sabato 8 giugno 2013

Sfratti, il problema a Sesto c'è e si cerca di far leva sul Prefetto

In un incontro pubblico i sindacati inquilini hanno incontrato l'amministrazione comunale sui temi della casa
di Davide Bartolucci
Casa, amara casa. Il problema dell'abitare – tra l'aumento degli sfratti esecutivi e l'attesa sempre più lunga per un alloggio popolare – è diventato grave e in un incontro pubblico tra sindacati inquilini e amministrazione comunale sono state date le cifra della situazione.
“A Sesto San Giovanni ci sono oltre 100 famiglie sotto sfratto esecutivo, mentre oltre 1000 famiglie hanno fatto richiesta di assegnazione di un alloggio pubblico”: è l’argomento principale dell’incontro, messo in evidenza nel volantino di convocazione della riunione organizzata dall’Unione inquilini. Una questione a cui i membri del sindacato, assieme al pubblico presente in sala, discussa con l’assessore alla Casa Felice Cagliani. Da una parte ci sono infatti i sindacati, che pongono il problema degli sfratti e della mancanza di alloggi pubblici con una breve analisi della situazione abitativa in città. 
“Con gli sfratti, noi del sindacato vediamo la disperazione della gente – riporta il sindacalista Gianluigi Montalto -. Noi chiediamo al Comune rimedi come la requisizione delle abitazione sfitte. Non solo: in città ci sono case a edilizia sociale che sono vuote da anni. Basti pensare agli appartamenti di via Camagni in cui dal 2005 è presente un piano del Comune per recuperare queste abitazioni”. Pronta la risposta dell'assessore Cagliani. “Ci siamo impegnati - riferisce - con l'utilizzo delle residenze temporanee in via Bellini e in via Puccini che erano destinate inizialmente ai giovani studenti e ai lavoratori occupati nei cantieri di Sesto. Dopo questa collocazione temporanea, ricollocheremo le persone sfrattate nelle abitazioni comunali, cercando di privilegiare le famiglie con portatori di handicap o con minori a carico”. 
“In città -aggiunge Cagliani - ci sono 947 case popolari di proprietà del Comune e altre 1500 che appartengono ad Aler. Tutte queste abitazioni sono assegnate direttamente dal Comune. Non solo: da alcuni anni abbiamo messo in atto un'iniziativa per cercare di reperire case private da dare a famiglie bisognose in cui alcuni soggetti come la Caritas, la Banca di credito cooperativo e in certi casi anche il Comune si fanno garanti ai proprietari di queste abitazioni del pagamento dell'affitto da parte di chi entra come inquilino in questi appartamenti. In questo modo abbiamo affidato circa 15 alloggi. Non solo: in certi casi è proprio il Comune a sborsare di tasca sua i soldi della pigione che in un secondo momento saranno richiesti all'inquilino entrato in questo appartamento privato. Inoltre cerchiamo di discutere con l'ufficiale giudiziario incaricato degli sfratti di rinviare la loro esecuzione fino a quando il Comune non trova un'abitazione per chi è stato mandato via di casa”. 
Non è d'accordo Patricio Enriquez, titolare della cattedra di urbanistica al Politecnico di Milan, invitato all'incontro. “A Sesto si è investito poco sull'edilizia sociale – replica Enriquez -. Ci sono delle costruzioni che si potrebbero riconvertire in abitazioni popolari, come l’edificio chiuso in via Trento e il Comitato diritto alla casa chiedeva almeno il 10% di edilizia sociale nel Pii Falck, ma questa richiesta è stata respinta”.
“Nel progetto di riqualificazione della Falck sono previsti 30.000 mq di abitazioni a canone sociale – replica l'assessore -. Per l’edificio chiuso di via Trento abbiamo preso un accordo con un operatore privato  per costruire un nuovo palazzo a edilizia sociale di 30 abitazioni. Avevamo stabilito un’intesa con Aler, in cui dopo l’abbattimento da parte del Comune della casa di Plastica di via Catania l’ente  avrebbe dovuto costruire un palazzo con 48 appartamenti, ma ancora non è stato fatto nulla e al momento è previsto che a giugno si arriverà al progetto esecutivo. Inoltre avevamo fatto presente all’Aler che, sempre in via Catania, del recupero di un sottotetto con la realizzazione di 60 nuovi alloggi popolari, ma anche in questo Aler non ha iniziato a costruire. A questo si aggiunge il problema dei terreni contaminati: fare le bonifiche diventa sempre più costoso. Stiamo cercando di fare delle convenzioni con gli operatori privati in cui è previsto che se il costruttore deve realizzare un edificio o uno spazio pubblico è obbligato a farlo contemporaneamente alle case a edilizia libera”
Ancora, si cerca di fare rete tra Comuni. “Assieme alla collega della Giunta di Milano con delega alla casa, Daniela Benelli e alle amministrazioni dei 33 Comuni dell'hinterland abbiamo scritto circa 20-25 giorni fa una lettera al Prefetto di Milano per far presente il problema e in cui chiediamo di graduare gli sfratti- riferisce Cagliani -. Ma non ci è ancora arrivata nessuna risposta. Benelli in uno di questi giorni telefonerà al Prefetto. Certo, il fatto che quest'ultimo non abbia ancora detto nulla alla nostra missiva è un fatto grave. Gli sfratti, intanto, sono stati tutti dilazionati nel tempo e, di comune accordo con l’ufficiale giudiziario li abbiamo rinviati tutti. Sulle case fatiscenti, abbiamo approntato un piano di interventi di ristrutturazione in alcuni edifici. Fra questi, c’è via Marx 606, con i lavori pronti a iniziare in questo mese e che finiranno fra circa due anni e mezzo. La ristrutturazione era prevista nel contratto di quartiere”.”. 
Le intenzioni, comunque, sono chiare. “Per far fronte all’emergenza abitativa chiediamo al Comune interventi di medio e lungo periodo – spiega Marco De Guio - e l’amministrazione potrebbe convocare i proprietari delle abitazioni sfitte per dare queste abitazioni a chi è senza casa. Se non si riesce a convincerli, in base alla legge di riforma sanitaria si può procedere alla requisizione degli appartamenti, il sindaco è responsabile della salute dei cittadini e non può permettere che qualcuno possa finire in strada e, quindi, in questi casi d’emergenza l’esproprio delle case sfitte è possibile. Davanti a questa situazione prenderemo provvedimenti drastici come l’occupazione delle case popolari o private e ci sono sentenze che stabiliscono che questi interventi possono essere messi in atto in gravi situazioni d’emergenza”. 

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