Sesto San Giovanni, 12 maggio 2011 - Mobilitazione e trattativa. I lavoratori Alstom di Sesto provano a giocare su entrambi i tavoli. Non lasciano nulla di intentato, perché la situazione lo richiede: un piano di ristrutturazione europeo che mette a rischio, solo negli otto stabilimenti italiani del ramo Transport, 280 dipendenti su 2.600. A questi si sono aggiunti i 35 ingegneri su 60 del settore Thermal System della divisione Power, per i quali la sede di Sesto ha chiesto la cassa integrazione straordinaria di dodici mesi all’inizio di aprile.
Ora, dopo un primo sciopero immediatamente successivo alla comunicazione, i lavoratori tornano sul piede di guerra annunciando per il 30 maggio un’iniziativa che supera in confini italiani. Una protesta multinazionale, come l’azienda, che in Italia prevede diverse iniziative.
Ma oltre alle barricate, c’è di più. C’è il tentativo di riprendere, insieme ai sindacati, il filo del dialogo, interrotto dopo che l’azienda aveva negato la possibilità di ricorrere ai contratti di solidarietà per sostenere il reddito dei dipendenti in esubero. Durante un’assemblea del settore Ts, qualche giorno fa, i lavoratori hanno dato mandato ai rappresentanti sindacali di ricostruire il rapporto interrotto con l’azienda.
«Il nostro compito ora è cercare di gestire questa cassa integrazione — spiega Giuseppe Mansolillo, di Fim Cisl Milano — cercando di ottenere un doppio risultato: trovare delle soluzioni occupazionali all’interno di Alstom e allo stesso tempo mantenere il potere d’acquisto di questi lavoratori attraverso diversi strumenti». Primo tra tutti, quel contratto di solidarietà che solo un mese fa Alstom aveva rifiutato, se non per una parte dei 35 lavoratori per cui era stata chiesta la cassa.
«Noi confidiamo di riuscire a riaprire il tavolo delle trattative — prosegue Mansolillo —, per arrivare a un accordo più che mai necessario. La situazione in azienda è di preoccupazione, ma non di rassegnazione». Prioritario raggiungere al più presto un accordo con la multinazionale su entrambi gli aspetti, ricollocamento e sostegno del potere d’acquisto, così come previsto dagli accordi interni.
Al di là della situazione locale, resta un dubbio: «Quello che vogliamo capire — conclude Mansolillo — è se alla base del piano di ristrutturazione di Alstom Italia c’è, in realtà, l’intenzione di dismettere».
di Valentina Bertuccio D'Angelo
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