L'anticipazione è di quelle succose, racconta che Bernie Ecclestone, patron della Formula 1, nell'intervista concessa a Panorama oggi in edicola, fra le altre cose ha detto: «Se dovessimo rinunciare a Monza, e dico se, perché nessuna decisione è stata presa, sarebbe solo per motivi economici.
Certo la qualità del circuito e l'organizzazione potrebbero essere migliori ma, ripeto, non è quello il punto cruciale».
Come no. Punto cruciale è che il Circus appena uscito discretamente ridicolizzato dalla sentenza farsa sul caso test gomme segreto Mercedes-Pirelli (la famigerata sanzione non sanzione alla casa tedesca, cioè l'indolore ammonizione e le prove giovani piloti saltate) poteva evitarsi a stretto giro quest'altra possibile novità che sa di sparata. Perché, ragionandoci a caldo, la sensazione è che si tratterebbe dell'ennesima sberla all'indirizzo di Maranello. La Ferrari aveva chiesto giustizia per il caso gomme e la sua protesta (e quella di Red Bull) era stata bellamente ignorata. Adesso, giusto per gradire, ecco Ecclestone (che ci teneva tantissimo a non turbare la Mercedes, unico costruttore ufficialmente presente in F1) a rilanciare. Perché togliere il Gp d'Italia, o nella migliore delle ipotesi spostarlo da Monza, vorrebbe dire violentare il motorismo italiano, sottolineando che politicamente la Rossa conta ormai una cippa. Per cui difficilmente accadrà.
Come sempre, dietro certe uscite di Ecclestone c'è sempre un motivo. Nella fattispecie il fastidio per i molti pasticci della precedente gestione dell'autodromo che hanno posto l'impianto (e di conseguenza anche l'organizzazione del Gp) al centro dell'attenzione della Procura monzese. L'indagine per la presunta evasione fiscale a carico di Enrico Ferrari, ex direttore generale Sias (la società che amministra il circuito) è infatti arrivata a lambire, non da indagato, lo stesso patron del mondiale. Che non a caso, a Panorama, ha dichiarato: «Non ho ricevuto alcuna richiesta di chiarimento dai magistrati italiani. Tutti i nostri registri sono a loro disposizione». Che giocherellone quel Bernie.
L'anticipazione è di quelle succose, racconta che Bernie Ecclestone, patron della Formula 1, nell'intervista concessa a Panorama oggi in edicola, fra le altre cose ha detto: «Se dovessimo rinunciare a Monza, e dico se, perché nessuna decisione è stata presa, sarebbe solo per motivi economici.
Certo la qualità del circuito e l'organizzazione potrebbero essere migliori ma, ripeto, non è quello il punto cruciale».
Come no. Punto cruciale è che il Circus appena uscito discretamente ridicolizzato dalla sentenza farsa sul caso test gomme segreto Mercedes-Pirelli (la famigerata sanzione non sanzione alla casa tedesca, cioè l'indolore ammonizione e le prove giovani piloti saltate) poteva evitarsi a stretto giro quest'altra possibile novità che sa di sparata. Perché, ragionandoci a caldo, la sensazione è che si tratterebbe dell'ennesima sberla all'indirizzo di Maranello. La Ferrari aveva chiesto giustizia per il caso gomme e la sua protesta (e quella di Red Bull) era stata bellamente ignorata. Adesso, giusto per gradire, ecco Ecclestone (che ci teneva tantissimo a non turbare la Mercedes, unico costruttore ufficialmente presente in F1) a rilanciare. Perché togliere il Gp d'Italia, o nella migliore delle ipotesi spostarlo da Monza, vorrebbe dire violentare il motorismo italiano, sottolineando che politicamente la Rossa conta ormai una cippa. Per cui difficilmente accadrà.
Come sempre, dietro certe uscite di Ecclestone c'è sempre un motivo. Nella fattispecie il fastidio per i molti pasticci della precedente gestione dell'autodromo che hanno posto l'impianto (e di conseguenza anche l'organizzazione del Gp) al centro dell'attenzione della Procura monzese. L'indagine per la presunta evasione fiscale a carico di Enrico Ferrari, ex direttore generale Sias (la società che amministra il circuito) è infatti arrivata a lambire, non da indagato, lo stesso patron del mondiale. Che non a caso, a Panorama, ha dichiarato: «Non ho ricevuto alcuna richiesta di chiarimento dai magistrati italiani. Tutti i nostri registri sono a loro disposizione». Che giocherellone quel Bernie.
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