In Lombardia pressione per attuare il piano Zero amianto
La sentenza della Corte d’appello di Torino, che ha condannato l'imprenditore elvetico Stephan Schmidheiny a 18 anni per disastro doloso e omissione di cautele antinfortunistiche che in primo grado era stato condannato a 16 anni, ha fatto rumore anche a Sesto.
Le realtà locali che da anni si muovono per la tutela e la salvaguardia dei lavoratori esposti alla fibra killer considerano "questo giudizio fortemente positivo in quanto non solo conferma la condanna in primo grado - scrive in una nota il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro e nel territorio - ma sono stati mantenuti la maggior parte dei risarcimenti e hanno goduto del risarcimento anche diversi abitanti dei comuni interessati all’esposizione all’amianto, pur senza aver contratto malattie da esso derivate, e le associazioni delle vittime già riconosciute come parte civile nel processo: AFEVA, AIEA e MEDICINA DEMOCRATICA".
Il comitato cittadino, in particolare, si batte per fare giustizia rispetto alle vittime dell'amianto tra i lavoratori della Breda e le loro famiglie ma proprio in queeste settimane il Copal sta incontrando i nuovi inquilini del Pirellone per chiedere che venga attuato il piano Zero aminato in Lombardia. L'obiettivo è che, appunto, sia eliminato del tutto ogni resto del materiale cancerogeno attraverso lattuazione di un piano che parta dal censimento dell'eternit ancora presente sul territorio, la gestione di questo e la bonifica dei terreni esposti.
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