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venerdì 13 dicembre 2013

Appunto Facci: Forconi ardenti Si fa presto a dire: "Bisogna parlare con loro". Loro chi? La verità è che siamo tutti forconi, e i politici hanno ben poco da dire


Facci: siamo tutti un po' Forconi, ma per Letta sono amari...

È come se dei medici si concentrassero sulle macchie anziché sul morbillo, sui sintomi e non sulla malattia: che vuol dire, a proposito dei forconi, che bisogna «parlare con loro»? «Loro» chi? I camionisti? I pastori? Gli studenti? I vandali? I tifosi della Juve? Il tizio della Jaguar? O l’altro leader, già trombato in Sicilia? E chi saremmo, allora, «noi»? Nel magma dei forconi c’è di tutto, vogliono tutto, che tutti si dimettano da tutto: è facilissimo attaccarli come difenderli, giustificarli come condannarli, i loro problemi sono singolarmente inaffrontabili (se non in termini di «dateci dei soldi», o «più soldi», o lavoro, cioè ancora dei soldi) e globalmente sono le escrescenze di una malattia che ha un nome solo, il solito: crisi economica, o più precisamente, cambiamento di modello economico. È una malattia sofferta anche da chi non scende in strada: siamo tutti forconi e non lo è nessuno. E non c’è politico - teorico medico - che abbia bisogno di parlare coi forconi per scoprire che da anni esiste questa malattia: che è una pandemia, che in parte viene da fuori, è vero, però qualcosa si può fare lo stesso. Peccato che la cura, per ora, sia un’alternanza tra i pannicelli del governo e i clisteri della Guardia di finanza, che ormai ha le modalità di un energumeno che recupera i crediti. Parlare coi forconi, parlare col Paese: fa lo stesso. Il punto è avere qualcosa da dire.

di Filippo Facci

mercoledì 26 giugno 2013

APPUNTO Facci: se i soldi pubblici vanno a puttane (ma davvero) In Sicilia i fondi per i disoccupati finivano alle escort. Un bello schifo...

Se i soldi pubblici vanno a putt... 
(e non è una battuta)

In Sicilia i fondi per i disoccupati finivano in puttane: detta così è un po’ cruda, ma è come la racconteremmo tra di noi. I dettagli li trovate all’interno: in pratica c’era un comitato di politici e funzionari che intascava i fondi comunitari per i disoccupati e in parte li utilizzava per regalare cene ed escort. Un bello schifo: ma oltre a questo, che dire? Che commento fare? Ce ne starebbe uno etno-qualunquista, genere «certe cose succedono solo in Sicilia» e via così. Oppure un commento antipolitico, anche perché tra gli arrestati figura gente del Pdl, Pd, Udc, Mpa, Grande Sud e insomma tutti: tuttavia è coinvolta anche la mitica società civile. Dunque? Limitiamoci ad auspicare una soluzione all’inglese. Le categorie coinvolte, vediamo, sono essenzialmente tre: i politici, le escort e i disoccupati. I politici fottevano entrambi, ma pagavano solo le prime coi soldi per i secondi. Le escort non facevano che il loro lavoro, materia ambita dai disoccupati, ergo la soluzione è semplice: una volta usciti di galera, i politici seguiteranno a pagare le escort - con fondi propri - ma a consumo dei disoccupati: questo sinché quest’ultimi non avranno trovato un lavoro. Qualora il disoccupato fosse omosessuale - eventualità che nella Sicilia di Crocetta non scandalizzerebbe nessuno - il politico dovrà parimenti, diciamo così, pagare con fondo proprio. Dopodiché il disoccupato diverrà dolorosamente lui.     
di Filippo Facci
@FilippoFacci1