sappiamo ancora chi sono gli stragisti italiani.
Perché non conosciamo ancora, se non molto parzialmente i loro volti? Perché la sensazione più condivisa è che le loro mani sporche di sangue innocente spuntavano sempre dalle maniche di una giacca militare?
Qual era l’esatto disegno di chi metteva le bombe sui treni, nelle banche, nelle piazze, alle stazioni?
C’è chi dice, in ambienti peraltro s |
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assai qualificati, che ormai la trama del terrore che ha avvolto l’Italia è stata disvelata. Che ormai conosciamo la verità, anche se non avremo mai tutta la verità giudiziaria. E’ davvero così?
Dovremo accontentarci di archiviare lo stragismo come se fosse solo un mero terreno di analisi politico -sociologiche?
Ma loro, i colpevoli, dove sono?
E perché nel 1993 lo stragismo è tornato ad insanguinare l’Italia? Davvero solo e soltanto mafia? |
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