Letta e persino Monti. Tutti a dire che bisogna ridurre le tasse sul lavoro. Poi c'è l'Imu, per ora solo sospesa fino a settembre. E l'Iva, che si vorrebbe non far scattare al 22%. Quisquiglie. Bazzecole. Perchè tanto, quella che attende gli italiani nei prossimi tre anni è una stangata da 15 miliardi di euro. Lo dice un'analisi del Centro studi Unimpresa su dati della Banca d'Italia e del ministero dell'Economia e delle Finanze.
Da Unimpresa spiegano che ai 4,5 miliardi di maggiori entrate tributarie previste per quest'anno si aggiungono i 5,4 miliardi del 2014 e i 4,9 miliardi dell'anno successivo. La voce maggiore di questo gettito aggiuntivo è rappresentata dall'imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, in totale 3,4 miliardi nel triennio, e dalleaccise sui carburanti, che frutteranno 3,3 miliardi in più. Vale 1,3 miliardi, poi, l'inasprimento sulle assicurazioni (acconti su riserve tecniche). La riduzioni delle agevolazioni fiscali per le auto aziendaligarantirà invece un gettito aggiuntivo di 1,4 miliardi. Ulteriori 1,4 miliardi sono assicurati dal mancato differimento di alcune imposte sostitutive. I restanti 3,8 miliardi sono derivanti da altri interventi su diversi balzelli e tributi. In totale, dunque, entro il 2015 le famiglie e le imprese devono fare i conti con un giro di vite sulle tasse da 14,957 miliardi di euro.
Il mertito di tutto ciò si deve alle manovre finanziarie 2010 e 2011 (governo Berlusconi) e a interventi successivi attuati dai tecnici di Monti (come il decreto Salva Italia). Norme varate durante l'emergenza finanziaria per contenere gli effetti della recessione. Unimpresa lancia un appello al Governo: "Basta agire sulla pressione fiscale, che va assolutamente abbassata a non può essere ulteriormente aumentata. La nostra analisi non tiene conto dell'imminente inasprimento dell'Iva che tra 30 giorni, salvo miracoli, salirà dal 21% al 22%. Noi diciamo basta. Alle imprese e alle famiglie serve un segnale forte e questo segnale deve arrivare proprio dall'approvazione di un piano serio per la riduzione del carico tributario. Se ne parla tanto, ma per ora mancano i fatti" dice il presidente Paolo Longobardi.
Da Unimpresa spiegano che ai 4,5 miliardi di maggiori entrate tributarie previste per quest'anno si aggiungono i 5,4 miliardi del 2014 e i 4,9 miliardi dell'anno successivo. La voce maggiore di questo gettito aggiuntivo è rappresentata dall'imposta di bollo sulle transazioni finanziarie, in totale 3,4 miliardi nel triennio, e dalleaccise sui carburanti, che frutteranno 3,3 miliardi in più. Vale 1,3 miliardi, poi, l'inasprimento sulle assicurazioni (acconti su riserve tecniche). La riduzioni delle agevolazioni fiscali per le auto aziendaligarantirà invece un gettito aggiuntivo di 1,4 miliardi. Ulteriori 1,4 miliardi sono assicurati dal mancato differimento di alcune imposte sostitutive. I restanti 3,8 miliardi sono derivanti da altri interventi su diversi balzelli e tributi. In totale, dunque, entro il 2015 le famiglie e le imprese devono fare i conti con un giro di vite sulle tasse da 14,957 miliardi di euro.
Il mertito di tutto ciò si deve alle manovre finanziarie 2010 e 2011 (governo Berlusconi) e a interventi successivi attuati dai tecnici di Monti (come il decreto Salva Italia). Norme varate durante l'emergenza finanziaria per contenere gli effetti della recessione. Unimpresa lancia un appello al Governo: "Basta agire sulla pressione fiscale, che va assolutamente abbassata a non può essere ulteriormente aumentata. La nostra analisi non tiene conto dell'imminente inasprimento dell'Iva che tra 30 giorni, salvo miracoli, salirà dal 21% al 22%. Noi diciamo basta. Alle imprese e alle famiglie serve un segnale forte e questo segnale deve arrivare proprio dall'approvazione di un piano serio per la riduzione del carico tributario. Se ne parla tanto, ma per ora mancano i fatti" dice il presidente Paolo Longobardi.
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